IL “TRAVAGLIO” DEI DEM DI BASILICATA ALL’INTERNO DI QUELLO NAZIONALE. CHE FARE? UN SUGGERIMENTO PER RIPARTIRE? LO SI FACCIA RITROVANDO IL GUSTO DEL PARTITO TORNANDO AI CIRCOLI SEMPRE APERTI SUI PROBLEMI DEI TERRITORI E NON SOLO PER LE ELEZIONI. TORNARE A DISCUTERE DEI BISOGNI DELLA GENTE REALE NEI CONDOMINI, NEI MERCATI, NELLE PIAZZE E NON (SOLO) NELLE STANZE CHIUSE DEGLI ALBERGHI O DELLE SEDI DEI PD PROVINCIALI, REGIONALI O DI QUELLO NAZIONALE. E, UMANAMENTE, DISPIACE PER IL SUO GIOVANE SEGRETARIO REGIONALE, RAFFAELE LA REGINA, PASSATO DALLA PRESTIGIOSA CANDIDATURA ALLE POLITICHE TRA I GIOVANI EMERGENTI D’ITALIA A QUELLO DELLA RINUNCIA PER ALCUNI POST DI GIOVENTÙ. E’ IL POTERE DELLA STAMPA CHE CREA E DISTRUGGE. UNO PSICODRAMMA NELLO PSICODRAMMA COLLETTIVO. ED ORA ANCHE L’ATTACCO ALLA SUA CARICA DA PARTE DELLA MAGGIORANZA DEL SUO PARTITO. DI SEGUITO LA MOZIONE DI SFIDUCIA (CON LE FIRME DEI PROPONENTI) PRESENTATA NEL CORSO DELLA DIREZIONE REGIONALE DI IERI E LA LUNGHISSIMA RELAZIONE DI LA REGINA
FONTE RAFFAELE LA REGINA FACEBOOK
A TESTA ALTISSIMA!
A proposito di epurazioni. Oggi, dopo una mia ampia relazione in direzione
regionale del Pd di Basilicata e dopo aver rimesso il mio mandato alla
direzione stessa per una discussione vera per costruire insieme il futuro,
all’assemblea e a tutto il gruppo dirigente, la maggioranza dei componenti
della stessa ha sottoscritto e consegnato alla Presidente del partito una
“mozione di sfiducia che avvii il percorso per eleggere un nuovo segretario
regionale” ed ha poi deciso di abbandonare i lavori per riaggiornare
all’assemblea.
Di fatto l’intento politico è stato manifestato e sarà attuato nell’assemblea
regionale del PD: la sfiducia nei miei confronti e provare ad eleggere un nuovo
segretario nel pieno di una crisi istituzionale e di un congresso nazionale e rifondativo
del Pd.
Nell’ora più buia per la Basilicata la maggioranza del gruppo dirigente dei Dem di Basilicata ha intrapreso questa strada.
Ecco i sottoscrittori della mozione:
Cifarelli Roberto
De Filippo Vito
Margiotta Salvatore
Muscaridola Cosimo
Altobello Sabino
Angrisani Mariantonietta
Badursi Andrea
Carnevale Michelina
Cesareo Salvatore
Claps Vitina
D’Agostino Adelina
D’Andrea Rossana
Di Carlo Costantino
Di Giacomo Annalisa
Donnadio Luigi Ovidio
Fasanella Michele
Gentile Rosa
Gentile Nicoletta
Giuzio Vito
Laguardia Giuseppe
Locantore Maura
Lupo Vito
Marranchiello Francesco
Menzella Vincenzo
Nesi Ines
Sabina Nicola
Santochirico Giuseppe
Saporito Michele
Sileo Mariapina
Simonetti Luigi
Sinisgalli Pasquale
Valluzzi Nicola
Verrastro Barbara
Vita Giovanni
Zizzamia Angelo
Il mio impegno per il Pd e per la Basilicata non finirà. Sono contento per aver
dato il massimo e per aver fatto sempre gli interessi del Partito e della mia
terra. “Non ci distrarremo al bivio.”
Di seguito la mia relazione:
Giovedì 6 ottobre, intervenendo a un evento a New York, il Presidente degli
Stati Uniti Joe Biden ha tenuto un discorso molto duro sui rischi di una guerra
nucleare in Ucraina. Un conflitto arrivato al 228 giorno che continua a tenere
l’Europa con il fiato sospeso: questa mattina ci siamo risvegliati con gli
attacchi terroristici a Kiev, Leopoli e altre città ucraine in fiamme a causa
di droni kamikaze e dei 83 missili iraniani scagliati dalla Russia, 41 dei
quali abbattuti dalle difese aeree Ucraine. E poi le immagini del ponte di
Crimea a quelle degli edifici civili della città ucraina di Zaporizhzhia.
Le parole nell’angelus di ieri di Papa Francesco, riferite al conflitto, sono
un monito: “dove sta la strada buona percorretela, così troverete la
pace'". Oggi un perfetto Mattarella ha definito la strada dicendo: “la via
per costruire una pace urgente e necessaria passa da un ristabilimento della
verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino"
Le cifre che ci consegna ISPI sono spaventose: con decine di milioni di
sfollati, migliaia di civili uccisi e un numero di soldati defunti che fa
rabbrividire. Un conflitto che non ha solo comportato la morte di migliaia di
civili e la sospetta violazione dei diritti umani, ma ha colpito duramente
anche l’economia europea che non riesce a trovare uno spirito comune sulle
misure da prendere nel conflitto contro il "caro energia".
Essere europeisti in questa fase così difficile non significa dire di sì a
tutto quello che dice l'Europa che in questi mesi ha soltanto ribadito la
propria vicinanza all'Ucraina, ma non ha messo in campo un'iniziativa politica
che sia in grado di riaprire un confronto di carattere diplomatico. Non
possiamo lasciare un Paese, l'Ucraina, senza un sostegno e a questo sostegno
vanno accompagnate altre politiche, sia sul fronte dell'iniziativa diplomatica,
sia sul fronte dell'esigenza di redistribuire il peso degli effetti della
guerra. Ottima la proposta di Scholz di convocare urgentemente il G7.
Dalla presidente della Commissione Von Der Leyen è arrivata un'ultima proposta
sul "price cap", che però si applica alla produzione, non alle
importazioni come avrebbe voluto l'Italia (ma non la Germania). Bene ha fatto a
Praga nel vertice europeo il sottosegretario Amendola con il Presidente Draghi
a ricordare che la crisi va superata insieme con buona pace dei Paesi frugali.
L'Europa non ha tenuto conto del fatto che la guerra la pagano in modo diverso
i diversi Paesi a seconda della loro composizione produttiva, a seconda del mix
energetico; e non la pagano nello stesso modo le persone a seconda della loro
collocazione sociale. O ci sono delle misure attraverso le quali il peso di
questo conflitto viene redistribuito o rischiamo che la guerra si trasformi in
tensioni sociali e di tenuta in Italia.
Proprio in quest’ottica la Commissione europea sta pensando di introdurre uno
strumento molto simile al RdC in tutta l’UE in vista del rischio della crescita
della povertà assoluta nei prossimi mesi. Lo ha detto molto nettamente il Commissario
Nicholas Schmitt: quando uno perde il lavoro non puoi pensare di lasciarlo
senza nulla. Il modo di far funzionare questo strumento è far funzionare le
politiche attive e rafforzare i controlli.
In Iran le proteste per la morte di Masha Amini hanno investito tutto il Paese.
Donne e uomini da settimane protestano per l’uccisione della 22enne
curdo-iraniana colpevole di non aver ben indossato bene il velo e punita con la
propria vita dalla polizia morale di Teheran. Sono quasi duecento le persone rimaste
uccise negli scontri e l’Italia vive grande angoscia per l’arresto di Alessia
Piperno, attivista e blogger per i diritti delle donne. Con Lucia Sileo e le
donne democratiche abbiamo voluto manifestare tutto il dissenso del PD lucano
contro la repressiva e totalitarista Repubblica islamica dell’Iran guidata
dall’Āyatollāh Seyyed ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī.
In Svezia, una delle roccaforti del socialismo europeo, l’ultradestra vince le
elezioni e si prepara a formare il nuovo governo; in Brasile Bolsonaro riesce a
mantenere un consenso malgrado lo straordinario lavoro di Lula che il 30
ottobre al ballottaggio sarà chiamato ad un’ulteriore prova di resistenza;
mentre ieri in Austria un sospiro di sollievo arrivato con la rielezione del
verde Van der Bellen alle presidenziali.
In Italia, intanto, il 13 ottobre si riuniranno per le Camere con i nuovi
eletti, motivo in più per il quale ci ho tenuto a svolgere oggi la direzione
regionale: per evitare modifiche di questa assise.
Giorgia Meloni ha indubbiamente vinto queste elezioni politiche in un clima di
tensione nel Paese, con un’astensione altissima, lo shock energetico,
l’inflazione, indici di crescita per niente rassicuranti. La piazza di sabato
di Roma, a un anno dal violento attacco fascista alla sede della CGIL, ha
ribadito come il lavoro è l’unica via d’uscita in un momento talmente delicato
da apparire insormontabile. Puntuale è arrivato l’attacco ai lavoratori ed alle
lavoratrici di Meloni e soci che non hanno detto ancora una parola chiara sui
vaccini. L’abbiamo sentita però esprimersi su come vorrebbe e cito testualmente
“trasformare idee in politiche come in Polonia”, l’abbiamo vista partecipare
alla festa di Vox con la peggiore destra reazionaria europea e internazionale:
basta leggere le biografie dei partecipanti: chi ha tentato colpi di stato, chi
sostiene la pena di morte, amici di Putin e chi ha represso nel sangue.
In un contesto come quello che ci circonda non è possibile non fare l’unica
cosa che si può fare: l’opposizione. Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti.
Siamo il secondo partito in Italia. Non c’è stata un’onda nera, la destra ha
preso i suoi voti. La sconfitta è politica. Ma attenzione, l’onda potrebbe
arrivare adesso se lasciamo sguarnito il fronte dell’opposizione. Il Governo
Meloni, che ha una rilevanza europea e mondiale. Il Governo che vorrà
reinventare il PNRR da noi conquistato.
Il Governo che con tutta probabilità vedrà occupare i palazzi o ruoli di potere
da Elisabetta Casellati, eletta in Basilicata e indicata da Berlusconi come
Guardasigilli o da Giuseppe Moles, sottosegretario uscente all’editoria e
coordinatore regionale di Forza Italia. Nessuno dei due ha speso mezza parola
per i preoccupanti fatti di Basilicata.
Quello che è emerso dalle indagini della Dda è inquietante e drammatico perché
travolge una Regione profondamente ferita che merita serietà, rispetto e
impegno. Nel più assoluto garantismo verso gli indagati, si ripone la totale
fiducia verso la magistratura che saprà fare chiarezza.
Si tratta di accuse preoccupanti che coinvolgono la sfera istituzionale del
centrodestra lucano che governa la Regione e siede in Parlamento. Accuse che,
se confermate, apriranno una voragine politica dalla quale si uscirà solo
facendo fronte comune fra le migliori energie civili e politiche di questo
territorio. Un fronte politico, civile e popolare per la legalità.
In attesa che la Giustizia faccia il suo corso, alcune considerazioni è giusto
farle. È triste che la cronaca sulla Basilicata sia legata al malaffare e non
ad un modello di Regione dove, ad esempio, lavoro e transizione si tengono per
mano. In quattro anni il nulla. La sanità, una ferita aperta da molto tempo, al
centro di interessi economici e di parte. Ricorderete le parole di Leone contro
Bardi in Consiglio Regionale dopo il rimpasto: i pupi, gli spostamenti, la
pasta al forno e molto altro.
Teniamo il punto invece, c’è una questione che non si può aggirare. Piro nei
suoi scambi telefonici vanta una certa vicinanza e familiarità con i clan
calabresi e racconta con naturalezza l’uso di pistole, intimidazioni, violenze
di vario tipo. Lo si dica con fermezza: la mafia è una montagna di merda.
Questa mattina il prefetto di Potenza Campanaro ha firmato una interdittiva
antimafia nei riguardi di una impresa del potentino a causa di pericolo di
infiltrazioni mafiose e di sodalizi criminali del Vulture-Melfese dediti al
traffico illecito. Si tratta della sedicesima misura interdittiva firmata dal
prefetto con un incremento del 25% rispetto al 2021. Un dato che deve scuotere
nostre coscienze e rilanciare un posizionamento di nettezza contro la
criminalità organizzata.
Oggi lo stesso Piro è astato audito dal GIP per le deposizioni. Credo che il
Presidente Bardi domani stesso in Consiglio Regionale debba relazionare sui
fatti e spiegare ai lucani cosa stia succedendo. Abbiamo letto ed assistito a
cambi di casacca e scambi di voti fra Forza Italia e FdI, ed emerge che la
surroga a Piro in consiglio non potrà esserci. Bardi deve fare chiarezza sui
fatti ed anche dimostrare se ha i numeri per andare avanti, con buona pace di
chi riorganizza gruppi consiliari come se nulla fosse. Bisogna assumere
posizioni molto nette perché in ballo c’è la rispettabilità della Basilicata.
In queste ore c’è un tentativo di distrarre i lucani con la comunicazione
dell’autocertificazione per lo sconto sul gas, ed anche su questo ci torneremo.
Ho condiviso totalmente la posizione dell’Anci di Basilicata espressa tramite
il Presidente Andrea Bernando così come quella dell’ALI espressa da Rocco
Guarino. Mentre noi discutiamo i sindaci stanno incontrando Busciolano e, ne
sono sicuro, si stanno occupando dei lucani. Loro sì. Proprio ieri sera abbiamo
assistito alla giravolta di Bardi che, messo all’angolo da tutti, ha cambiato
strategia ed ha dimostrato quanto sia approssimativo questo governo regionale.
Tecnicismi sbilenchi messi in campo per distogliere l’attenzione dai fatti
giudiziari e per scoraggiare i cittadini, specialmente gli anziani, che con gli
ammalati sono quelli che più di tutti hanno bisogno tanto del riscaldamento
quanto di un sostegno economico e che con più difficoltà si affacciano al
sistema digitale di richiesta.
Un piccolo passaggio sulla questione Gas. Sono orgoglioso di come il PD abbia
affrontato con nettezza ma anche con responsabilità la delicata discussione
ferragostana chiusa da Bardi e dai suoi in fretta e furia in campagna
elettorale. Una vera e propria mancetta elettorale che ha poi scoperto il
fianco fino alla resa plastica di queste ore che la rende un vero e proprio
boomerang. Vi sono state titubanze, finanche prese di posizione e fughe in
avanti, ma poi attraverso il confronto serrato ed il pulralismo in quelle ore
ne è emersa la posizione che è risultata migliore. Abbiamo presentato diversi
emendamenti al fine di migliorare una legge iniqua, che non guarda agli ultimi
ed alle imprese. Con il contributo fondamentale di Enzo Amendola prima e del
Ministro Orlando dopo, abbiamo sbugiardato Bardi e Latronico dimostrando come
fosse possibile richiedere la deroga agli aiuti di Stato.
Così come sono emerse grandi lacune legate all’accordo del 2020 firmato da SEL
con Total grazie al lavoro di Ignazio Petrone che, a causa di questo governo
regionale, è rimasto su carta. Un accordo che avrebbe potuto portare 50 milioni
di mc di gas a disposizione di famiglie a basso reddito ed enti locali. Un
accordo che si sarebbe potuto estendere in questi anni ad Eni seguendo le linee
guida della relazione conclusiva del mandato di Petrone, con ulteriori 350
milioni di mc di gas che ci avrebbe portato ad un totale di 400 milioni mc di
gas. Avremmo in pratica coperto tutto il consumo annuo di gas in Basilicata:
gli enti pubblici consumano all’anno 25 milioni di metri cubi di gas, le
famiglie 130, le piccole e medie imprese 80, la grande industria 140 e 25
milioni di metri cubi vengono consumati per l’alimentazione delle centrali
termoelettriche.
Tutto questo ed anche altro, penso alla Provincia di Potenza o a Stellantis ed
alla nostra proposta sul riuso e riciclo delle batterie che si è realizzata a
Mirafiori, si è succeduto nel corso di una campagna elettorale veloce e
complicata per il PD di Basilicata che ne è uscito sconfitto in maniera
inequivocabile ed io, da Segretario Regionale, non posso che assumermene la
responsabilità. Solo un deputato eletto e non basta sicuramente analizzare il
contesto del taglio dei parlamentari, della legge elettorale e
dell’astensionismo (ieri Pagella politica ci dice che la Basilicata è la
regione con la maggiore incidenza di fuorisede sul totale degli elettori).
Credo sia necessario ed indispensabile, per affrontare questa discussione
ricostruire la vicenda legata alla rosa dei nomi, alle liste, alle candidature
per la quale questa direzione mi ha affidato mandato pieno ed alle ulteriori
vicende che conoscete.
Ho inviato via mail la rosa degli 8 nomi che conoscete al coordinatore
nazionale della segreteria Marco Meloni in data 30/07/2022, dopo due
discussioni in direzione regionale che di fatto accettavano quasi all’unanimità
la rosa ed il regolamento per la candidature che la direzione nazionale votò
all’unanimità in data 26 luglio 2022 e che cito testualmente all’articolo 1
comma 2: “il segretario nazionale, in seguito alla valutazione delle proposte
pervenute dai Segretari regionali, propone alla direzione nazionale le liste”.
All’articolo 3 comma 1: “le proposte di candidatura sono raccolte dalle
segreterie territoriali e regionali e vengono esaminate dal segretario
nazionale”.
E il comma 2: “tali proposte possono essere integrate dal segretario nazionale
con l’individuazione, nel rispetto dell’equilibrio di genere, del pluralismo e
dello Statuto, del codice etico del presente regolamento, di dirigenti politici
di rilievo nazionale e personalità espressione di importanti realtà della
società italiana e portatrici di competenze o indicate da altre forze alleate”.
Ricorderete anche molto bene come nel regolamento si stato indicato fra i non
candidabili chiunque ricoprisse la carica di consigliere regionale, salvo
deroga.
Il giorno 2 agosto 2022 sono stato convocato dal coordinatore Marco Meloni per
il giorno successivo alle 18:45, salvo poi uno slittamento dal 3 al 4 agosto
con un incontro che doveva tenersi alle 12:30 e si è tenuto alle ore 19:00
circa. Un incontro molto rapido che non sciolse nessun nodo politico ma che
raccolse esclusivamente il racconto della rosa dei nomi e del processo che
portò a stilarla in quel modo. In quell’incontro Meloni non nascose una
propensione manifesta per la candidatura di De Filippo al Senato, mai alla
Camera come viene riportato da alcuni. Alla fine dell’incontro mi viene
ripromesso un nuovo incontro prima della direzione nazionale non ancora
convocata.
Il secondo incontro con Marco Meloni è avvenuto in data 14 agosto a tarda sera.
È bene ribadire che dal 4 agosto al 14 nessuna indicazione precisa mi è giunta
dalla segreteria nazionale, se non indiscrezioni su Cecilia D’Elia alla Camera
e Vito De Filippo al Senato, ricostruzioni giornalistiche e tipici pettegolezzi
interessati.
L’incontro del 14 agosto è avvenuto alla presenza delle capogruppo Malpezzi e
Serracchiani oltre che di Marco Meloni e si ribadiva la volontà politica di un
capolista uomo al Senato e di una capolista donna alla Camera. Non ho avuto più
alcuna notizia fino alla direzione nazionale, se non una indicazione precisa di
Cecilia D’Elia candidata a Roma e diverse pressioni, di diretti interessati e
dirigenti politici e istituzionali, con messaggi e chiamate fatte nell’indurmi
a parteggiare per una donna rispetto alle altre o per spingere sulla
candidatura di Pittella e De Filippo. Pressioni peraltro anche pubblicamente
professate su chat WhatsApp di varia natura.
La direzione nazionale del PD si è riunita il 15 agosto 2022 alle 22:40 circa e
solo nel corso della direzione nazionale ho scoperto di essere candidato
capolista alla Camera dei deputati, scelto direttamente dal segretario
nazionale Letta come egli stesso ha ribadito il giorno successivo in un tweet,
in una scelta politica votata al rinnovamento dei 4 giovani under 35. Nel corso
della direzione nazionale si sono susseguiti solo tre interventi: quello del
Ministro Guerini che ha scelto di non votare le liste, quello del Ministro
Orlando e quello di Cecilia D’Elia in merito alle candidature delle donne al
Sud in particolare. Donne che sono state danneggiate e sacrificate dal Pd nazionale
anche in Basilicata e credo sia utile il lavoro che Lucia Sileo sta svolgendo
con la conferenza delle donne democratiche, a 25 anni dalla scomparsa di Ester
Scardaccione, affinché uno scenario come questo non si ripeta.
Quello che è successo nei giorni successivi è cosa nota. Dopo la mia rinuncia,
su suggerimento del segretario nazionale e perché credevo e credo che le
ragioni di una comunità valgano molto di più di quelle dei singoli, avvenuta in
data 20 agosto alle ore 13:57 tramite un tweet è giunta la notizia della
candidatura di Enzo Amendola capolista alla Camera in Basilicata con un tweet
dello stesso delle ore 15:48. In quelle scarse due ore ho chiesto del tempo per
poter gestire la cosa dalla Basilicata ma la vicenda si è evoluta poi diversamente,
accelerandosi nel pieno controllo della segreteria nazionale. Ho
successivamente lasciato il partito per 48 ore con le liste complete ad
eccezione della candidata donna alla Camera, a seguito di una rinuncia
successiva al mio ritiro, poi sostituita da Beatrice Difesca. Anche i moduli
erano pressocché completati grazie al lavoro su tutti del tesoriere Mario
Durante, e di altri volontari che erano da giorni a lavoro.
Ho scelto, nonostante la gogna interna ed esterna, di condurre questa campagna
elettorale e di portare fino in fondo il mio impegno e di onorare il mio ruolo,
soprattutto nel rispetto dei militanti, amministratori, dirigenti tutti che mi
hanno indicato dieci mesi fa alla guida del partito. Nessun cambio di casacca
perché scontento come hanno fatto altri.
È stata una campagna elettorale intensa, connotata da una grande mobilitazione
territoriale, grazie allo straordinario lavoro di Marzo Zampino, Giuseppe
Santochirico, Michele Fasanella che l’hanno coordinata e di tutte e tutti i
democratici e le democratiche di Basilicata. La piazza iniziale di Matera alla
presenza del sindaco d’Italia Antonio Decaro, la visita del Ministro Orlando,
del Segretario nazionale Letta, della Vicepresidente del PE Pina Picierno, del
sindaco di Firenze Dario Nardella, del Ministro Speranza e del Presidente
Vincenzo De Luca. I nostri candidati e le nostre candidate si sono spesi con
generosità, così come le nostre istituzioni, i segretari provinciali e di
circoli, gli amministratori e i dirigenti tutti.
Rispetto al 2018 il PD ha subito diverse scissioni verso il centro e ha svolto
una campagna elettorale praticamente a costo zero, con le sole quote parziali
dei candidati capilista. Una resistenza messa in atto per ben due volte in un
solo mese prima con la Provincia di Potenza con l’elezione di Christian
Giordano dove abbiamo saputo costruire alleanze strategiche con uno sguardo
lungo verso i prossimi impegni e ringrazio amministratori e dirigenti tutti per
il contributo, e poi nelle elezioni politiche dove rispetto al 2018 raccogliamo
un punto percentuale in meno alla Camera e al Senato.
Alleanze che - ricordo bene la direzione post amministrative - sono state nel
nostro dibattito molto spesso trattate non con la centralità che meritavano ed
in qualche misura osteggiate. Penso alla vicepresidenza del consiglio regionale
o la presidenza della II commissione ceduta con leggerezza a Italia Viva dopo
il cambio di casacca successivo all’elezione in consiglio regionale con i voti
del PD. Forse, alla luce di scelte diverse nel passato recente, avremmo potuto
affrontare diversamente questa fase, a partire dalla Provincia di Potenza.
Rispetto alle politiche, l’elezione di Enzo Amendola rappresenta un grande
successo di comunità e territorio. Enzo ha saputo entrare fin da subito nel cuore
dei nostri militanti e dei problemi che affliggono questa regione. Una vera
comunità di destino figlia di uno straordinario lavoro di squadra con tutte le
forze alleate: Art1, PSI, Verdi, Più Europa, Impegno Civico e Volt.
Vito De Filippo ha svolto una campagna elettorale straordinaria, comune per
comune, ed il rammarico e la delusione per la non elezione è forte. Il lavoro
che Vito ha svolto, le sue competenze e la sua capacità di lettura, sono
sicuro, diventerà patrimonio comune e verrà messo a disposizione di tutte e
tutti per continuare a guardare lontano.
Bisogna davvero ringraziare Maria Teresa Prestera, Beatrice Difesca, Rocco
Pergola, Ignazio Petrone i dirigenti tutti, i segretari e le segretarie di
circolo, gli amministratori e le amministratrici, le militanti e i militanti, i
tantissimi lucani che hanno creduto in noi.
Ci tengo a ringraziare anche Salvatore Margiotta per il lavoro prezioso fatto
in questi anni per la Basilicata e per il Mezzogiorno e per aver dimostrato
come si vive una comunità.
Reputo che siano stati scardinati dei sistemi partendo da chi professava di
rappresentare la storia di un territorio e di poter guadagnare un voto in più
rispetto al PD fino ad una destra che è risultata essere la peggiore in Italia:
con il 36% al Senato ed il 38% alla Camera. Fratelli d’Italia raggiunge il dato
peggiore d’Italia alla Camera ed uno dei peggiori, il terzultimo, al Senato. È
il segno evidente che la maggioranza dei lucani è altrove e che questa legge
elettorale è la peggiore di sempre. Nella città di Potenza il PD è il secondo
partito alle spalle del M5S, mettendosi alle spalle Fratelli d’Italia e la Lega
Nord al tracollo, partiti che con Forza Italia governano la città capoluogo.
Molte analisi si possono fare su altri comuni governati dalle destre: Melfi,
Avigliano che ha subito subito l’azzeramento della giunta, Montescaglioso per
citarne alcuni. Un dato che deve essere una base di ripartenza per chi a mani
nude si è speso in questa difficile campagna elettorale.
Se la destra in Basilicata è così bassa un motivo ci sarà e forse più d’uno:
dal ruolo che da qualche mese sta svolgendo il PD che è stato capace di trovare
unità nei congressi provinciali e di circolo, al pessimo lavoro di Bardi fino
ad un certo trasversalismo con il centrismo che attinge voti persino dalla
destra per sopperire ad una oggettiva debolezza, molto evidente per chi conosce
la storia, la geografia e la matematica della scuola lucana.
Alla luce di tutto questo rimetto il mio mandato a disposizione della direzione
regionale, dell’assemblea regionale da tenersi aperta che potrà decidere come
andare avanti tenendo conto del processo nazionale ed evitando forzature di
sorta, in quanto non esiste nessuna volontà di ostacolare i processi ma si
agisce sempre e comunque negli interessi esclusivi di una comunità politica.
Sicuramente però, una discussione è quanto mai indispensabile e deve esserci,
lunga e proficua, non limitata ad un singolo momento. Una discussione che
analizzi nel profondo cos’è successo fino ad oggi, passando per le sconfitte di
Potenza, Matera, Melfi, Avigliano, l’assenza a Policoro e molto altro. Perché
questa è una sconfitta che viene da lontano e non può vedere nessuno esimersi
da responsabilità. Una discussione franca e senza sconti che possa portarci a
comprendere come affrontare i prossimi impegni elettorali.
Una discussione che avvenga nei luoghi deputati ad essa. Ho trovato
profondamente sbagliati comunicati e post social di varia natura di chi ha
responsabilità politiche che sono arrivati finanche all’offesa personale, alla
menzogna ed alla diffamazione.
Il PD in Basilicata è stato in grado di resistere a forze centrifughe e
centripete che ne hanno provato a minarne l’agibilità, l’azione e il successo.
Le stesse forze che hanno fatto sponda a chi ha voluto creare un pregiudizio di
immagine al sottoscritto ed all’intero partito al fine di modificarne gli
assetti. Motivo per il quale ritengo venuto meno il rapporto di fiducia con
alcuni membri della segreteria di mia nomina, a partire dalla Vicesegretaria
vicaria. Voglio ringraziare Giuseppe Mollica per il suo impegno e perché nel silenzio
e nel rispetto verso gli altri che lo caratterizza ha offerto disponibilità
favorendo questo percorso.
Come sapete c’è anche una discussione nazionale sul PD, su come rilanciarlo. La
distorsione di un sistema elettorale profondamente inadeguato ha fatto la sua
parte, soprattutto nei piccoli territori come il nostro, e a questo si è
aggiunto un modello di alleanze debole e scarno di prospettiva politica. Così
come debole è stato il messaggio sociale che abbiamo offerto, troppo spesso
avviluppati in un dibattito fuori contesto sull’agenda Draghi. Pci e il Psi
fecero parte, con De Gasperi, di un governo di unità nazionale. Ma poi mica si
presentarono al voto con l’agenda De Gasperi. Così come nel ’76, dopo il
governo della “non sfiducia”, si andò con le parole d’ordine di Berlinguer e
non con l’agenda Andreotti. L’evocazione delle agende è un modo, sin dai tempi
di Monti, di supplire a una difficoltà identitaria che va finalmente risolta e
affrontata, sapendo che questo dipenderà dalla capacità di legare l’opposizione
in Parlamento al bisogno di alternativa che crescerà nel Paese.
E allora, da dove partire? Sicuramente dalla nostra storia e dai nostri valori.
“Tracciare la rotta” scriveva il filosofo Bruno Latour, scomparso ieri. Bene la
lettera del segretario Letta che prova a darci un orizzonte in quattro tappe
per recuperarla questa identità e ripartire. Credo sia necessario irrobustire
il dibattito con una analisi seria sulle ragioni della sconfitta nazionale e
territoriale. Per irrobustire questo dibattito si deve necessariamente uscire
dalla dinamica delle autocandidature. Confrontiamoci sulla politica. Discutiamo
dei princìpi ed evitiamo l’esaltazione dei principi per citare Vincenzo Cuoco.
Chiamiamo a raccolta singoli, associazioni, sindacati, allarghiamo la nostra
discussione e chiariamoci sulle scelte di fondo. Dall’esito di questa prima
fase dipende la capacità della seconda di non essere l’eterno ritorno
dell’uguale. Dobbiamo dimostrare di non essere irriformabili. Discutiamo anche
delle nostre regole, perché non si può fare un nuovo PD con lo stesso
meccanismo che consuma i leader e ci riporta sempre al punto di partenza ma un
po’ più soli.
Ha detto bene Letta, serve un congresso sul Paese e non su di noi ed è
necessario che il congresso dia una forte legittimazione al nuovo gruppo
dirigente formato da nuove generazioni. Una nuova costituente che affronti il
tema della credibilità della classe dirigente e di quale percorso seguire.
Vale anche e soprattutto per la Basilicata dove per le storie dei principi
qualcuno ha scelto di sacrificare una sfida molto più ampia, quella di
contrastare le destre. È stato fatto platealmente, come platealmente si
continua a parlare di PD non facendone più parte e si prova a indirizzare la
direzione del PD lucano sempre sulla desiderata dei principi.
Lo dico senza fare nomi, chi lo ha fatto lo sa. Vi invito a dimettervi dalla
direzione regionale del PD e lasciare che a vivere e rappresentar il partito
sia chi antepone le ragioni del noi a quelle dell’io, a chi crede che la
politica non sia un affare di pochi ma di molti. Vi chiedo di farlo perché è un
atto di coerenza e non di opportunismo. Ho molto apprezzato i quattro
consiglieri di Lauria che, avendoci messo la faccia per sostenere un partito
diverso, hanno scelto di aderirvi. Così come due membri della commissione
regionale di garanzia. Si segua questo esempio. Le epurazioni non appartengono
al sottoscritto ed alla cultura politica di questo PD a differenza delle
stagioni del passato.
Credo che sia indispensabile discutere di salari bassi e lavoro povero, della
differenza salariale fra uomo e donna, delle retribuzioni medie degli under 35
che sono in Italia fra le più basse d’Europa, delle differenze salariali fra un
CEO e un operaio (Tavares guadagna 758 volte in più di un metalmeccanico), di
disuguaglianze, di sistema pubblico da rafforzare, di ambiente e transizione,
agenda 2030, rapporto fra algoritmo e lavoro (si pensi alla morte tragica di
Firenze con tanto di lettera automatica di licenziamento), di partecipazione e
ascensore sociale, di come evitare fatti tremendi come quello di Grassano,
nell’autocritica perché non si può sempre puntare il dito contro chi ci è
difronte. Si riparta ognuno mettendo in discussione i propri errori. Si deve
parlare di alleanze sciogliendo nodi e ambiguità. Siamo stati a lungo
baricentro di alleanze e non portatori di un’idea netta di società e
trasformazione della realtà.
E la conseguenza di questo nodo non sciolto richiama ai continui riferimenti
che ci arrivano dalla società civile rispetto al correntismo, al familismo, al
notabilato, alla fragilità organizzativa. Abbiamo a lungo incarnato un sistema
che garantiva sempre meno la società con un malessere cresciuto, un ombrello
ristretto ed il successo dei populismi.
Che giudizio diamo sul mercato: un principio assoluto o insieme di regole che
può essere corretto e riformato? Che giudizio nel rapporto lavoro-impresa e
quale punto di equilibrio? Tra economia e finanza? Fra grande e piccola
impresa, fra petrolio e ambiente, fra ambiente e sviluppo. Oggi, a proposito di
questo, la Giunta regionale ha revocato l’autorizzazione alla realizzazione
della cava di Monte Crugname, una nostra battaglia. C’è da sciogliere il nodo
fra un’impostazione di carattere neoliberale e chi pensa che bisogna portare
avanti un modello di critica al modello di sviluppo che si è venuto a
determinare. Se non sciogliamo questo nodo è inevitabile risultare reticenti
quando si pone il tema dell’agenda politica e sociale e di chi vogliamo
rappresentare. Non abbiamo dubbi rispetto ai diritti civili ed all’idea di
cittadinanza ma abbiamo difficoltà a schierarci nel conflitto sociale.
Perciò questa situazione, anche quella legata al PD della Basilicata, credo che
vada affrontato rapidamente perché io non penso che questo sia stato un voto
disastroso ma che abbia definito una tenuta.
In Basilicata il dato non è in linea con la media nazionale come non lo era nel
2018 ma c’è una tenuta in un voto che ci ha visto in mezzo ad una tenaglia: da
un lato il partito che in Basilicata si è professato di territorio pur avendo
in passato nominato giunte totalmente esterne, di competenze e del merito che
non è dato capire chi lo ha attribuito, di élite e dall’altro un partito che
incarna i bisogni di un pezzo consistente di società seppur con evidenti scorie
populiste come dimostrato nella crisi del governo Draghi. Io penso che la
strada, senza pretese di ragione e senza escludere nessuno, sia quella di
riconsiderare una critica alla società di mercato lucana e nazionale che troppo
a lungo si è fondata su quei grumi di potere già citati. Non possiamo ad ogni
modo, soprattutto alla luce dell’inadeguatezza di Bardi e dei suoi, restare
intrecciati in un dibattito che all’esterno risulta incomprensibile con esiti
che finiscono per essere disastrosi.
Come si rappresenta il territorio? Con quale credibilità? Sicuramente il voto
lucano ci dice che non esistono leaderismi professati e non praticati ma
solamente le comunità. Dobbiamo far comprendere in maniera molto netta come ci
posizioniamo rispetto alle pulsioni sociali. Il PD lucano ha provato a farlo in
questi mesi con grande fatica ma lo ha fatto: penso ai posizionamenti molto
netti su Stellantis, la presenza al fianco delle maestranze, una discussione
seria sulle questioni energetiche e ambientali che guardino al futuro e non al
nero fossile o al nucleare, agli extraprofitti, all’Ires, alle comunità
energetiche che creano lavoro verde e lavoro buono. A come si tiene insieme
transizione e lavoro, a come si trattengono i giovani e come si garantisce il
diritto a restare. Quando nelle aziende, nelle imprese e nella società mancano
le giovani generazioni, queste appassiscono perché manca entusiasmo e coraggio.
Papa Francesco il 24 settembre ha detto, commentando il patto sociale firmato
con i giovani, che società ed economia senza giovani sono tristi, pessimiste e
ciniche e ci invita a verificarlo nelle università ultra-specializzate
nell’economia liberale, nelle facce di quei giovani.
Solo noi possiamo provare a invertire la rotta a fronte dell’assenza totale del
governo Bardi. Occorre ripartire dalle parole pronunciate sempre da Papa
Francesco a Matera il 25 di settembre, dalla parabola del ricco e di Lazzaro
che è storia dei nostri giorni. Storia di ingiustizia sociale, disparità,
iniquità, soprusi dei potenti contro i deboli. La necessità di convertirsi
dall’individualismo alla fraternità. Tornare al gusto del pane. Serve partire
da un’agenda politica e programmatica molto netta, da un’idea di Basilicata da
condividere prima di parlare di alleanze ma soprattutto prima di parlare di
futuro perché in gioco non c’è il destino dei singoli ma quello della
Basilicata.
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