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venerdì 10 marzo 2017

SCANZANO J. L'ATTO DI ACCUSA DI DON MARCELLO COZZI (VICEPRESIDENTE NAZIONALE DI LIBERA): “SI PUÒ METTERE A FERRO E FUOCO UN TERRITORIO PER ANNI SENZA CHE NESSUNO INDICHI RESPONSABILITÀ E MOVENTI”

Un volantino con l'elenco degli atti intimidatori compiuti a Scanzano J. sino al 26 ottobre 2014
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10.3.17

SCANZANO JONICO - “Pensavamo di aver già visto tutto. Ma ci sbagliavamo. In Basilicata, infatti, si può mettere a ferro e fuoco per anni un intero territorio come il Metapontino, con un numero incalcolabile di incendi a capannoni, aziende, furgoni, automobili, senza che nessuno ci indicasse responsabili e moventi”. Lo ha dichiarato, in riferimento ai fatti di cronaca nera di Scanzano Jonico, don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale dell'associazione antimafia Libera, aggiungendo: “Non si intende giudicare nessuno. Sappiamo del lavoro delle autorità giudiziarie, sappiamo che nessuno ha la sfera di cristallo e che le prime sentinelle sono i cittadini attivi e con gli occhi aperti. Ma dopo la stagione delle facili autocombustioni, dopo l’ammissione della dolosità di quegli atti, dopo i richiami alla tranquillità per situazioni sotto controllo, dopo i proclami per soluzioni ormai vicine, dopo le polemiche fratricide tra la Procura di Matera e la magistratura antimafia potentina e nazionale, non avevamo messo in conto che anziché avere finalmente nomi e cognomi dei responsabili e dei disegni criminali di cui si sono resi artefici avremmo avuto solo altri incendi, altro fuoco, altra preoccupazione. Ci sia consentito, pertanto, ricordare a noi stessi e ai cittadini di questa regione che la Basilicata del malaffare non è solo le ombre del petrolio ma tanto altro a partire da storie ancora insolute per arrivare al mercato della droga e ad appetiti criminali mai del tutto sopiti”.

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