BIDONI CON RIFIUTI NUCLEARI NELL'ITREC DELLA TRISAIA |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 4.1.18
ROTONDELLA – Nuclearizzati si, con tutte le conseguenze di inquinamenti vari, ma indennizzati. Così, lo Stato si sdebita con gli enti locali sedi di siti dell'ex sistema atomico italiano. In arrivo, infatti, ci sono soldi freschi, relativi all'anno 2016, per la Provincia di Matera ed i Comuni di Rotondella, Policoro, Nova Siri e Tursi. La Provincia ed i centri interessati, cioè, dalla presenza del bubbone nucleare del Metapontino, l'Itrec della Trisaia. E' stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 29 dicembre scorso la delibera Cipe adottata il precedente 25 ottobre. Così, su un totale di 1.526.234, 81 euro, il 10,4387% della somma totale, 763.117,41 andranno a Rotondella, il Comune che ha tra i suoi confini il sito coinvolto; 381.558,70 alla Provincia; 227.874,03 a Policoro; 114.765,84 a Nova Siri; 38.928,51 a Tursi. Si tratta, nello specifico, di fondi definiti di “compensazione” destinati a quelle entità penalizzate per avere nel loro ambiente strutture zeppe di scorie radioattive da mettere in sicurezza riportando le aree interessate a prato verde. Quando avverrà? Ricordiamo, intanto, che la decisione del Cipe deriva dalla legge di conversione del “famigerato” Decreto del 13 novembre 2003, quello che ubicava il Deposito unico delle scorie nucleari d'Italia a Scanzano Jonico. Da allora, infatti, gli utenti pagano in bolletta elettrica un contributo destinato alla dismissione delle ex centrali e degli ex impianti atomici con parte di questo “balzello” diretto ai Comuni sedi di tali servitù. Come vengono ripartiti tali fondi? In base a tre componenti: la radioattività presente nelle strutture, i rifiuti radioattivi, il combustibile nucleare fresco ed irraggiato censito. La ripartizione tra i vari enti, invece, viene effettuata sulla scorta dei seguenti criteri: 50% al Comune ospitante l'ex impianto, 25% alla Provincia, 25% ai Comuni confinanti in proporzione alla superficie ed alla popolazione residente nel raggio di 10 km. I fondi stanziati, però, sono a destinazione vincolata: tutela delle risorse idriche; bonifica di siti inquinati; gestione dei rifiuti; difesa ed assetto del territorio; conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette e tutela della biodiversità; difesa del mare e dell'ambiente costiero; prevenzione e protezione dall'inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico; interventi per lo sviluppo sostenibile.
L'ITREC, IL BUBBONE ATOMICO LUCANO
ROTONDELLA – L’impianto per il trattamento e la rifabbricazione di elementi di combustile nucleare (Itrec) del ciclo uranio-torio ha una storia travagliata. Storia che inizia dalla sua costruzione, anni 1970-1975, e che passa attraverso l'inchiesta “Nucleare connection”, del 1994, con l'accusa di produzione clandestina di materiale radioattivo, ed arriva sino a quella della Procura distrettuale antimafia di Potenza del 13 aprile scorso col sequestro di alcune strutture e le accuse di inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. L’impianto fu realizzato per un accordo del 1962 tra Italia ed Usa. Alla chiusura delle attività nucleari, dopo il referendum dell’8 e 9 novembre 1987, però, restarono in Trisaia 64 elementi provenienti da Elk River (Minnesota). Barre che l'Italia ha tentato più volte, invano, di restituire agli States.
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