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FINOCCHI DISTRUTTI DAL GELO |
LA GAZZETTA DEL
MEZZOGIORNO 15.1.19
POLICORO –
Prezzi “boom”
per i prodotti ortofutticoli a causa del gelo. A denunciarlo la
Confederazione italiana agricoltori (Cia) prendendo a base “i costi
nei mercati all’ingrosso del Metapontino dove, secondo l'Ismea, gli
ortaggi hanno superato il 55% di rincaro (cavolfiore) e il 10%
(scarola), le arance il 20%, con situazioni analoghe per i mercati di
Foggia (finocchi più 23%, lattuga più 18%) o Bari (sedani più
7%)”. Insomma, il gelo che ha colpito la Basilicata e l'area jonica
lucana nei giorni scorsi si è fatto sentire. Ancora l'organizzazione
professionale agricola: “A rincarare sono stati cavolfiori,
finocchi e lattughe. Ma sono quasi raddoppiati i listini delle
melanzane da serra che, coi pomodori, avevano risentito dell'ondata
del freddo di novembre. Meglio per i carciofi dove i rialzi non hanno
superato il 30% e per le zucchine con aumenti del 20%. Spariti i
fagiolini italiani con la maggior parte del prodotto sui banchi
dell'ortofrutta che arriva dal Nord Africa”. Quale il risultato di
questi rincari? “Le verdure potranno scarseggiare nei mercati per i
prezzi elevati, sui quali occorre aggiungere il 60% della vendita al
dettaglio. Una situazione che si ripercuote oltre che sui produttori
direttamente sui consumatori e che si aggrava perché il gelo ha
l’effetto di rendere frutta ed ortaggi “più brutti”, fattore
che determina il consumatore a “scartare” il prodotto. Accade che
in Italia finiscono ancora nel bidone 146 kg di cibo a persona.
Succede nella Grande distribuzione organizzata, con i prodotti in
scadenza o invenduti, fino ad arrivare alle mura domestiche, dove si
concentra più del 40% del totale degli sprechi alimentari del
Paese”. Allora? La Cia ha proposto di ritornare alla cultura
contadina che non conosce lo spreco: “Gli agricoltori non gettano
mai niente dei prodotti della terra e del loro lavoro: anche quelli
meno presentabili, quelli “brutti”, sono tutti buoni. I bitorzoli
di una verdura, qualche ammaccatura in un frutto, è una questione di
estetica non di qualità. Così come in cucina, dove si può dare
valore anche agli avanzi della tavola, con le ricette contadine che
usano ciò che resta del pasto per ri-creare piatti eccezionali”.
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