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lunedì 1 aprile 2019

UN PIZZICO DI BASILICATA A LEVICO TERME (TRENTO). INTERVISTA A LISA ORLANDI, TITOLARE DI UNA LIBRERIA, DELLA FAMIGLIA ORLANDI, CON DUE EX SINDACI DI GRASSANO NEGLI ANNI 1918-1923


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 1.4.19

Un pizzico di Basilicata a Levico Terme (Trento). Nel corso dell'ultimo congresso della Federazione nazionale della stampa, svoltosi nel comune del Trentino, abbiamo avuto modo di incontrare Lisa Orlandi, titolare della “Piccola libreria”, ubicata nel corso del centro termale. Lisa è una discendente della famiglia Orlandi che ha avuto in passato due ex sindaci di Grassano. “Sono figlia di Francesco Orlandi – ha esordito la nostra interlocutrice - nato a Bari ma con i miei nonni autentici grassanesi. Tanto che lui ed io ci definiamo lucani di Grassano. Mio papà ora vive qui, ha 91 anni, ed ha avuto due fratelli che sono, invece, scomparsi”. Partiamo, allora, dai nonni. “Nonna Rosa, classe 1901, maestra di scuola, si spostò dal paese natio nel 1922 con mio nonno Domenico, tornato dal fronte, invalido di guerra, ferroviere, a Foggia, per motivi di lavoro. Poi dalla città pugliese si trasferirono a Bari”. Un nonno ed un bisnonno sindaci della città della collina materana. Gli Orlandi sono importanti nella storia di quel Comune. “Si. Nonno Domenico fu primo cittadino del 1921 al 1923 prima di trasferirsi in Puglia. Il mio bisnonno, Giuseppe, fu sindaco sino al 1918 quando mori, come tanti altri, per l'epidemia dell'influenza denominata “spagnola”. La famiglia, in quel periodo, fu colpita duramente. Mio nonno combattè e fu ferito sul massiccio del Montello, proprio qui, in Trentino, nel corso della prima guerra mondiale. Ci andammo con lui sul Montello. Prima di morire ci raccontò gli orrori delle battaglie. Lui ufficiale beveva il cognac. Agli altri davano un liquore tipo benzina per intontirli e mandarli davanti al nemico. Con Grassano, tuttavia, il nostro amore dura nel tempo. Io sono l'ultima di quattro figlie e appena posso ci torno con la mia famiglia. Poi abbiamo un cugino, don Pierino Dilenge, parroco di Aliano, che ci manda sempre la rivista “La voce dei calanchi” tenendoci in rapporto con la nostra terra di origine”. Già. Ma che legami ha la tua “Piccola libreria” con la Basilicata. Dietro alla cassa vediamo un grande manifesto intitolato “Per la pace e l'indipendenza della cultura”. Di cosa si tratta? “Si tratta di un manifesto firmato dal Gran priore della Gogliardica consorteria barense, Peppino Orlandi, mio zio. E' un manifesto del 1948. Mio padre iniziò l'università nel 1945, suo fratello già studiava. Dopo la seconda guerra mondiale ci fu una nuova ventata di democrazia. Subito feste delle matricole con il bisogno di riappropriarsi della vita e della cultura. Così, Peppino Orlandi divenne medico ed ottenne il suo primo incarico a Pignola prima di trasferirsi a Milano. Mio padre è stato giudice del lavoro dapprima in Sardegna, poi a Roma e Milano”. Concludiamo ancora col tuo lavoro. Hai copie di Carlo Levi, “Cristo di è fermato ad Eboli”, e di libri di Rocco Scotellaro. Hai mai presentato opere di autori contemporanei? Orlandi: “No. Se qualche scrittore, però, vorrà venire qui sarò contenta di ospitarlo. Sarebbe proprio bello”.

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