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martedì 24 febbraio 2015

LA 'NDRANGHETA MUOVE I FILI DEI TRAFFICI DI DROGA SULLO JONIO

CRIMINALITA'. LE ROTTE CALABRO – LUCANE. OPERAZIONE GENTLEMAN. DA CASSANO ALLO JONIO AL METAPONTINO. GLI INTERESSI DEL CLAN DEGLI ZINGARI, UN TRAFFICO DI DROGA DAL SUD AMERICA E DALL'ALBANIA. I LUCANI COINVOLTI. DUE FERMI ESEGUITI A POLICORO, GIAMBATTISTA SERIO, 38 ANNI, E GIACOMO SOLIMANDO, 50, E UNO A BERNALDA, ARBEN ZELA, 32

SETTIMANA CRUCIALE DOPO GLI ARRESTI DI 33 PERSONE IN CALABRIA TRA CUI TRE LUCANI

 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.2.15
 

Settimana importante per delineare il ruolo di arrestati ed indagati lucani nella Operazione Gentleman, scattata il 16 febbraio scorso a Cassano alla Jonio contro il clan degli zingari, una delle 'ndrine calabresi. Con addentellati nel Metapontino. Da una parte gli uomini della Guardia di finanza della Compagnia del centro jonico consegneranno alla Procura di Matera i reperti acquisiti nel corso delle perquisizioni condotte in casa degli arrestati. Dall'altra i difensori si recheranno al tribunale di Catanzaro per acquisire gli atti dell'inchiesta. Ma andiamo con ordine. Gli inquirenti che hanno condotto le indagini, tra cui il pm di Matera Alessandra Susca, hanno scoperto un traffico di droga che dal Sud America e dall'Albania giungeva fino in Calabria con molti carichi che attraversavano la Statale 106. Alcuni intercettati dai finanzieri di Policoro. Trentatre persone, pertanto, sono state destinatarie di fermi su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Tra questi fermi, due sono stati eseguiti a Policoro, quello di Giambattista Serio, 38 anni, e di Giacomo Solimando, 50 anni, fratello di Filippo, nato nel centro jonico ma residente a Corigliano Calabro. Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, per i magistrati, avrebbero soggiogate la “locale” di Corigliano e la ‘ndrina degli zingari di Cassano allo Ionio. Il terzo arresto eseguito nel Metapontino è stato quello di Arben Zela, 32 anni, avvenuto a Bernalda. Per quest'ultimo, però, il gip, Rosa Bia, dopo l'interrogatorio di garanzia, ha convalidato il suo arresto ma ne ha ordinato la remissione in libertà. Non altrettanto per Serio e Solimando, detenuti a Matera. E tra gli indagati vi è Gerardo Schettino, di Scanzano Jonico, ex carabiniere, detenuto a Santa Maria di Capua Vetere per una sentenza passata in giudicato. Quale il ruolo nella “Gentleman” dei “lucani” considerando Filippo Solimando “calabrese”? Intanto va precisato che l'indagine di Catanzaro ha avuto origine da Policoro. E' stata la Guardia di finanza del centro ionico a bloccare molti carichi di droga destinati alla 'drina di Cassano. Sono stati proprio quei sequestri a far allargare il raggio sino alla Calabria. Così, oggi, probabilmente, i “baschi gialli” di Policoro consegneranno alla Procura di Matera per ulteriori accertamenti i reperti sequestrati a casa di Solimando e Serio. Si tratta di documenti prelevati nell'abitazione del primo e di reperti archeologici, armi e munizioni, acquisiti a casa del secondo.

LE INDAGINI

PERQUISIZIONI DIOMICILIARI
Nel corso delle esecuzioni dei provvedimenti di fermo con le accuse di traffico di armi e droga eseguiti nel Metapontino nell'ambito dell'Operazione gentleman gli uomini della Guardia di finanza del centro jonico hanno eseguito anche contemporaneamente perquisizioni domiciliari. Così, sono stati rinvenuti una pistola in dotazione dell'esercito americano; una pistola a forma di penna; una rivoltella calibro 32, carica e, quindi, pronta all'uso. Le tre armi, sequestrate, avevano la matricola abrasa. Acquisito anche svariato munizionamento (calibro 32, 7.65, 3.57 magnum, 38 SPL e calibro 12 per fucile); una carabina; 88 grammi di cocaina custodita in barattoli di vernice; quattro bilancini di precisione. Poi, il capitolo “reperti archeologici”. Rinvenuti svariati reperti risalenti al V secolo avanti Cristo, in metallo ed in terracotta, tra i quali spicca un'anfora in ceramica con decorazioni dipinte a mano. Sequestrata, infine, copiosa documentazione attestante l'attività dell’organizzazione in cui erano inseriti i soggetti destinatari del provvedimento restrittivo.

COCAINA ED EROINA DALL'EST EUROPEO

La Gazzetta del mezzogiorno lo aveva scritto a più riprese: “La droga dell'Est sequestrata dalla Guardia di finanza sulla Statale 106 Jonica è della 'ndrangheta”. Gli investigatori, in occasione di quei sequestri, ovvio, non si lasciavano sfuggire indicazioni precise. Ma sono stati proprio quei sequestri il principio dell'Operazione gentleman che sette giorni fa ha dato un duro colpo, secondo le forze dell'ordine e la magistratura, al clan degli zingari di Cassano allo Jonio ed alla 'ndrina di Corigliano Calabro. “Sugli scudi – scrisse la Gazzetta il 9 maggio dello scorso anno – la Guardia di finanza della Compagnia di Policoro nello stop alla droga che dall’Est viaggia verso la Calabria. Dall’11 febbraio scorso sino a due giorni fa, le Fiamme gialle, sempre sulla 106 Jonica e sempre con l’ausilio di unità cinofile, hanno sequestrato, in quattro distinte operazioni, 4 kg di cocaina e 37 di eroina per un valore di mercato di 5.800.000 euro. Sono stati arrestati, altresì, 4 narcotrafficanti, di cui 3 stranieri, e sequestrati 4 veicoli opportunamente trasformati. Ma di chi è la droga che viaggia dalla Puglia alla Calabria? Da questo fronte delle indagini non trapela nulla. Ma sono molte le piste che portano alla ‘ndrangheta. Di sicuro c’è longa manus della criminalità organizzata dietro alla movimentazione di ingenti quantitativi di stupefacenti”. Ipotesi ora confermata dalla magistratura. Con la conferma anche dei “controllori” di stanza nel Metapontino su viaggi e traffici. Il 7 maggio 2014, l'ultimo sequestro di un ingente quantitativo di eroina, ben 21 kg divisi in 40 panetti che un corriere di nazionalità albanese doveva consegnare in Calabria. Ma non aveva fatto i conti con la Guardia di finanza di Policoro che era diventata un autentico spauracchio per i trafficanti.

I COMMENTI. IL SINDACO DI SCANZANO J., IACOBELLIS, E DON COZZI DI LIBERA

STORIA DI UNA INFILTRAZIONE DENUNCIATA DA TEMPO

'Ndrangheta e Metapontino? L'avevamo già detto”. Così, all'unisono, pur se intervistati separatamente, il sindaco di Scanzano Jonico, Salvatore Iacobellis (Pd), e don Marcello Cozzi (vicepresidente nazionale di Libera). Iacobellis è il primo cittadino del comune da anni al centro di attacchi incendiari notturni ad imprese dell'agroalimentare, dell'edilizia e del commercio, condotti con il modus operandi del racket delle estorsioni: “Ho già detto nel 1998 che la 'ndrangheta è interessata al Metapontino. Oggi i dati investigativi provenienti dalla Calabria con l'Operazione gentleman confermano la mia ipotesi. Il connubio tra i capi dei clan calabresi e personaggi dell'arco jonico lucano è dimostrato nei fatti. Almeno nella ricostruzione fatta dagli inquirenti. Gli esponenti della malavita locale in rapporto con quelli della 'ndrangheta sono oggi sotto gli occhi di tutti”. Questo sul versante calabrese. Su quello pugliese, invece, il sindaco ha ricordato l'inchiesta “Neve tarantina” in cui la Direzione distrettuale antimafia di Lecce ha messo sotto accusa malavitosi di Scanzano Jonico in connubio con la Sacra Corona unita. Insomma, il Metapontino terra di conquista per le cosche delle regioni vicine. Così, don Cozzi: “Mi stupisco che ci sia qualcuno che si stupisca della recente operazione condotta dalla Dda di Catanzaro che coinvolge, con le cosche della 'ndrangheta di Cassano Allo Jonio, esponenti del Metapontino. Tra Calabria e Basilicata non possiamo immaginare l'esistenza di un confine geografico che blocchi i traffici. Non c'è nessun confine. Sono 50 anni che parliamo di rapporti stretti tra mala calabrese e lucana. Ci preoccupa, tuttavia, che ci siano stati arrestati ed indagati di Policoro e Scanzano Jonico nella “Gentleman”. La gente del posto dovrebbe parlare. Invece sta zitta per paura. Io spero che la Procura di Matera si renda conto che è ora di finirla con la storia dei quattro ladri di galline e dei fuocherelli notturni. Si indaghi a fondo sugli incendi dolosi e si mettano sotto controllo quanti sono stati rimessi in libertà dopo condanne per 416 bis”.


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