venerdì 21 ottobre 2022

BASILICATA. L’INCHIESTA DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA SULLA REGIONE. MARTEDÌ PROSSIMO UDIENZA DEL TRIBUNALE DEL RIESAME

SARA’ SCONTRO TRA LA DIFESA DI ALCUNI DEGLI INDAGATI, CHE CHIEDONO LA MITIGAZIONE DELLE MISURE IN ATTO NEI LORO CONFRONTI, E L’ACCUSA, CHE CHIEDE, AL CONTRARIO, MISURE PIÙ DURE. DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE

FOTO ANSA.IT
FONTE RAINEWS.IT

INCHIESTA SANITÀ, LINEA DURA DEI PM

MARTEDÌ PROSSIMO SI TERRÀ L'UDIENZA DEL RIESAME A CUI SI SONO RIVOLTI ALCUNI DEGLI INDAGATI, MA A SORPRESA SPUNTA ANCHE UN APPELLO DELLA PROCURA PER CHIEDERE MISURE PIÙ DURE

GIOVANNI RIVELLI

Nell'inchiesta su ospedale di Lagonegro, sanità e tamponi la Procura insiste sulla sua posizione: carcere e domiciliari per gli indagati. Martedì prossimo al Tribunale del riesame si discuteranno non solo i ricorsi contro le misure cautelari dell'ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio - attualmente ai domiciliari - dell'ex assessore regionale, Franco Cupparo - per cui permane il divieto di dimora a Potenza - e del Dg del San Carlo, Giuseppe Spera - sospeso dall'incarico - ma anche l'appello dell'accusa secondo cui le restrizioni decise dal Gip non sono sufficienti.

I Pm avevano chiesto il carcere per quattro degli indagati e i domiciliari per il solo Spera, ma il giudice ha ritenuto sufficienti misure più lievi tranne che per l'ex consigliere Francesco Piro, passato poi ai domiciliari dopo l'interrogatorio di garanzia. La Procura voleva il carcere anche per Di Lascio, Cupparo e Leone, e così ora torna a chiederlo al Tribunale di seconda istanza.

Una procedura lunga e a tratti incerta. Sia perché anche in caso di accoglimento, a fronte dei prevedibili ricorsi in Cassazione, non produrrebbe effetti immediati sia perché per quasi tutti gli indagati sono intervenute nuove decisioni del Gip, con ulteriori attenuazioni, che bisognerebbe conciliare col quadro mutato.

E in tema di attenuazione va detto che il Gip ha respinto le ulteriori istanze di attenuazione, prima quella di Di Lascio, l'unica rimasta con la misura originaria dei domiciliari che in virtù delle dimissioni aveva chiesto di rivedere, poi quella di Cupparo, che, dopo l'addio alla Regione, sperava in un'eliminazione totale dei vincoli.

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