FILIPPO MELE CON IL GENERALE ROSARIO CASTELLO ED IL COLONNELLO SAMUELE SIGHINOLFI |
di FILIPPO MELE
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (PRIMA PAGINA) 27.10.18
La mia vita da giornalista vigilata dai carabinieri nella “Gomorra del Metapontino” dopo il “regalo” fattomi dalla criminalità nella notte del 10 ottobre scorso. Si trattava di una busta bianca con dentro un foglio, bianco, una penna biro rossa, un proiettile di pistola inesploso. Un “regalo” di cui ho parlato ieri con un'anziana donna. Che ha esclamato: “Ti vogliono uccidere”. Un messaggio inequivocabile. La prima cosa che mi viene in mente, perciò, dopo aver appreso di essere sottoposto da parte dello Stato alla misura di protezione “Vigilanza dinamica” è quella di ringraziare. Già, grazie a chi ha preso la decisione ed a chi la stanno attuando. Mi ero accorto, tuttavia, che dai giorni successivi all'intimidazione che mi è stata rivolta, ero “sorvegliato”. In maniera discreta. Insomma, i carabinieri che circolano di giorno e di notte a Scanzano Jonico ed a Policoro non proprio al mio fianco ma vicini a me sono, senza enfasi, i miei “angeli custodi”. Da quel giorno mi sembra di conoscerli tutti. Io, del resto, come avevo promesso ai lettori della Gazzetta ed all'opinione pubblica, non ho cambiato di una virgola i miei comportamenti. Ancora cammino da solo, nella tarda serata, in giro per Scanzano Jonico. Una città deserta. Tranne qualche auto che passa. Lo avevo promesso ai delinquenti che mi hanno minacciato: “Io non ho paura”. Certo, nelle prime ore dall'accaduto, mi commuovevo pensando alle sofferenze di mia moglie, di mia figlia, delle mie nipotine, e dei miei amici e colleghi. Ma, sorpresa, mi sono reso conto che loro erano e sono più determinati di me. E la gente mi ha incoraggiato: “Vai avanti. Siamo con te”. Un ragazzo mi ha detto: “Io sono Filippo Mele”. Come non ringraziare tutti? Grazie per il sostegno ad una lotta, quella contro “la Gomorra del Metapontino” che non smetterò per una penna biro rossa ed un proiettile inesploso lasciato di notte davanti alla mia casa. A maggior ragione ora che sono sotto “vigilanza dinamica” da parte dello Stato.
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