giovedì 6 ottobre 2022

BASILICATA. ALLA RICERCA DEI RIFIUTI (TOSSICI? NUCLEARI?) INTERRATI CLANDESTINAMENTE NEL MATERANO

MEZZI DELL’ESERCITO STANNO SCAVANDO A GARAGUSO, IN CONTRADA PARATA. L’INCHIESTA È DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA (DDA). MA DOVE FURONO EFFETTUATI NEGLI ANNI SCORSI SCAVI SIMILI? DI SEGUITO LA RISPOSTA CON LA NOTIZIA INTEGRALE

GAGARUSO. MEZZI DELL'ESERCITO IN AZIONE (FOTO RAINEWS.IT)

FOTO RAINEWS.IT

GARAGUSO. SI SCAVA ANCHE DI NOTTE IN CONTRADA PARATA (FOTO RAINEWS.IT)

                                  LE INDAGINI DEGLI ANNI '90 (FOTO RAINEWS.IT)

Alla ricerca del cimitero di rifiuti (tossici? Nucleari?) realizzato nei decenni scorsi clandestinamente nel sottosuolo del Materano. Mezzi del Genio militare, coadiuvati dai Carabinieri forestali e da Vigili del fuoco, sono impegnati, infatti, da qualche giorno in scavi in località Parata, comune di Garaguso. Sono alla ricerca di scorie che potrebbero essere state interrate in una vecchia cava di argilla dismessa. Rifiuti di quale tipo? Il TG3 Basilicata, che oggi, in anteprima, ha dato la notizia, ha parlato di possibili rifiuti tossici provenienti, probabilmente, dalla vicina Valbasento. La vista di quegli escavatori alla ricerca di bidoni di scorie interrati, però, ha fatto tornare in mente analoghe ricerche effettuate negli anni scorsi in altre arre del Materano alla ricerca, però, di rifiuti nucleari. Anche nel servizio citato della Rai 3, tuttavia, è stato fatto riferimento ad un boss della ‘ndrangheta che, in tutta segretezza, nel 2009, venne portato in giro per queste contrade alla ricerca del possibile sito di interramento di rifiuti radioattivi. Il sottoscritto, allora corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno, si occupò in prima persona di quella inchiesta che coinvolse un pentito della ‘ndrangheta e pezzi di Stato. Una inchiesta, esplosa l’8 ottobre 2017 e che prese il nome di Nucleare Connection. Fiu in quella data furono rese note le notifiche da parte della Dda di 10 avvisi di garanzia nell'ambito di un'inchiesta degli anni '90 su un presunto traffico di materiale nucleare. Si trattava di otto ex dirigenti del centro dell'Enea della Trisaia di Rotondella e di due presunti appartenenti alla 'ndrangheta calabrese. In quegli anni (’90) l'inchiesta era coordinata dal Procuratore Giuseppe Galante, poi (2017) il fascicolo passò al sostituto Francesco Basentini. 

Così, un mio articolo del 31 agosto del 2010, dal titolo “ nucleare connection le tappe di una storia infinita. SERVIZI REGOLARI E DEVIATI. Evenienze che non potevano non essere a conoscenza di vari Governi e dei servizi segreti, ma sono stata tenute top secret”, che riproduco integralmente.

P O L I C O R O. Nucleare connection, aperta nel 1994 dall’allora procuratore capo di Matera, Nicola Maria Pace, e passata nel 1999 alla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, esplose con grande fragore mediatico (raggiungendo anche la lontana Cina) il 6 ottobre 2007 quando la Gazzetta del Mezzogiorno pubblicò: «Traffici di plutonio dalla Basilicata. Avvisi di garanzia per ex dirigenti Enea e presunti esponenti della ‘ndrangheta calabrese. L’accusa: produzione clandestina di materiale radioattivo destinato a Paesi come Iraq o Somalia». Base di quanto ipotizzato dal pubblico ministero Francesco Basentini, che aveva ereditato a sua volta l’inchiesta dal procuratore capo dell’antimafia Giuseppe Galante e dal suo sostituto Felicia Genovese, era la struttura di ricerca atomica Itrec dell’Enea di Rotondella. Due anni prima, un pentito di ‘ndrangheta, Francesco Fonti, aveva raccontato in un memoriale pubblicato da “L'Espresso”, che fusti contenenti materiale e scorie radioattive erano stati sepolti a Ferrandina, a Costa della Cretagna, ma le ricerche conseguenti non diedero alcun risultato. Altri contenitori sarebbero stati trasportati e seppelliti in Somalia o affondati nel Tirreno e nello Jonio o addirittura trasferiti nell’Iraq di Saddam Hussein. Il fascicolo rimase nelle mani del sostituto procuratore Basentini per circa due anni. Dei fusti interrati, cercati soprattutto in agro di Pisticci, nessuna traccia. Anche i sopralluoghi con il pentito al seguito non diedero risultati. Nell’ottobre 2009, dopo 16 anni, Nucleare connection fu archiviata dalla magistratura ordinaria.

Sin qui il raccordo giornalistico. Ma non era ancora finita. La Dda di Basilicata, evidentemente, indagava ancora. Tanto che il 15 marzo del 2012, furono effettuati altri scavi coordinati dal pubblico ministero Laura Triassi, nel letto del Sinni, tra Valsinni, Rotondella e Colobraro. Così, la Gazzetta del Mezzogiorno: “Scavi della Dda sul Sinni. Nessun risultato utile. Le operazioni condotte su indicazioni di un testimone. Si cercavano rifiuti illeciti (anche nucleari)”. Ma la ricerca del deposito di scorie interrato della malavita calabrese nel sottosuolo del Materano non era finita. Scavi furono effettuati anche nel territorio di Craco. Ma invano. Anche l’utilizzo di satelliti non portò a nulla. Ora, dopo anni, gli “scavi” di Garaguso? Cosa succederà?

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