giovedì 28 giugno 2018

PROCESSO BASILISCHI. ANGELO CHIEFA, ASSOLTO DAL REATO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA, CHIEDE IL RISARCIMENTO PER INGIUSTA DETENZIONE. LA CASSAZIONE RIMANDA GLI ATTI ALLA CORTE D'APPELLO DI POTENZA

IL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI POTENZA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 28.6.18

POTENZA – Angelo Chiefa, di Matera, assolto dall'accusa di associazione di stampo mafiosa secondo l'articolo 416 bis del codice penale con sentenza della Corte di appello di Potenza dopo essere stato condannato in primo grado a 5 anni di reclusione nell'ambito del processo denominato Basilischi, ha chiesto il risarcimento per ingiusta detenzione. Nel processo, lo ricordiamo, erano imputati tutti coloro i quali erano stati considerati da investigatori ed inquirenti componenti della cosiddetta “Quinta mafia”. Così, Chiefa, tramite il suo avvocato, Pietro Damiano Mazzoccoli, vuole i danni come previsto per legge. “Il mio assistito - ha dichiarato il legale alla Gazzetta – trascorse oltre un anno in carcere in base alle accuse a lui rivolte. Dopo l'assoluzione definitiva, perciò, abbiamo deciso di chiedere quanto previsto dalle norme in vigore per la detenzione ingiusta a cui egli fu sottoposto. La Corte di appello, però, ha rigettato la richiesta. Da qui il ricorso alla Quarta sezione della Corte di Cassazione di Roma che, con sentenza depositata il 22 maggio 2018, lo ha accolto. Nessuno dei collaboratori di giustizia sentiti durante le tante udienze del maxiprocesso “Basilischi”, infatti, quali Michele Danese, Rocco Trolio, Francesco Bertilaccio, Nazareno Santarsiero, Giusepe Scarcia, Mario Castellaneta ed altri, avevano accusato Chiefa di alcun fatto illecito. L’unico asserito suo incontro con il Danese del 1996 non provava assolutamente nulla se non la conoscenza occasionale tra i due tale da non costituire colpa grave trattandosi di fatto successivo al momento cautelare. La Cassazione, perciò, ha rimesso gli atti alla Corte di appello di Potenza per nuovo esame in ordine alla richiesta di ingiusta detenzione. Allo stato si è in attesa di fissazione udienza”.

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