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giovedì 26 aprile 2018

IL CASO GIUDIZIARIO. AGENTI PENITENZIARI IN MANETTE. CHIESTA LA REVOCA DEI DOMICILIARI PER UNO DEI DUE. L'ALTRO NON HA RISPOSTO AL GIP

LA CONFERENZA STAMPA IN QUESTURA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.4.18

MATERA – “Abbiamo presentato istanza di revoca della misura della custodia cautelare ai domiciliari per Luigi Clemente al gip Angelo Onorati. La sua decisione potrebbe arrivare oggi”. Lo ha detto l'avvocato Raffaele Padrone, difensore, insieme al suo collega Carlo Teot, dell'assistente capo della Polizia penitenziaria arrestato dalla Polizia di Stato il 16 aprile scorso nell'ambito di una inchiesta su una presunta discrasia dei pacchi portati ai detenuti del carcere di Matera dai familiari. Inchiesta in cui è rimasto coinvolto anche un altro assistente capo, Luigi Perniola, difeso dagli avvocati Pietro Damiano Mazzoccoli e Antonio Chieco. “Il nostro assistito – ha spiegato Mazzoccoli – si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Onorati. Appena avremo a disposizione gli atti dell'indagine formalizzeremo prima istanza di interrogatorio e poi di revoca della misura cautelare ai domiciliari”. Ma ecco ancora l'avvocato Padrone: “L'assistente capo Clemente ha risposto a tutte le domande postegli dal gip contestando decisamente gli addebiti a lui mossi e spiegando foto per foto quello che è realmente accaduto. Egli è accusato di peculato per dieci biscottini di cui non c'entra niente e di falso in atto pubblico perchè, secondo l'accusa, avrebbe concorso alla falsificazione dei registri. Clemente, però, non è addetto a quell'ufficio né ha mai pesato i cartoni destinati ai detenuti e redatto verbali. Confidiamo, pertanto, nell'accoglimento della nostra istanza di revoca”. L'assistente capo Perniola, invece, è accusato di corruzione, peculato e falsità ideologica. La nuova ordinanza di custodia cautelare gli è stata recapitata mentre era ai domiciliari per un'altra inchiesta in cui era rimasto coinvolto il 5 gennaio scorso. “Il nostro assistito – ha spiegato Mazzoccoli – in quella occasione ha contestato gli addebiti mossi contro di lui dando la sua versione dei fatti. Il suo lavoro era proprio quello di prendere i pacchi destinati ai detenuti, aprirli, controllarli, riposizionarvi il contenuto e mandarlo ai destinatari”. L'accusa formulata nei suoi confronti è quella di avere agevolato alcuni detenuti in cambio di denaro. In particolare, avrebbe consentito loro di ricevere pacchi e oggetti in numero superiore a quello stabilito dal regolamento penitenziario, omettendo altresì di effettuare i dovuti controlli. Si ritiene che le somme corrisposte per ottenere le “agevolazioni” fossero intorno ai 250 euro.



LA NOTIZIA DELL'ARRESTO DEI DUE ASSITENTI CAPO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA DIRETTAMENTE DAL PROCURATORE ARGENTINO

MATERA - La notizia dell'arresto di Felice Perniola, 55 anni, e di Luigi Clemente, 52, fu data in una conferenza stampa il 16 aprile scorso dal procuratore capo Pietro Argentino, presente il pm Annafranca Ventricelli. I due assistenti capo della Polizia penitenziaria sono accusati in concorso di peculato e di falsità ideologica continuati. Perniola, che era già stato arrestato per corruzione in flagranza di reato il 5 gennaio scorso, è accusato anche di corruzione continuata. Quel giorno, per gli investigatori, sottrasse 250 euro dalla tasca dei pantaloni contenuti in un pacco destinato al detenuto, dopo essersi accordato in tal senso con un familiare. La misura cautelare scaturisce da un’indagine avviata nell'ottobre 2017 dall’attività di controllo dello stesso Corpo di Polizia penitenziaria, che aveva fatto emergere discrasie sul peso dei pacchi portati dai parenti ai detenuti riconducibili al Perniola.

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