Visualizzazioni totali

venerdì 21 luglio 2017

SCANZANO J. I MIGRANTI A TERZO CAVONE DOPO LE PROTESTE DEL GENNAIO SCORSO. FESTA DI BENVENUTO IN OCCASIONE DEL 25ESIMO COMPLEANNO DI UNA DELLE OSPITI NIGERIANE. IL PARROCO DON ANTONIO: “PER NOI È LA CONTINUAZIONE DEL VANGELO”

IL RACCONTO DELLA FUGA DALLA NIGERIA, DELLA TRAVERSATA, DELL'ARRIVO IN ITALIA: “SPERIAMO IN UNA VITA BUONA”
LA FESTEGGIATA, IL SUO BAMBINO NATO IN ITALIA, DON ANTONIO
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 21.7.17

SCANZANO JONICO – I migranti sono ospitati a Terzo Cavone, nella casa dell'accoglienza annessa alla chiesa di San Giulio, dal 30 giugno scorso. Si tratta di 12 richiedenti asilo in attesa dello status di rifugiati politici, 2 uomini, 5 bambini, 5 donne, trasferiti qui da Irsina dalla prefettura nell'ambito di un progetto diocesano. Il gruppo più consistente è formato da nigeriani più una donna somala con bambino ed una donna della Guinea. L'accoglienza è garantita da alcuni operatori, un'assistente sociale, un mediatore linguistico, uno psicologo, e dai volontari delle parrocchie di San Giulio e dell'Annunziata, al centro. Sinora, tutto okay. Tanto che nei giorni scorsi è stata organizzata una festa di benvenuto in occasione del 25esimo compleanno di una delle ragazze nigeriane, qui con il marito ed il suo bambino. I parrocchiani hanno portato da mangiare, dolci compresi, e da bere. Si è cantato e ballato. Tanti i sorrisi, gli abbracci, i selfie. Come sembrava lontano quel 29 gennaio scorso in cui alcuni residenti della frazione di Scanzano Jonico inscenarono una protesta contro il ventilato arrivo dei profughi nei locali annessi alla chiesa con la minaccia di occuparli. La festa di benvenuto e di compleanno è andata benissimo. “E' una bellissima esperienza – ha detto il parroco don Antonio Polidoro -. Per noi si tratta della continuazione del Vangelo perchè ci facciamo prossimi ai nostri fratelli che vivono in difficoltà. E domenica scorsa loro (10 sono cattolici, ndr) e noi, insieme, siamo stati alla celebrazione della messa. L'accoglienza diventa comunità”. Felici la festeggiata ed il marito. “E' una festa bellissima – hanno detto con l'aiuto dell'interprete. Siamo in Italia dal novembre 2013. Fuggimmo dalla Nigeria per le lotti tra diversi gruppi armati. Viaggiammo per due giorni in auto sino alla Libia in attesa del barcone che ci portasse in Italia”. In Libia, per lui, anche la violenza del carcere “da cui scappai grazie ad un buon samaritano”. Poi il racconto della traversata: “Eravamo in più di 150 sulla barca. Alcuni di quelli che erano con noi morirono. Avemmo tanta paura. Poi lo sbarco in Sicilia”. Cosa sperano adesso questi due giovani, lui studente di medicina e lei di marketing nel loro Paese? “Speriamo in una vita buona e in un buon lavoro, anche a Scanzano Jonico”. Intanto da quattro anni attendono lo status di rifugiati politici.



UNA VOCE FUORI DAL CORO DA PARTE DI UN CITTADINO: “CHI PENSA ALLA NOSTRA CHIESA ED AI GIOVANI DEL POSTO?”
SCANZANO JONICO – C'è chi non è d'accordo con i migranti nei locali annessi alla chiesa di San Giulio. Si tratta di Donato Ventimiglia, firmatario, come “Un cittadino di Terzo Cavone”, di un manifesto affisso sui muri della città, “Dal solito pulpito le solite prediche”. “Mi aspettavo – si legge nel lungo testo – che il sindaco (Raffaello Ripoli, ndr), la Giunta, il nostro misericordioso parroco (don Antonio Polidoro, ndr) si prodigassero per nuovi punti di aggregazione per i nostri ragazzi togliendoli dalla strada. Mi sbagliavo!” Ed ancora: “Il nostro parroco che ha spiccate capacità imprenditoriali fiutando la possibilità di gestire qualche centinaia di migliaia di euro l'anno si è buttato a capofitto nell'impresa ignorando le leggi e fregandosene degli uomini. Nessuno ha mai detto: non li vogliamo (i migranti, ndr). Abbiamo gridato: sistemateli dove volete ma ridateci la nostra chiesa”.

Nessun commento:

Posta un commento