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venerdì 14 dicembre 2018

POLICORO. I CINGHIALI DISTRUGGONO LE ARANCE E 250 PIANTE DELL'AGRUMENTO DI EMILIO GIALDINI. UN “REGALO” DI NATALE DA 10MILA EURO

ARANCE DISTRUTTE E PIANTE DANNEGGIATE
DUE CINGHIALI FOTOGRAFATI NELL'AGRUMENTO DI GIALDINI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 14.12.18


POLICORO – “Vedete, questo è il regalo di Natale che mi hanno fatto i cinghiali del Bosco Pantano. Non è rimasta una sola arancia su 250 piante. Un danno da circa 10mila euro. Passa la voglia di continuare a lavorare”. Lo ha detto, sconsolato, il produttore Emilio Gialdini dopo aver trovato il suo agrumeto, in via Giumenteria, al ridosso della riserva naturale, completamente distrutto dai voraci animali. Una sorta di raid notturno ha lasciato le piante completamente spoglie del frutto già pronto da raccogliere con moltissimi rami spezzati. E' come se una intera mandria avesse fatto razzia dei prelibati agrumi dello Jonio. Ma ecco ancora il nostro interlocutore: “Le bestie si muovono a branchi nella notte. Hanno fame e per questo cercano i frutti già maturi. Purtroppo, è accaduto altre volte”. Già anche la Gazzetta negli anni scorsi ha “certificato” attacchi alle aziende della stessa area con campi di mais letteralmente abbattuti e con il terreno scavato in molti tratti, come fosse stato arato. Nella zona, poi, sono pochi i residenti. In un caso raccogliemmo il grido d'allarme di uno di loro costretto a restare chiuso in casa di notte mentre gli animali circolavano attorno alla sua abitazione. I cinghiali del Bosco Pantano, infatti, godono di una sorta di “immunità”. Così il coltivatore del centro jonico: “Già. Questi suini selvatici si possono sparare quasi dappertutto tranne che nella Riserva naturale e dentro ad un limite di 200 metri da essa. Così, anch'io ho potuto scattare fotografe delle bestie “al lavoro” senza poter muovere un dito”. Cosa accadrà ora? “Ho contattato il mio sindacato, la Confagricoltura, segnalando quanto mi era accaduto. Dovremo fare la domanda per il rimborso alla Regione. Sperando che si riesca a recuperare qualcosa ed in tempi, come dire, accettabili”. Il problema “raid notturni” da cinghiali, però, rimarrà. Non sarebbe il caso di chiedere i fondi per circondare il suo agrumeto con una recinzione con nastro elettrificato? Gialdini: “Si, farò la domanda perchè il finanziamento è previsto in un bando regionale. Ma noi del Metapontino avremo meno punti rispetto ai nostri colleghi delle aree interne ritenute svantaggiate. Poi, l'alimentazione di energia potrà avvenire con pannelli solari. E l'area di via Giumenteria è soggetta anche a numerosi furti. Tuttavia, presenterò la domanda sperando nel finanziamento e nella clemenza dei ladri”.


I CINGHIALI DI POLICORO. DA PREDA DEL BARONE BERLINGIERI AD INCUBO DEI PRODUTTORI AGRICOLI


POLICORO – I cinghiali del Bosco Pantano da preda del barone Giulio Berlingieri, in epoca pre Riforma fondiaria, ad incubo dei tempi moderni per i produttori agricoli. Già. In alcune pubblicazioni è descritta la spettacolare caccia a questi animali, per molti aspetti simile a quella alla volpe in Inghilterra, che avveniva qui. Battitori snidavano le bestie con l'aiuto di cani specializzati spingendoli nella loro folle corsa verso la “chiusa” dove li aspettavano il barone ed i suoi ospiti. I cacciatori capaci di abbattere il capo più grosso venivano fotografati come campioni. Oggi, invece, i cinghiali, prolifici e voraci, hanno infestato tutto il territorio e rappresentano un dramma per i coltivatori. Nonostante si possano cacciare per 12 mesi l'anno, e non solo nei tre del calendario venatorio, con ben 11mila capi abbattuti (fonte Regione Basilicata) nel 2017, infatti, l'emergenza è ancora tale.

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