LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 19.2.18
Ancora un libro sulla tragica storia di Isabella
Morra, sulla sua poesia e sul centro medioevale di Favale, oggi
Valsinni. Si tratta di “I prigionieri del Siri”, scritto da
Antonio Casoria per l'editore bookabook. Si tratta di una
pubblicazione di ben 817 pagine scritte da Casoria, 39 anni, laureato
in filosofia a Pisa. Appassionato di storia e di letteratura russa, è
autore di articoli filosofici pubblicati in sillogi specializzate. Si
occupa in particolare di storia del Rinascimento meridionale e di
teoria del romanzo storico e sociale. “I prigionieri del Siri” è
la sua prima opera narrativa. Ma ecco quanto è riportato sulla
quarta di copertina: “Le catene che l'avevano imprigionata in
quelle colline e al fiume Siri (l'attuale Sinni, ndr) non si erano
spezzate. Isabella sarebbe rimasta per sempre a poetare sulle sponde
di quel corso d'acqua placido ed irregolare”. Poi, la presentazione
dell'editore: “1544. Alla sommità di Favale si erge una rocca,
feudo della famiglia Morra. In un luogo lontano dai turbinii della
Storia, l’esistenza dei suoi abitanti verrà scossa da una serie di
avvenimenti. Al centro del romanzo campeggiano le figure di Isabella
Morra, celebre poetessa del Cinquecento, e del suo precettore
Diomede, il quale viene richiamato dal barone di Favale dopo anni di
lontananza. Reduce da vicende , Diomede si è avvicinato a dottrine
filosofiche considerate eretiche, tali da esporlo ai pericoli della
persecuzione. La vita dei due protagonisti sarà resa quanto mai
difficile dai fratelli di Isabella, uomini oziosi e violenti. Le
vicende degli abitanti della rocca si intrecceranno con la figura del
poeta e soldato spagnolo Diego Sandoval de Castro che inizierà con
Isabella una storia d’amore segreta, suscitando l’ostilità
atavica e le trame dei Morra contro l’odiato straniero. Il romanzo
si basa su fatti storici realmente accaduti. La fantasia dell’autore
si è limitata a insinuarsi nel cono d’ombra del mito con il fine
di indagare la realtà oscura dell’animo dei protagonisti,
affiancandosi il più fedelmente possibile a ciò che la Storia ci ha
tramandato e accompagnandola dove la lacunosità delle fonti
impedisce di discernere il vero dalla leggenda”.
Nessun commento:
Posta un commento