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mercoledì 4 aprile 2018

POLICORO. LIBERA BASILICATA: "NON SMETTIAMO DI CERCARE VERITÀ E GIUSTIZIA SUL CASO PASSARELLI". L'ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA LANCIA L'ENNESIMO APPELLO A 21 ANNI DALLA MORTE DEL GIOVANE CARABINIERE

GIUSEPPE PASSARELLI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 30.3.18
POLICORO - “Restituiamo dignità, non smettiamo di cercare verità e giustizia, non rassegnamoci neanche alle verità giuridiche che risultano ben lontane dall’aver approfondito e chiarito senza dubbi alcuni cosa possa essere successo ai nostri cari”. Lo ha sostenuto Libera di Basilicata in memoria dei casi “per i quali dovremmo urlare la non rassegnazione”. Come per la vicenda di Giuseppe Passarelli. “Giuseppe, di Policoro – ha evidenziato l'associazione antimafia - aveva solo vent’anni quando morì dopo lunghe ore di agonia perché attinto da un colpo di pistola alla testa. Il 24 marzo 1997 era carabiniere ausiliario presso la caserma di Cassano allo Jonio (CS), Comune noto per esser stato nel 2017 tra quelli sciolti per mafia. Gli unici a ricondurre la morte del ragazzo nei locali della caserma in cui faceva servizio da solo venti giorni, sono stati gli altri commilitoni. Gli stessi che lo soccorreranno senza mai chiamare un’ambulanza e che dichiareranno, a giustifica dei segni di trascinamento sui bordi dei tacchi delle scarpe e le imbrattature di terra sulla divisa, di averlo trascinato per metterlo nell’auto di servizio. Il caso venne archiviato come suicidio ma mai sono state chiarite e mai approfondite tutte quelle circostanze e prove che andrebbero nella direzione di un non suicidio”. Libera ha reso nota quella più clamorosa: “Quella di non avere la certezza che a sparare fosse stata l’arma in dotazione di Giuseppe. La scheda di armamento (associa la matricola dell’arma con la matricola del militare), unico elemento a stabilire con certezza assoluta l’appartenenza di una pistola ad un militare, nel caso di Giuseppe non è mai stata ritrovata neanche negli archivi e né risulterebbe un confronto per esclusione delle altre armi in dotazione agli altri commilitoni”. Da qui l'ennesimo appello al fine di giungere alla verità: “Nel ventunesimo anniversario della sua morte, Libera Basilicata rinnova la disponibilità ad accogliere qualsiasi segnalazione sul caso, invitando in particolare i cittadini di Cassano allo Jonio, ai soccorritori presso l’ospedale di Castrovillari e di Cosenza a riferire elementi utili alla ricostruzione delle ultime ore in vita di Giuseppe. L’appello alla coscienza di chi sa e non ha ancora parlato”. Questi, pertanto, i contatti messi a disposizione di quanti volessero relazionarsi con l'associazione: basilicata@libera.it; 0971/471549.


L'ACCORATA RICHIESTA DEL PADRE ANTONIO: “GIUSEPPE E' STATO UCCISO. CHI SA, PARLI”

POLICORO - “Giuseppe è stato ucciso. Occorre riaprire le indagini”. Lo ha detto Antonio Passarelli, il padre del carabiniere di 20 anni morto in circostanze, per lui, mai chiarite, alla Gazzetta il 23 marzo scorso, aggiungendo: “Sono convinto che mio figlio sia rimasto vittima di un omicidio sin da quando, il 24 marzo 1997, i carabinieri mi avvisarono che era stato ferito. Mi aveva detto che nella caserma di Cassano allo Jonio (CS) c'era qualcosa che non andava. Pochi giorni dopo la sua morte con un colpo di pistola alla testa”. Ma tre inchieste hanno sentenziato essersi trattato di un suicidio avvenuto nella struttura militare. Da 21 anni, dunque, un padre angosciato è alla ricerca di quella verità e di quella giustizia che, a suo dire, gli sono stati negati. Da qui la sua richiesta di aiuto: “Lancio un appello a chi ha informazioni sulla morte di Giuseppe. Chi sa parli e dica la verità”.

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