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sabato 14 aprile 2018

ROTONDELLA. I NOE SEQUESTRANO TRE VASCHE DI RACCOLTA DI ACQUA DI FALDA E LA CONDOTTA AL MARE DELL'IMPIANTO ITREC E GLI IMPIANTI EX MAGNOX NELL'AREA ENEA

LA PROCURA DISTRETTUALE ANTIMAFIA: “DALL'ITREC ACQUA CONTAMINATA NEL MAR JONIO”. CINQUE GLI INDAGATI PER INQUINAMENTO AMBIENTALE, FALSITÀ IDEOLOGICA, SMALTIMENTO E TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI”
LA CONDOTTA DI SCARICO DELL'ITREC NEL MAR JONIO
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 14.4.18

ROTONDELLA – E' esploso il “bubbone” Trisaia. Durissima l'accusa della Procura distrettuale antimafia di Potenza: “Dall'Itrec (l'impianto atomico dismesso del Metapontino, ndr) acqua contaminata viene sversata nel mar Ionio”. Così, ieri, i carabinieri del Noe, su ordine del procuratore Francesco Curcio, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, d'urgenza, di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della relativa condotta di scarico dell'Itrec, gestito dalla Sogin, la spa interamente di proprietà dello Stato, nonchè di quello che è rimasto di un ex impianto nucleare, denominato Magnox, ubicato nell'area gestita dall'ente di ricerca Enea. Le tesi accusatorie sono: inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. Cinque gli indagati. Si tratterebbe dei referenti dei procedimenti di controllo e smaltimento delle acque. “L'indagine – si legge nel decreto a firma del procuratore Curcio – prendeva le mosse dal grave stato di inquinamento ambientale causato da sostanze chimiche in cui versava (e versa) la falda acquifera sottostante il sito (caratterizzata da contaminazione da cromo esavalente e tricloroetilene). Sostanze che erano state utilizzate per il trattamento delle barre di uranio/torio collocate nell'Itrec. Si accertava, inoltre, una grave ed illecita attività di scarico a mare dell'acqua contaminata, che non veniva in alcun modo trattata. In particolare le acque contaminate, attraverso una condotta, partivano dal sito e, dopo aver percorso alcuni chilometri, si immettevano direttamente nello Jonio”. Da qui l'intervento “disposto in via d'urgenza stante la necessità di evitare il protrarsi dell’attività criminosa e per impedire che la stessa fosse portata ad ulteriori e più gravi conseguenze, con un progressivo aumento del pericolo per la salute umana e per l'integrità dell’ambiente”. Il sequestro potrebbe bloccare le attività di messa in sicurezza dell'Itrec e quelle di disinquinamento da sostanze chimiche? “Il sequestro – si precisa nel provvedimento cautelare - non bloccherà le attività di decommissionamento del sito, che, pertanto, potranno e dovranno normalmente proseguire, ma obbligherà i responsabili, sotto la diretta vigilanza della Procura, ad adottare le indispensabili misure a tutela dell’ambiente e della salute pubblica che fino ad oggi non erano state prese”. 
 
IL SERBATOIO E LE TUBATURE MAGNOX SEQUESTRATE
LA REPLICA DI SOGIN: “NESSUNA ANOMALIA RADIOLOGICA NELL'IMPIANTO ITREC. NESSUN PERICOLO PER LAVORATORI, POPOLAZIONE AMBIENTE”. FONTANI, DIRETTORE DISMISSIONE IMPIANTI: “L'ACQUA DI FALDA ITREC E' INDUSTRIALE, I PARAMETRI SONO DIVERSI. DISPONIBILI A REALIZZARE UN DEPURATORE MA COI TEMPI NECESSARI” 

ROTONDELLA - “Non si è verificata alcuna anomalia legata alla radioattività; gli scarichi delle acque sono effettuati in conformità con la formula di scarico; non vi è pericolo per i lavoratori, la popolazione e l’ambiente”. Lo ha precisato la Sogin spa dopo l'intervento della Procura della repubblica che ieri ha messo sotto sequestro preventivo il bacino di raccolta acque dell’Itrec, in gestione a Sogin, costituito da tre vasche aperte all’interno dell’area Enea; la condotta di scarico a mare, in gestione a Sogin; il serbatoio interrato e la condotta in ex area Magnox, in area Enea, non in gestione a Sogin. “Vasche e condotta – ha continuato la spa - sono utilizzate per emungere, convogliare e scaricare l’acqua di falda soggiacente il sito per evitare che la stessa interferisca con le strutture dell’impianto”. Ma non si tratta delle stesse acque inquinate da cromoesavalente e tricloretilene del sito Enea? Perchè queste ultime vanno bonificate mentre quelle dell'area Sogin venivano gettate sic et simpliciter in mare? Abbiamo posto le due domande ad Emanuele Fontani, direttore Sogin della dismissione degli ex impianti atomici. “Le acque industriali con i limiti soglia rilevati - è stata la risposta - possono essere scaricati in mare”. All'Itrec, dunque, sarebbero industriali, all'Enea di falda. Perchè la differenza? “Perchè quelle acque fanno parte del nostro processo industriale. Servono a mantenere le condizioni di sicurezza nucleare”. Forse, per la Procura, però, sono identiche a quelle del sottosuolo Enea. “Ma noi abbiamo le autorizzazioni al rilascio da Ispra per gli aspetti radiologici e da autorità locali per quelli chimici”. Sogin chiederà, allora, il dissequestro? Fontani: “Noi stiamo interloquendo con i ministeri interessati e con Ispra sulle indicazioni della magistratura a smaltire in altri impianti esterni e non tramite la condotta quelle acque. Se dobbiamo realizzare un impianto di depurazione serviranno progetto, autorizzazioni, tempi di realizzazione”. 
 
I NOE ALLA TRISAIA
LA LUNGA STORIA DELL'ITREC

ROTONDELLA – La lunga la storia dell’Itrec, l’impianto per il trattamento e la rifabbricazione di elementi di combustile nucleare del ciclo uranio-torio, dalla sua costruzione, 1970-1975, l'inchiesta “Nucleare connection”, aperta nel 1994 con l'accusa di produzione clandestina di materiale radioattivo, ed ora questa della Procura distrettuale antimafia di Potenza. L’impianto fu realizzato per un accordo del 1962 tra l’Italia, tramite il Cnen, e gli Usa, tramite l’Usaec. L’accordo aveva lo scopo di verificare la convenienza del ciclo uranio-torio rispetto a quello uranio-plutonio. Alla chiusura delle attività nucleari, dopo il referendum dell’8 e 9 novembre 1987, restarono 64 elementi provenienti da Elk River. Ed ora i sequestri di tre vasche e della condotta al mare di Itrec e degli impianti ex Magnox, in area Enea, accusati dell'inquinamento chimico denunciato il 4 giugno 2015.

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