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venerdì 9 giugno 2017

SCANZANO J. IL CASO DELLA MORTE DI COSIMO VENA IL 15 SETTEMBRE DEL 2015. LA FAMIGLIA CHIEDE GIUSTIZIA. E L'AVVOCATO DIFENSORE MAZZOCCOLI: “A BREVE VI SARA' L'UDIENZA DAVANTI AL GIUDICE DELLE INDAGINI PRELIMINARI. CI OPPPONIAMO ALL'ARCHIVIAZIONE SENZA COLPEVOLI CHIESTA DALLA PROCURA”

COSIMO VENA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 9.6.17


SCANZANO JONICO - “Credo che a breve sarà fissata l'udienza davanti al Giudice delle indagini preliminari del tribunale di Matera per discutere del caso della morte di Cosimo Vena, avvenuta il 15 settembre del 2015. La procura ha chiesto l'archiviazione ma noi abbiamo presentato un'opposizione in cui chiediamo di continuare ad indagare per far piena luce sul decesso di una persona di 37 anni. Ci opponiamo alla chiusura delle indagini senza colpevoli”. Lo ha detto l'avvocato Pietro Damiano Mazzoccoli, legale di Rosa Anna Diamante e di Maria Anna Vena, madre e sorella dell'uomo deceduto per overdose mentre era costretto agli arresti domiciliari ed in circostanze tutte da chiarire. Le due donne, come accade spesso dopo fatti del genere, hanno dedicato la loro vita alla richiesta di giustizia. Giustizia che tarda ad arrivare. “Noi, però – ha spiegato l'avv. Mazzoccoli – abbiamo sollecitato la fissazione dell'udienza ed abbiamo presentato le nostre motivate tesi affinchè si continui ad indagare”. Tesi firmate da Diamante e Vena in cui si legge: “Ai fini della verità e della giustizia risulta indispensabile acquisire i tabulati telefonici tra l'utenza cellulare in uso a Cosimo dal 12 al 16 settembre 2015. E va disposta una consulenza peritale al fine di stabilire il rapporto tra il mancato ricovero da parte degli operatori sanitari accorsi nell'abitazione del nostro congiunto, tre volte, con l'evento morte, stante le nostre richieste di trasporto d'urgenza in ospedale. Ricovero mai effettuato. Occorre disporre, altresì, l'audizione del medico di famiglia al fine di stabilire le patologie di cui era affetto Cosimo e le terapie che predisponeva per il suo assistito e il quadro clinico riscontrato su quest'ultimo il 15 settembre 2015, atto fondamentale dal momento che il professionista durante la visita nessuna terapia effettuerà né riterrà disporre il ricovero a Policoro. Da queste investigazioni suppletive risulterà la responsabilità per colpa degli operatori sanitari intervenuti al domicilio del deceduto e di altri soggetti allo stato ignoti che consegnarono la sostanza stupefacente a Cosimo. Se, infatti, la morte del nostro congiunto è stata determinata da insufficienza cardiorespiratoria per assunzione di eroina e cocaina, la nostra domanda a forze dell'ordine e magistrati è: chi ha ceduto la droga mortale ad una persona agli arresti domiciliari?


IL RACCONTO DELLA SORELLA SULL'INTERVENTO DEI SANITARI: “LA PRIMA VOLTA IN 118 CI DISSE CHE TUTTO ANDAVA BENE”

SCANZANO JONICO – La morte di Cosimo Vena avvenne il 15 settembre 2015 nel pronto soccorso di Policoro dove era stato trasportato alle 23. L'uomo, 37 anni, era ai domiciliari perché coinvolto nell'inchiesta “Neve tarantina”. La sorella, Maria Anna, e la madre, Rosa Anna Diamante, da quel giorno si battono per l'accertamento della verità. “Il 118 – raccontò Maria Anna alla Gazzetta il 5 giugno dello scorso anno – fece due accessi a casa di Cosimo. La prima attorno alle 17, alla presenza del medico di famiglia. Mi dissero che tutto andava bene. Poi, alle 22.30-23 tornai. Mio fratello non respirava più. Chiamai il 118 che arrivò con un'ambulanza senza medico e poi con una col medico. Ma il trasporto a Policoro fu inutile”. Il 18 settembre 2015 l'autopsia sulla salma e l'iscrizione di quattro persone nel registro degli indagati. Poi, la notizia della morte per un mix di droga e antidepressivi.

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