venerdì 23 dicembre 2022

REGIONE BASILICATA. LA PROCURA DELLA CORTE DEI CONTI HA NOTIFICATO UN INVITO A DEDURRE PER UN PRESUNTO DANNO ERARIALE DA 250MILA EURO AL PRESIDENTE VITO BARDI E AGLI ASSESSORI DELLA SUA PRIMA GIUNTA

SI TRATTA DELL’EX ASSESSORE ALLA SANITÀ ROCCO LEONE (FDI), DELL’EX ASSESSORE ALLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE FRANCO CUPPARO (FI), E DEGLI ATTUALI ASSESSORI ALLA SANITÀ E ALLE INFRASTRUTTURE, FRANCESCO FANELLI E DONATELLA MERRA (LEGA), PIÙ L’EX ASSESSORE ALL’AMBIENTE E ATTUALE SENATORE GIANNI ROSA (FDI). NEL “MIRINO” LE NOMINE DEI TRE DIRETTORI GENERALI INDIVIDUATI A OTTOBRE DEL 2021. DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE 

LA PRIMA GIUNTA BARDI (FOTO ILMATTINOQUOTIDIANO.IT)

FONTE ILQUOTIDIANO.IT

NOMINE, LA GIUNTA BARDI I NEI GUAI PER LE NOMINE DEI DIRETTORI GENERALI

LEO AMATO 23 DICEMBRE 2022

POTENZA – Le nomine dei tre direttori generali individuati a ottobre del 2021 dalla giunta della Regione Basilicata guidata dal governatore Vito Bardi tra professionisti esterni all’ente Regione sarebbe avvenuta senza «alcuna valutazione comparativa» né «una ricerca preventiva volta a verificare la presenza di adeguate professionalità all’interno dei ruoli del personale (…) regionale».

È questa la contestazione per cui nei giorni scorsi la procura regionale della Corte dei conti ha notificato un invito a dedurre per un presunto danno erariale da 250mila euro allo stesso Bardi e agli assessori in carica all’epoca dei fatti. Vale a dire gli attuali assessori alla Sanità e alle Infrastrutture, Francesco Fanelli e Donatella Merra (Lega), più l’ex assessore all’Ambiente e attuale senatore Gianni Rosa (FdI), l’ex assessore alle Attività produttive e poi alle agricoltura Franco Cupparo (Fi), dimessosi da tutti gli incarichi a metà ottobre, e l’ex assessore alla Sanità e attuale consigliere regionale Rocco Leone (FdI).

Nel mirino del sostituto procuratore generale Giulio Stolfi sono finiti, in particolare, gli stipendi pagati a Roberto Tricomi, da quasi 14 mesi alla guida del Dipartimento Ambiente, Canio Sabia, dg del Dipartimento Attività produttive, e Alfonso Morvillo, messo a capo del dipartimento Programmazione economica.

Nell’invito a dedurre, però, si evidenzia che gli accertamenti effettuati hanno «portato ad emersione», anche di «ulteriori e distinti profili di possibile problematicità nelle prassi recenti relative al conferimento di incarichi dirigenziali generali nell’ente regionale». Ma «in merito a casistiche che non formano però oggetto di questa trattazione e andranno, come ben si comprende, sottoposte ad un autonomo vaglio».

Non è esclusa, insomma, un’ulteriore contestazione più avanti per la giunta tuttora in carica, che novembre ha individuato altri due professionisti esterni all’ente Regione, il vicentino Francesco Bortolan e il nocerino Alfonso Marrazzo, come nuovi direttori generali del Dipartimento Salute e politiche per la persona e del Dipartimento Risorse umane e organizzazione degli affari generali.

A dare il “la” alle verifiche affidate dalla procura della Corte dei conti alla Guardia di finanza sarebbero state, da quanto si legge nell’invito a dedurre, «fonti di stampa».

«Non mancavano, negli interventi apparsi sulla stampa locale a ridosso l’uno dall’altro, e provenienti anche da qualificati esponenti del sindacato – prosegue ancora Stolfi –, ampi riferimenti al quadro normativo applicabile e alla giurisprudenza formatasi sul tema in contestazione».

Di qui la delega d’indagine ai finanzieri che hanno relazionato su quanto scoperto in due informative: ad agosto e a novembre di quest’anno. Stando a quanto ricostruito dai pm contabili, insomma, la giunta regionale avrebbe «illegittimamente» derogato alle norme che stabiliscono «la necessità di procedere a un interpello o pubblico avviso prima dell’affidamento» di incarichi dirigenziali, e di una «previa verifica della presenza, nei ruoli (sia pur dirigenziali) dell’amministrazione regionale, dell’esistenza di adeguate professionalità “interne”» per il conferimento degli incarichi di rango superiore di dirigente generale.

Per la procura contabile, inoltre, «non esiste (né potrebbe esistere) alcuna divergenza» tra la normativa regionale e quella statale, data la prevalenza riconosciuta dalla Costituzione alla seconda, su questa materia. Dunque la giunta, prima di rivolgersi all’esterno per affidare gli incarichi in questione avrebbe avuto quantomeno l’obbligo di una “concreta infruttuosa ricerca (…)” della professionalità adeguata all’interno dell’amministrazione. Ricerca che, ovviamente, si traduce in uno specifico onere motivazionale a valle».

«Né possono aver pregio – prosegue l’invito a dedurre – eventuali ricostruzioni miranti ad affermare che gli incarichi di dirigenza delle strutture di massima dimensione siano “fiduciari” e “assimilabili a un atto di alta amministrazione”, non sindacabili in sede giurisdizionale se non nei limiti della violazione del canone della ragionevolezza. Non esiste alcun appiglio testuale in tal senso, anzi, al contrario, la disciplina primaria (correttamente) inquadra come “fiduciari” solo gli incarichi “di staff”; d’altronde, nessun parallelismo (ciò che è pure chiarito in giurisprudenza) potrebbe essere istituito con la normativa che disciplina taluni incarichi apicali nei ministeri, ossia quelli di Segretario generale e di capo di strutture a loro volta articolate al proprio interno in uffici dirigenziali generali. A tale ultimo proposito, e in disparte ogni ulteriore considerazione, da una disamina della struttura dell’apparato burocratico regionale lucano risulta palesemente che non vi sono strutture “dipartimentali” in senso proprio, ma solo singole “direzioni generali”».

La motivazione addotta dalla giunta Bardi per le nomine effettuate, insomma, sarebbe «gravemente distonica rispetto agli inderogabili requisiti di legge» in materia di valutazione dell’esistenza di professionalità interne all’ente Regione Basilicata. «Al contrario, nel caso concreto la motivazione retrostante alla scelta dei tre dirigenti “esterni” si basa solo su una valorizzazione, sicuramente indiscutibile nel “mero” merito, ma altrettanto sicuramente imperspicua ed insufficiente in punto di legittimità, del valore intrinseco dei curricula delle persone proposte dal capo di gabinetto della presidenza della giunta d’ordine del presidente».

La procura contabile ha sostenuto il carattere dannoso dell’esborso sostenuto dalla Regione per retribuire i 3 dg anche rispetto a «una eventuale prospettazione tale per cui spese di tal genere sarebbero state “comunque” effettuate per corrispondere i compensi per l’attività lavorativa svolta da dirigenti in tesi nominati in modo legittimo». Evidenziando che la sola «mancanza dei parametri richiesti dalla legge quale condizione legittimante dell’assunzione» consentirebbe di affermare che essa «è incongrua rispetto al fine pubblico».

Quanto alla responsabilità Di Viro Bardi e della giunta i pm contabili considerano non applicabile la cosiddetta “esimente politica” prevista per atti propri degli uffici di cui l’organo politico autorizza l’esecuzione. «Non può negarsi che presidente ed assessori – si legge nell’invito a dedurre – avessero ben a mente l’effetto di modificazione della realtà giuridica e materiale che sarebbe conseguito alla loro volizione, e lo vollero, nonostante fosse antigiuridico perché contrario alle prescrizioni derivanti dalla legge». Nell’invito a dedurre si ipotizza, pertanto, il dolo dei componenti della giunta e la suddivisione di un’eventuale condanna in parti uguali tra loro. In alternativa, laddove per l’accaduto fosse ravvisata soltanto una colpa grave, il pm contabile propone che Bardi debba risarcire la metà dei 250mila euro del danno erariale contestato, e i 5 assessori si dividano il resto.

Al governatore e gli altri sono stati concessi 45 giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni. Poi la procura contabile potrà decidere se procedere con una citazione a giudizio o mandare tutto in archivio. Le nomine dei 3 direttori generali della Regione Basilicata erano state stigmatizzate, nei giorni scorsi, anche dalla sezione di controllo della Corte dei conti, in occasione della parifica del rendiconto di bilancio del 2021.

Per i magistrati contabili, infatti: «l’avvenuta nomina intuitu personae di tre direttori generali esterni all’amministrazione è risultata connotata da profili di illegittimità sia sotto l’aspetto procedurale (in quanto disposta in assenza di una previa valutazione comparativa degli aspiranti nonché di una preventiva ricognizione di eventuali professionalità interne idonee a ricoprire il ruolo) sia sotto quello motivazionale (non essendo sufficiente all’uopo una motivazione c.d. “a stampone”, ovvero fondata su un acritico rimando ai curricula dei prescelti)».

«Le nomine in questione sono state effettuate – avevano insistito dalla sezione di controllo – in contrasto sia con la normativa nazionale e regionale vigente in materia (…) sia con la consolidata giurisprudenza contabile ed ordinaria stratificatasi sul tema».

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