domenica 3 aprile 2022

AMBIENTALISTI CONTRO: “NO ALLA BASILICATA LATIFONDO ENERGETICO”

 NO SCORIE, MEDITERRANEO NO TRIV E COVA CONTRO: “TORNANO DI MODA LE TRIVELLE. MA L’ACQUA LUCANA E LA BASILICATA NON SONO L‘AGNELLO SACRIFICALE PER AFFARI E ERRORI DI GOVERNO. L‘ENERGIA PUÒ E DEVE ESSERE PRODOTTA DA FONTI RINNOVABILI. CREARE INDUSTRIALMENTE UNA SOLA GOCCIA DI ACQUA SAREBBE IMPOSSIBILE”. DI SEGUITO IL COMUNICATO STAMPA DELE TRE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE  

Dopo il covid a governare il paese con lo scettro della paura arriva una guerra lontana migliaia di km a cui l‘Italia si è autoinvitata. Ora in virtù degli errori commessi dai governi degli ultimi anni in tema di politiche energetiche nel paese eldorado dei petrolieri (per leggi e normative favorevoli) torna di moda indicare la Basilicata come area di sfruttamento per le sue risorse del sottosuolo. I promoter del fossile e gli opinionisti da salotto delle lobby energetiche vorrebbero continuare a sacrificare la Basilicata e la sua acqua per un apparente interesse nazionale (lo stesso per cui la Basilicata è stata saccheggiata per oltre un ventennio per un piatto di lenticchie e qualche posto in parlamento), ma si guardano bene dal dire che a far affari sarebbero i petrolieri (qui pagano le royalites più basse e del mondo ) e che non ci sarebbe una riduzione del costo del bolletta energetica per i cittadini , ma solo petrolio e gas a buon mercato senza altri oneri di trasporto.

In una terra dove non si sa ancora come trattare i reflui petroliferi e dove l ‘inquinamento petrolifero diventa disastro ambientale si insiste con il mettere a rischio la vera risorsa del meridione d’Italia "il più grande bacino idrico a livello meridionale".

Intere economie agricole e industriali di ben quattro regioni esistono grazie all’acqua lucana, mentre vogliamo ricordare ai cultori dei fossili che l‘energia può e deve essere prodotta da fonti rinnovabili. Creare industrialmente una sola goccia di acqua sarebbe impossibile e non avrebbe prezzo.

Per cui quale è l’interesse nazionale? Qualche barile in più di petrolio o mc di gas a termine o perdere intere economie primarie per la mancanza e l‘inquinamento della risorsa acqua? Che facciamo emigriamo tutti al nord o in altri parti del mondo come accaduto dopo l‘unità d’Italia?

È evidente che se siamo arrivati a questo punto vi è anche una responsabilità diretta della regione Basilicata, che prima firma accordi con le compagnie petrolifere per il solito piatto di lenticchie e poi chiede al governo aiuti per ridurre le bollette (vedi accordo del presidente bardi sul rinnovo della concessione Val d’Agri). Le popolazioni locali hanno detto no ad un ulteriore sfruttamento del territorio (vedi Sblocca Italia e il plebiscitario referendum 2016 in Basilicata) in quanto ha portato ulteriore povertà (dati Istat e Svimez), inquinamento e il rischio di perdere le proprie economie locali è serio e concreto. Tutto questo in un territorio della regione Basilicata dove sono sparite anche le littorine, i servizi sanitari e i servizi che i lucani pagano con le proprie tasse come in tutto il resto d’Italia.

I concetti di democrazia, autodeterminazione, diritti umani, sociali non valgono per la Basilicata? La Basilicata cos’è: il latifondo energetico da affidare al signorotto romano come avvenuto dopo la caduta della Magna Grecia?

NO SCORIE - MEDITERRANEO NO TRIV - COVA CONTRO

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