VINCENSO DE MARE IN UNA FOTO DEI TANTI ARTICOLI DELLA GAZZETTA SUL SUO OMICIDIO |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.7.17
SCANZANO JONICO – Ventiquattro anni senza avere giustizia e verità. Accade in Basilicata, nel Metapontino, dove c'è chi non ha perso la speranza di sapere chi ha ucciso un marito, un padre, un uomo dedito al lavoro ed alla famiglia. L'omicidio di Vincenzo De Mare, avvenuto in un caldissimo 26 luglio 1993, è uno dei delitti irrisolti della nostra regione. Un assassinio brutale chiuso dalla magistratura come commesso da ignoti. La giustizia italiana non è riuscita a dare volti e nomi a mandanti ed assassini. Così, l'avvocato Gianni Di Pierri, difensore dei figli della vittima, Daniela, avvocato anche lei, e Davide: “Mi dispiace che le grandi questioni giudiziarie come i grandi problemi della Basilicata nella nostra terra restano sempre misteri destinati a non risolversi mai per cui lo sforzo da fare, quanto meno, è quello di non farli cadere nel dimenticatoio”. Uno sforzo a cui si è associato anche il sindaco del centro jonico, Raffaello Ripoli (Movimento civico scanzanese), che ha lanciato un appello: “Chi sa parli. Sarei felice se, anche a distanza di 24 anni, la verità su quell'omicidio efferato venisse fuori. E lo dico anche perchè sono legato da amicizia con la mia collega Daniela. Per questo e per amore della giustizia la mia amministrazione ha tutta l'intenzione di voler confermare un impegno assunto con la famiglia da quella precedente: intitolare la strada della lottizzazione privata a ridosso dell'area della chiesa dell'Annunziata a Vincenzo De Mare. La strada a breve sarà consegnata al Comune. Noi prepareremo l'apposita delibera e ne seguiremo il relativo iter burocratico”. Il primo cittadino, altresì, ha anche confermato l'impegno pubblico a voler organizzare, in accodo con l'associazione antimafia Libera di Basilicata, un evento annuale sul caso per far si che esso non venga dimenticato. Sino a quando non ci sarà giustizia. Giustizia invocata anche in questa ricorrenza dalla famiglia. Ricordiamo che De Mare, autotrasportatore della locale centrale del latte, il 26 luglio 1993 fu ucciso con due colpi di fucile mentre era al lavoro nel suo podere in località Terzo Caracciolo. Per Libera la sua morte fu decisa da chi aveva interessi mafiosi sull'ambiente lucano. L'autotrasportatore della Latte Rugiada si oppose ai traffici illeciti di rifiuti Nord-Sud. E venne ucciso. Ma l'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia si chiuse senza colpevoli.
L'AUTOTRASPORTATORE
DALLA LATTE RUGIADA. RIFIUTI “SPORCHI” E DELITTO DI MAFIA
SCANZANO JONICO –
Vincenzo De Mare, autotrasportatore, fu ucciso mentre stava arando,
a Terzo Caracciolo. I carabinieri accusarono un pensionato. Che fu
scagionato. La Polizia, quindi, indagò sui traffici di rifiuti Nord
– Sud. E fu archiviazione. Il caso fu riaperto dalla Direzione
distrettuale antimafia nel 2005. Cinque le persone indagate. Un
delitto di mafia legato al traffico dei rifiuti sporchi. De Mare si
oppose e venne ucciso. Altra archiviazione. Poi, l'accusa di false
dichiarazioni al pubblico ministero contro un agricoltore condannato
in primo grado ma con reato prescritto in appello.
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