venerdì 27 febbraio 2015

GIOVANNI LOMBARDI FORSE UCCISO PER UNO SCAMBIO DI PERSONA

CRIMINALITA'. PER GLI INVESTIGATORI PRENDE FORMA QUESTA IPOTESI

SAREBBE STATO SCAMBIATO PER UN BOSS DELLA DROGA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15



  
Giovanni Lombardi, il 41enne nato a Tricarico ma residente a Genova, è stato ucciso forse al posto di un boss della droga che lo inviato, in sua vece, incontro al “gruppo di fuoco”. Questa, almeno, la tesi della Polizia di Stato che conduce le indagini sull'atroce delitto. Il lucano, ritenuto dagli investigatori un corriere della droga, è stato colpito sabato scorso in auto da 4 colpi di pistola, tre al torace , uno al volto, sparati a distanza ravvicinata. La Polstato, che aveva sotto controllo i suoi assassini, ha ascoltato in diretta le fasi dell'omicidio arrestando i carnefici di Lombardi mentre stavano seppellendo il suo corpo nudo a Borzonasca (GE). Così, i tre uomini accusati di concorso in omicidio aggravato, occultamento di cadavere e porto abusivo di arma, Marietto Rossi, Cosimo Salvatore Catalfamo e Mario Umberto Calderoni, sono restati in carcere dopo l'interrogatorio di garanzia. Calderoni, due giorni fa, ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo alle sbarre della cella di Marassi dove si trovava in isolamento. A seguito di questo episodio il pm Alberto Lari ha ordinato il trasferimento di tutti gli arrestati in altre carceri. E si è avvalso della facoltà di non rispondere un'altro dei fermati nell'ambito dell'inchiesta, quel Giacinto Pino (detto il boss di Soziglia), accusato della cessione dei due chili di cocaina che avrebbe affidato a Lombardi per consegnarli, in sua vece, a chi è accusato dell'assassinio. Il gip Annalisa Giacalone ha disposto per Pino la misura cautelare in cella. Lo stesso gip ha convalidato il fermo disponendo la misura cautelare in carcere per un'altro dei fermati, Paolo Saba, anch'egli accusato per l'omicidio Lombardi. La polizia, inoltre, partendo dal delitto, ha fermato altri soggetti per detenzione di armi. Il gip, pertanto, ha convalidato il fermo applicando la misura cautelare in carcere a Rossi, Saba, Catalfamo, Valter Cardini e Generoso Ventola. Nell'inchiesta è finito anche con il capo ultrà del Genoa, Massimo Leopizzi.

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