martedì 24 marzo 2020
IO, MEDICO DI FAMIGLIA CON IL CANCRO ALLA PROSTATA, DOPO RADIOTERAPIA, NON HO CEDUTO LE ARMI, SONO IN TRINCEA
L'ATTACCO DELL'ASSESSORE REGIONALE ROCCO LEONE ALLA MIA CATEGORIA COME UNA PUGNALATA ALLE SPALLE. SI VUOLE IL MORTO TRA I MIEI COLLEGHI ANCHE IN BASILICATA DOPO GLI 11 DI TUTTA ITALIA? OGGI SONO STATO A CASA DI DUE MIEI ASSISTITI A MANI NUDE
Cari lettori, riprendo il mio “Diario di un medico di famiglia nell'epoca del Coronavirus” con la morte nel cuore. Proprio in questa data in cui compio 67 anni. Potrei andarmene in pensione, oltretutto, ed abbandonare il campo. Ma chi mi conosce sa che non lo farei mai. Anche se ieri ed oggi sono stati i giorni più brutti della mia vita. IO MEDICO DI MEDICINA GENERALE, CON IL CANCRO ALLA PROSTATA, DOPO RADIOTERAPIA, non ho ceduto le armi. Sono un soggetto a rischio. Ma sono nel mio ambulatorio, con colleghi e segretaria, a battermi contro il nemico invisibile. Insieme ai nostri pazienti. Piango mentre scrivo. I miei assistiti e l'opinione pubblica del Metapontino non hanno saputo mai niente della mia grave patologia. Ora lo sanno. Debbono saperlo. Ho continuato a lavorare pur mentre andavo a Taranto, nell'orario di chiusura, per sottopormi alle sedute di radio. Così ci vado per le visite e gli esami di controllo. Il mio corpo è tatuato. Ma torniamo al mio diario. Ieri, lunedì, non abbiamo avuto un attimo di respiro tra centinaia di ricette da spedire via mail alle farmacia per non far girare inutilmente le persone, tra cinque assistiti che ho messo in quarantena dopo i tre casi di positività di Policoro, tra una decina di controlli telefonici a chi accusava patologie varie. Una giornata faticosa come mai. Ieri sera, poi, verso le 22.30, mentre camminavo in casa per fare i miei 10mila passi quotidiani, ho visto un messaggio Wathsapp di una collega con una intervista dell'assessore regionale alla salute, Rocco Leone, ed una domanda: “Cosa ne pensi della grande considerazione che l'assessore ha dei medici di famiglia?” Ho aperto il link di Basilicata 24 ed ho letto il titolo, esplicativo: “Coronavirus. L'assessore Leone: i medici di famiglia hanno ceduto le armi”. Ho letto di colpo il testo stilato da Giusy Cavallo ed ho considerato le accuse di Leone come una pugnalata alle spalle della mia categoria professionale. Oltretutto sferrata da un collega, pur se pediatra di libera scelta. Proprio in quel momento, poi, sul televideo Rai è uscita la notizia di 11 medici di famiglia morti a causa del Covid-19 con altri 20 gravi, in terapia intensiva. Il generale invece che arringare le truppe alla battaglia finale le denigra, le offende, gli toglie dignità. Come continuare a lavorare dopo le accuse del responsabile numero 1 della sanità lucana? Si vuole forse il morto tra medici di famiglia anche della Basilicata? Stanotte ho dormito poco e male. Stamattina in ambulatorio un po' di calma in più rispetto a ieri ma due chiamate per visite domiciliari. Alla chiusura sono andato a farle entrambe. La prima a due vecchietti, soli, a cui ho revisionato la terapia per la tosse di lui. E mi sono portato a casa dieci uova. La seconda ad una paziente allettata con problemi gravi. SONO ANDATO A FARE QUESTE DOMICILIARI, CARO ASSSSORE LEONE, A MANI NUDE. Ho indossato un camice monouso che adopero quando faccio l'asportazione dei tappi di cerume dalle orecchie dei miei assistiti, senza calzascarpe, senza occhiali, con i guanti che aveva comprato mia moglie al supermercato, con una delle tre mascherine di tipo FP2 che sono l'unico presidio avuto dalla Asm. Dieci giorni fa. Quelle mascherine le trattiamo in maniera religiosa. Quando sono tornato a casa mi sono tolto le scarpe all'ingresso, ho messo maglione e pantaloni in lavatrice, mi sono lavato a fondo mani e viso. Spero che tutto vada bene per le famiglie dove sono stato, per me, mia moglie, gli altri miei pazienti. Calzascarpe, occhiali, mascherine da cambiare dopo accessi domiciliari e visite “pericolose”, camici monouso, sono presidi che avresti dovuto fornirci tu, caro assessore. IO SONO ANDATO A MANI NUDE A FARE QUESTE VISITE. Quanti accessi domiciliari al giorno fai ai tuoi bambini? Perchè l'ammalata di San Costantino Albanese non sei andata a visitarla al suo domicilio invece di farla venire, con una broncopolmonite, nel tuo ambulatorio pediatrico? Non ricordi quando facesti la prima intervista ad Emmenews su questa pandemia in cui invitasti la gente a rivolgersi, in caso di patologie respiratorie, al 118 e non ai pronto soccorso degli ospedali dimenticando, come ti feci rilevare, proprio i medici di famiglia? No, così, non va caro Leone. Ti consideri, forse, il più bravo di tutti? Troppo comodo fare il pediatra di base in una realtà senza concorrenza, in regime di monopolio. A Policoro le famiglie non sanno dove portare i bambini. I pediatri titolari, tra cui tu, sono pieni. Così, alcuni genitori li iscrivono ai tuoi colleghi di Scanzano Jonio, Nova Siri, Montalbano. E qualcuno, dopo i sei anni, anche da noi. Ci hai mai pensato a come sostituire un medico di famiglia che dovesse contagiarsi con il Coronavirus? Chi dovrebbe assistere i suoi iscritti? Io lavoro in una medicina di gruppo con 4000 pazienti a carico. Se mi infetterò, l'ambulatorio sarò chiuso per almeno 14 giorni. Dove andrà chi che seguiamo noi? Allora? Mi rivolgo al “governatore” Vito Bardi. Il generale deve infondere coraggio alle sue truppe. Non deve delegittimarle, non deve togliere loro l'entusiasmo di combattere nel momento decisivo della battaglia. Cosa pensi tu delle esternazioni del tuo assessore? Sarebbe gradita risposta. Chiudo, tuttavia, con una notizia-speranza: oggi, tra tutti i tamponi processati in regione solo uno è risultato positivo, a Valsinni. Il virus, forse, arretra. Tutto merito di Leone?
Onorato di essere stato un tuo discepolo, Giuseppe Faillace!
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