martedì 5 febbraio 2019

POLICORO. I FERRARA NELL'INCHIESTA SULLE SOCIETÀ AIUTATE A FALLIRE SENZA PAGARE CREDITI. GLI IMPRENDITORI, PADRE E FIGLI, PER UN ANNO NON POTRANNO ESERCITARE ATTIVITA' ECONOMICHE

L'INCHIESTA. INDAGINI DELLA GUARDIA DI FINANZA

SCOPERTO NEL MESSINESE UN SISTEMA CHE SALVAVA PARTE DEI PATRIMONI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 5.2.19
Il Metapontino e i Ferrara, potente famiglia di imprenditori, entrata nella storia economica della Basilicata per la realizzazione di importanti infrastrutture, fanno parte di un capitolo dell'operazione “Default” della Guardia di Finanza di Messina che ha portato all'arresto di 5 persone e alla sospensione di altre 11 da attività economiche per un anno. Tra queste ultime compaiono i nomi di Francesco Rocco Ferrara, 54 anni, e dei figli Gaetano, 25, e Ottavio, 23 anni, di Policoro. Ma anche di Elena Zippo, 49 anni, residente a Milazzo, che ha lavorato al Comune di Scanzano Jonico quando era sindaco Mario Altieri. Per i cinque arrestati le accuse, contestate a vario titolo, sono di associazione per delinquere dedita alla commissione di reati di bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, riciclaggio ed autoriciclaggio, falso ideologico in atto pubblico ed appropriazione indebita. Le indagini della Guardia di finanza hanno portato alla luce l'esistenza di un “sistema” che consentiva alle società in sofferenza economica di non pagare i creditori e il fisco. Da tutta Italia si rivolgevano a professionisti messinesi per essere consigliati su come fallire e salvare parte dei patrimoni. Artefici di questo “sistema” sono considerati l'avvocato Andrea Lo Castro, molto noto a Messina, già arrestato nell'operazione antimafia Beta e a processo in concorso esterno in associazione mafiosa, e il suo braccio fiscale, il commercialista Benedetto Panarello. Entrambi sono finiti in carcere con l'esecuzione di una ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Maria Vermiglio su richiesta del pubblico ministero Francesco Massara che coordina l'inchiesta. Cinque le società coinvolte che sfruttando il sistema suggerito da Lo Castro e Panarello avrebbero aggirato il pagamento di 20 milioni di euro verso creditori e fisco. Il trucco dei consulenti era semplice. Trasferivano l'attivo delle società barcollanti in nuove spa, intestavano quelle vecchie a dei prestanome che nel giro di un anno le chiudevano. Le indagini si sono sviluppate attraverso le intercettazioni ambientali ricavate con il piazzamento di alcune cimici nello studio legale di Lo Castro. Nell'operazione sono stati sottoposti agli arresti domiciliari l'avvocato Francesco Bagnato, Orazio Oteri, di fatto muratore, ma intestatario di diverse società, e Giuseppe Barbera. Questi ultimi due, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati i prestanome utilizzati da Lo Castro, Panarello e Bagnato. Ordinato pure il sequestro di 15 milioni di euro, il credito mancante al fisco, mentre altri 5 milioni sono contestati da altri creditori.
(ARTICOLO NON FIRMATO ATTRIBUIBILE A REDAZIONE MATERA)


UNO DEGLI ESPEDIENTI PER AGGIRARE LE LEGGI.
DENUNCIANDO LE BANCHE METTEVANO AL RIPARO I LORO SOLDI
Sequestri della Guardia di Finanza sono avvenuti in più parti d'Italia. Tra questi il Grand Hotel di Chianciano e società a Roma, Milano, Siena, Policoro e Reggio Calabria. Tutte imprese aiutate a fallire “bene” e a salvare i loro patrimoni attraverso espedienti, che sfruttavano le leggi per aggirarle. Uno di questi consisteva nel denunciare per anatocismo una banca che vantava crediti. Nella intercettazione di una conversazione che l'avvocato Andrea Lo Castro ha con un cliente nel suo studio legale si comprende come. “Se io prima che la banca si muove - spiega il legale, considerato dalle accuse della procura messinese il deus ex machina del sistema – faccio causa alla banca, la banca per legge non può chiedere il decreto ingiuntivo, perchè deve aspettare che finisce la causa... chiudo anche la società, le società le chiudo, dopo un anno dalla chiusura non possono fallire per legge, la banca non trova più niente, quando io finisce il tempo, la banca non ha più niente”.
(ARTICOLO NON FIRMATO ATTRIBUIBILE A REDAZIONE MATERA)

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