martedì 24 novembre 2020

LA VIOLENZA SULLE DONNE: QUANTA STRADA DA FARE

DON MARCELLO COZZI (CESTRIM): “E POI CE NE SONO TANTE ALTRE, TROPPE, SENZA VOLTO E SENZA NOME CHE OGGI, ORA, IN QUESTO MOMENTO, CONTINUANO AD ESSERE VIOLENTATE, BRUTALIZZATE, ANNULLATE PERCHÈ DONNE. PERCHÉ NON È SUFFICIENTE DIRE CHE SI STA DALLA PARTE DELLE DONNE CHE SUBISCONO VIOLENZA, OCCORRE CREARE PERCORSI CONCRETI PERCHÉ QUELLA GABBIA VENGA SMANTELLATA”

IL COMUNICATO STAMPA DI DON MARCELLO COZZI (CENTRO STUDI E RICERCHE SULLE REALTÀ MERIDIONALI)

Ci sono Aisha, Waris, Nada, Ayaan, infubalate e costrette a sposarsi ancora bambine. 

E poi Sampat, Diana, Hevrin, Marielle, Ruth, Roxane che hanno pagato con la vita, con la fuga o con la discriminazione il diritto alla libertà sessuale, ad un'appartenenza di casta o al colore della pelle. 

C'è Malala, pakistana, condannata a morte dai talebani perché reclama il diritto allo studio per le donne. 

C'è Ipazia, filosofa e matematica che agli albori del cristianesimo fu uccisa dal fanatismo religioso cristiano perché rivendicava il diritto alla conoscenza.

Ci sono Nadia, Valentina, Franca, Lucia aggredite e violentate solo perché donne e perché donne attiviste.

E poi ce ne sono tante altre, troppe, senza volto e senza nome che oggi, ora, in questo momento, continuano ad essere violentate, brutalizzate, annullate perchè donne. Perché la violenza non è solo quando umiliano il tuo corpo, ma anche quando non ti danno spazio in politica, quando sei retribuita meno dei maschi nel tuo lavoro, quando devi scegliere fra la maternità e la carriera perchè una non sia da ostacolo all'altra, quando ti convincono che in qualunque ambiente il tuo posto debba essere sempre più defilato rispetto agli uomini, quando ci si inventa un dio, qualunque dio, che ti costringe a portare la croce della sottomissione e dell'annullamento nel nome di un sentimento che gli altri si ostinano a chiamare amore ed invece è solo possesso.

Oggi vogliamo ricordarle tutte, e attraverso i volti e i nomi di poche, vogliamo ricordare soprattutto le tante donne che non ce l'hanno fatta ma anche quelle che magari specchiandosi in uno di quei visi possano trovare la forza di liberarsi dal giogo di una cultura ancora troppo prepotentemente al maschile.

Perché non è sufficiente dire che si sta dalla parte delle donne che subiscono violenza, occorre creare percorsi concreti perché quella gabbia venga smantellata.

E di strada da fare forse ce n'è ancora troppa.

DON MARCELLO COZZI

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