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PANDEMIA DA COVID-19. UN MEDICO DI FAMIGLIA "BARDATO" PRIMA DI UNA VISITA DOMICILIARE |
SONO 173 I MEDICI DECEDUTI PER
INFEZIONE DA CORONAVIRUS. GRAN PARTE SONO MEDICI DI FAMIGLIA. AI LORO
FAMILIARI, PERO', LO STATO NON ASSEGNERA' ALCUN RISARCIMENTO COME, AL
CONTRARIO, PER I MEDICI DIPENDENTI. INSOMMA, AI PARENTI DEI
GENERALISTI, CONVENZIONATI CON IL “PUBBLICO”, NON TOCCA NULLA PER
LA MORTE SUL LAVORO DI UN LORO CONGIUNTO. COSI' GLI STESSI MEDICI, SE
AMMALATISI SONO GUARITI CON ESITI, STANNO INCONTRANDO DIFFICOLTA' SIA
CON LO STATO, POICHE' NON COPERTI DALLE TUTELE INAIL, SIA CON LE
ASSICURAZIONI PRIVATE POICHE' L'INFEZIONE NON E' UN INFORTUNIO SUL
LAVORO. ALLORA? PROTESTANO I SINDACATI DI CATEGORIA MENTRE IL
SENATORE LUCANO GIANNI PITTELLA, MEDICO, HA PRESENTATO UNA PROPOSTA
DI LEGGE PER ELIMINARE UNA INGIUSTIZIA COLOSSALE. ED IN SEDE INAIL E'
INSEDIATO UN GRUPPO DI LAVORO. COME FINIRA'?
“Medici
non eroi” diceva una campagna della Federazione italiana medici di
famiglia (Fimmg) di Bari lanciata nel periodo clou della pandemia da
Covid-19. Una campagna che, col senno di poi, potrebbe tradursi in
“Meglio medici vivi che morti”. Gia'. Anche da vittime del
Coronavirus, infatti, i professionisti della salute del Belpaese,
anzi i loro familiari, sono divisi in due categorie: quelli di serie
A e quelli di serie Z. I primi sono i parenti dei medici dipendenti.
I secondi quelli dei medici di famiglia. Dove sarebbe la differenza
se tutti i caduti sono inseriti nel lungo elenco, a venerdì scorso
erano ben 173 i medici deceduti a causa dell'infezione, che ogni
giorno l'Ordine dei medici compila sul suo sito Internet? Sta nello
status lavorativo. I generalisti, infatti, sono convenzionati, vale a
dire parasubordinati. Pertanto sono stati esclusi dalle categorie ai
cui famigliari toccano i risarcimenti risconosciuti invece ai
dipendenti. Ciò, e lo scriviamo per completezza, riguarda anche i
pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali ed i
professionisti della Continuità assistenziale. Così, difficoltà ci
sono anche per coloro che, pur riuscendo a non soccombere, sono
rimasti con esiti: non c'è stato, sinora, nessun riconoscimento di
infortunio sul lavoro né da parte dell'Inail né da parte delle
assicurazioni private. L'infezione, subdola, invisibile, non è un
evento traumatico acuto con conseguenti fratture o altre lesioni ben
visibili ed obbiettivabili. E non è tra le calusole di polizza.
Allora? Allora a protestare sono stati, sinora, i sindacati della
medicina generale che hanno messo in risalto l'assurdità di tale
ingiustizia. L'ente di previdenza dei medici, l'Enpam, intanto, si è
appellato al Governo affinché “i familiari di tutti i camici
bianchi caduti lottando contro il Covid-19 ricevano un risarcimento.
Lo Stato, infatti, tramite l’Inail, ha deciso di riconoscere un
indennizzo ai medici dipendenti, parificando retroattivamente il
Covid-19 all'infortunio sul lavoro. La misura però non ha effetto
per liberi professionisti e parasubordinati”. “Anche loro però
erano sul fronte a combattere a mani nude – ha spiegato il
presidente Alberto
Oliveti.
Sarebbe dunque giusto e perequativo riconoscere ai loro familiari lo
stesso risarcimento previsto per gli assunti”.
E le istituzioni? Nel loro silenzio "assordante" dopo le
proteste dei sindacati di categoria e dei parenti dei medici
convenzionati "eroi" caduti sul "campo di battaglia"
pronti a rivolgersi alla magistratura per far valere i loro diritti,
c'è da registrare una proposta di legge presentata dal senatore
Gianni Pittella. Si tratta di un parlamentare "di peso"
poichè è stato vicepresidente del Parlamento Europeo dal 2009 al
2014 e che, per chi non lo sapesse, è medico. I lettori del mio blog
e gli amici della mia pagina Fecebook, oltretutto, sanno che egli è
un lucano di Lauria (PZ). Cosa si prefegge il pdl Pittella?
Rispondiamo con i due articoli che lo compongono: "Art. 1. In
considerazione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19,
caratterizzata da particolare contagiosità a causa della virulenza
dell’agente patogeno, e delle modalità di svolgimento del lavoro
dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e
degli specialisti ambulatoriali e della continuità assistenziale
che, per la loro peculiarità, comportano l’esposizione dei
suddetti soggetti al rischio di un contagio da COVID-19, a decorrere
dal 23 febbraio 2020 e fino al termine dello stato di emergenza di
cui alla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, nei
casi accertati di infezioni da COVID-19 in occasione di lavoro, le
prestazioni INAIL sono erogate anche ai medici di medicina generale,
ai pediatri di libera scelta e agli specialisti ambulatoriali e della
continuità assistenziale.
2. Agli oneri derivanti dall’attuazione
del presente articolo si provvede a carico del Servizio sanitario
regionale competente, fermo restando il rispetto dell’equilibrio
economico e finanziario dello stesso".
Sarà
mai approvata questa proposta di legge? Chissà... Intanto, lo stesso
Inail ha promosso un gruppo di lavoro per studiare l’estensione
della propria tutela ai medici parasubordinati (convenzionati) e
liberi professionisti. Come finirà? Una cosa è certa: stop a questa
ennesima ingiustizia italiana.
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