CRIMINALITA'. PER GLI INVESTIGATORI
PRENDE FORMA QUESTA IPOTESI
SAREBBE STATO SCAMBIATO PER UN BOSS
DELLA DROGA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15
Giovanni Lombardi, il 41enne nato a
Tricarico ma residente a Genova, è stato ucciso forse al posto di un
boss della droga che lo inviato, in sua vece, incontro al “gruppo
di fuoco”. Questa, almeno, la tesi della Polizia di Stato che
conduce le indagini sull'atroce delitto. Il lucano, ritenuto dagli
investigatori un corriere della droga, è stato colpito sabato scorso
in auto da 4 colpi di pistola, tre al torace , uno al volto, sparati
a distanza ravvicinata. La Polstato, che aveva sotto controllo i suoi
assassini, ha ascoltato in diretta le fasi dell'omicidio arrestando i
carnefici di Lombardi mentre stavano seppellendo il suo corpo nudo a
Borzonasca (GE). Così, i tre uomini accusati di concorso in omicidio
aggravato, occultamento di cadavere e porto abusivo di arma, Marietto
Rossi, Cosimo Salvatore Catalfamo e Mario Umberto Calderoni, sono
restati in carcere dopo l'interrogatorio di garanzia. Calderoni, due
giorni fa, ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo alle sbarre della
cella di Marassi dove si trovava in isolamento. A seguito di questo
episodio il pm Alberto Lari ha ordinato il trasferimento di tutti gli
arrestati in altre carceri. E si è avvalso della facoltà di non
rispondere un'altro dei fermati nell'ambito dell'inchiesta, quel
Giacinto Pino (detto il boss di Soziglia), accusato della cessione
dei due chili di cocaina che avrebbe affidato a Lombardi per
consegnarli, in sua vece, a chi è accusato dell'assassinio. Il gip
Annalisa Giacalone ha disposto per Pino la misura cautelare in cella.
Lo stesso gip ha convalidato il fermo disponendo la misura cautelare
in carcere per un'altro dei fermati, Paolo Saba, anch'egli accusato
per l'omicidio Lombardi. La polizia, inoltre, partendo dal delitto,
ha fermato altri soggetti per detenzione di armi. Il gip, pertanto,
ha convalidato il fermo applicando la misura cautelare in carcere a
Rossi, Saba, Catalfamo, Valter Cardini e Generoso Ventola.
Nell'inchiesta è finito anche con il capo ultrà del Genoa, Massimo
Leopizzi.
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