domenica 19 luglio 2020

STOP A UNA INGIUSTIZIA ITALIANA. NIENTE RISARCIMENTO PER I MEDICI DI FAMIGLIA MORTI PER COVID-19

PANDEMIA DA COVID-19. UN MEDICO DI FAMIGLIA "BARDATO" PRIMA DI UNA VISITA DOMICILIARE
SONO 173 I MEDICI DECEDUTI PER INFEZIONE DA CORONAVIRUS. GRAN PARTE SONO MEDICI DI FAMIGLIA. AI LORO FAMILIARI, PERO', LO STATO NON ASSEGNERA' ALCUN RISARCIMENTO COME, AL CONTRARIO, PER I MEDICI DIPENDENTI. INSOMMA, AI PARENTI DEI GENERALISTI, CONVENZIONATI CON IL “PUBBLICO”, NON TOCCA NULLA PER LA MORTE SUL LAVORO DI UN LORO CONGIUNTO. COSI' GLI STESSI MEDICI, SE AMMALATISI SONO GUARITI CON ESITI, STANNO INCONTRANDO DIFFICOLTA' SIA CON LO STATO, POICHE' NON COPERTI DALLE TUTELE INAIL, SIA CON LE ASSICURAZIONI PRIVATE POICHE' L'INFEZIONE NON E' UN INFORTUNIO SUL LAVORO. ALLORA? PROTESTANO I SINDACATI DI CATEGORIA MENTRE IL SENATORE LUCANO GIANNI PITTELLA, MEDICO, HA PRESENTATO UNA PROPOSTA DI LEGGE PER ELIMINARE UNA INGIUSTIZIA COLOSSALE. ED IN SEDE INAIL E' INSEDIATO UN GRUPPO DI LAVORO. COME FINIRA'?  

Medici non eroi” diceva una campagna della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) di Bari lanciata nel periodo clou della pandemia da Covid-19. Una campagna che, col senno di poi, potrebbe tradursi in “Meglio medici vivi che morti”. Gia'. Anche da vittime del Coronavirus, infatti, i professionisti della salute del Belpaese, anzi i loro familiari, sono divisi in due categorie: quelli di serie A e quelli di serie Z. I primi sono i parenti dei medici dipendenti. I secondi quelli dei medici di famiglia. Dove sarebbe la differenza se tutti i caduti sono inseriti nel lungo elenco, a venerdì scorso erano ben 173 i medici deceduti a causa dell'infezione, che ogni giorno l'Ordine dei medici compila sul suo sito Internet? Sta nello status lavorativo. I generalisti, infatti, sono convenzionati, vale a dire parasubordinati. Pertanto sono stati esclusi dalle categorie ai cui famigliari toccano i risarcimenti risconosciuti invece ai dipendenti. Ciò, e lo scriviamo per completezza, riguarda anche i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali ed i professionisti della Continuità assistenziale. Così, difficoltà ci sono anche per coloro che, pur riuscendo a non soccombere, sono rimasti con esiti: non c'è stato, sinora, nessun riconoscimento di infortunio sul lavoro né da parte dell'Inail né da parte delle assicurazioni private. L'infezione, subdola, invisibile, non è un evento traumatico acuto con conseguenti fratture o altre lesioni ben visibili ed obbiettivabili. E non è tra le calusole di polizza. Allora? Allora a protestare sono stati, sinora, i sindacati della medicina generale che hanno messo in risalto l'assurdità di tale ingiustizia. L'ente di previdenza dei medici, l'Enpam, intanto, si è appellato al Governo affinché “i familiari di tutti i camici bianchi caduti lottando contro il Covid-19 ricevano un risarcimento. Lo Stato, infatti, tramite l’Inail, ha deciso di riconoscere un indennizzo ai medici dipendenti, parificando retroattivamente il Covid-19 all'infortunio sul lavoro. La misura però non ha effetto per liberi professionisti e parasubordinati”. “Anche loro però erano sul fronte a combattere a mani nude – ha spiegato il presidente Alberto Oliveti. Sarebbe dunque giusto e perequativo riconoscere ai loro familiari lo stesso risarcimento previsto per gli assunti”. E le istituzioni? Nel loro silenzio "assordante" dopo le proteste dei sindacati di categoria e dei parenti dei medici convenzionati "eroi" caduti sul "campo di battaglia" pronti a rivolgersi alla magistratura per far valere i loro diritti, c'è da registrare una proposta di legge presentata dal senatore Gianni Pittella. Si tratta di un parlamentare "di peso" poichè è stato vicepresidente del Parlamento Europeo dal 2009 al 2014 e che, per chi non lo sapesse, è medico. I lettori del mio blog e gli amici della mia pagina Fecebook, oltretutto, sanno che egli è un lucano di Lauria (PZ). Cosa si prefegge il pdl Pittella? Rispondiamo con i due articoli che lo compongono: "Art. 1. In considerazione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, caratterizzata da particolare contagiosità a causa della virulenza dell’agente patogeno, e delle modalità di svolgimento del lavoro dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e degli specialisti ambulatoriali e della continuità assistenziale che, per la loro peculiarità, comportano l’esposizione dei suddetti soggetti al rischio di un contagio da COVID-19, a decorrere dal 23 febbraio 2020 e fino al termine dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, nei casi accertati di infezioni da COVID-19 in occasione di lavoro, le prestazioni INAIL sono erogate anche ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e agli specialisti ambulatoriali e della continuità assistenziale.
2. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo si provvede a carico del Servizio sanitario regionale competente, fermo restando il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario dello stesso".

Sarà mai approvata questa proposta di legge? Chissà... Intanto, lo stesso Inail ha promosso un gruppo di lavoro per studiare l’estensione della propria tutela ai medici parasubordinati (convenzionati) e liberi professionisti. Come finirà? Una cosa è certa: stop a questa ennesima ingiustizia italiana.

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