domenica 23 aprile 2017

POLICORO. RICERCA PETROLIO E NAVI CARICHE DI RIFIUTI TOSSICI O RADIOATTIVI AFFONDATE NEL MEDITERRANEO: DENUNCIA ALL'UNIONE EUROPEA PER VIOLAZIONE DEL DIRITTO COMUNITARIO DA PARTE DELLO STATO ITALIANO

L'HANNO PRESENTATA LE ASSOCIAZIONI MEDITERRANEO NOSCORIE E NOSCORIE TRISAIA
Felice Santarcangelo e Giovanna Bellizzi
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.4.17

POLICORO - “Abbiamo denunciato all'Unione Europea lo Stato italiano per le violazioni al diritto comunitario che secondo noi ha commesso nel rilasciare i decreti di compatibilità ambientale in merito alle istanze di ricerca petrolifera presentate da numerose compagnie nei mari Jonio ed Adriatico”. Lo ha detto ieri Giovanna Bellizzi, portavoce di Mediterraneo noscorie, nel corso di una conferenza stampa organizzata congiuntamente a Noscorie Trisaia per rendere nota l'iniziativa. Ma in cosa consisterebbero le violazioni di cui sarebbe responsabile il Governo nazionale? Bellizzi: “Recentemente sono stati desecretati molti documenti dalla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti sulle cosiddette navi dei veleni che sarebbero state affondate nel Mediterraneo negli anni a cavallo del 1990. Si tratterebbe di 23 carrette cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Navi di cui hanno parlato tre pentiti di criminalità organizzata e su cui hanno indagato più procure tra cui quella di Matera col compianto procuratore Nicola Maria Pace. Ipotesi investigative e giornalistiche che meritano di essere approfondite. Come si fa a rilasciare permessi di ricerca petrolifera con la tecnica dell'air guns (spari di aria compressa in acqua con una potenza di circa 250 decibel, a frequenza di 10 secondi e per 24 ore al giorno) capace di incidere sui fondali marini senza aver indagato sulla ubicazione di questi relitti e, quindi, senza mettere a repentaglio le comunità? Se per costruire una casa viene chiesta la perizia geologica è possibile rilasciare tali permessi senza essere certi che bidoni di scorie e di rifiuti non siano adagiati sul fondo del Mediterraneo?” E Felice Santarcangelo, di Noscorie Trisaia, ha aggiunto: “Dal 2008 siamo in lotta per difendere i nostri mari dall'assalto delle trivelle. Ora ecco i documenti con i nomi delle navi affondate tra Jonio e Tirreno. Mari che si vogliono scandagliare con l'Air guns pericoloso per la flora, la fauna, i reperti archeologici derivanti dai traffici tra lo Jonio greco e quello italiano all'epoca della Magna Grecia. Senza contare che la frana documentata nel Golfo di Taranto ed i vulcani sottomarini già censiti potrebbero avere conseguenze dall'impatto con quella tecnica. Da qui la nostra denuncia alla Unione Europea affinchè condanni lo Stato italiano per le violazioni del diritto comunitario che secondo noi ha commesso”. 

NAVI CON CARICHI RADIOATTIVI AFFONDATE NEL MEDITERRANEO. NEL 2008 L'APPELLO DEL COMITATO PER LA VERITÀ PER FAR LUCE SUI TRAFFICI
Il 28 ottobre 2008 il Comitato per la verità lanciò un appello affinchè si facesse luce sui traffici di rifiuti radioattivi e sulle navi dei veleni. L'appello fu firmato anche da Marco De Biasi (Legambiente Basilicata) e da Nicola Maria Pace (il compianto magistrato che indagò sul nucleare di Rotondella). Nel testo si evidenziava come “le indagini riconducono ad un network criminale dedito allo smaltimento di rifiuti in mare o nelle montagne dell’Aspromonte e della Lucania. Un intreccio su cui stava lavorando Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio insieme a Miran Hrovatin. Scenari segnati anche dalla morte del capitano Natale De Grazia impegnato nelle indagini sugli affondamenti di navi lungo le coste italiane”. L'appello rimase inascoltato.

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