mercoledì 1 febbraio 2023

BASILICATA. CGIL. ANGELO SUMMA, PER 8 ANNI IL LEADER DEL SINDACATO PIÙ RAPPRESENTATIVO DELLA REGIONE, LASCERÀ LA SEGRETERIA GENERALE. OGGI E DOMANI IL CONGRESSO REGIONALE CHE ELEGGERA’ IL SUO SUCCESSORE

MA SUMMA RIMARRÀ NEL SINDACATO. È STATO ELETTO, INFATTI, SEGRETARIO REGIONALE DELLO SPI, IL SINDACATO PENSIONATI. E NE FUTURO, FORSE, CI SARA’ LA POLITICA. DI SEGUITO L’INTERVISTA INTEGRALE CONCESSA DAL SINDACALISTA AL CAPOREDATTORE DE LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, MASSIMO BRANCATI 




FONTE LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT

DOPO OTTO ANNI DA LEADER DEL SINDACATO REGIONALE, SI APPRESTA A LASCIARE IL TESTIMONE. LE PRIORITÀ DA AFFRONTARE, LE CRITICHE AL GOVERNO LUCANO, LE SFIDE SU WELFARE, SANITÀ E INFRASTRUTTURE

01 FEBBRAIO 2023

MASSIMO BRANCATI

Ha compattato il sindacato, gli ha conferito un’anima, lo ha guidato con il piglio di un leader attento alle dinamiche del territorio e meticoloso nello studio delle varie questioni in campo. Dopo otto anni e due mandati Angelo Summa si appresta a lasciare la segreteria regionale della Cgil Basilicata. Quasi un decennio di sfide, determinazione, impegno, sempre in trincea sui fronti del lavoro, dello sviluppo, dell’ambiente. E della sanità, di cui ha denunciato storture e anomalie come le nomine dell’ex direttore generale del San Carlo, Massimo Barresi, e dell’ex direttore dell’Asp Giampaolo Stopazzolo. Denunce confluite in inchieste giudiziarie.

Segretario, in che stato di salute è la Cgil che consegna al suo successore?
«Lascio un’organizzazione forte, matura, seria e coesa, radicata nel territorio e nei posti di lavoro in cui i processi di rinnovamento l'hanno rafforzata. Il sindacato è pronto a raccogliere la sfida dei mutamenti epocali che impatteranno anche sul nostro territorio».

Ma la classe dirigente è altrettanto pronta?
«Non credo proprio. Quattro anni di immobilismo di questo governo regionale hanno fatto scivolare la Basilicata in fondo alle classifiche nazionali tra redditi, disoccupazione e infrastrutture».

Da sempre lei segnala una sorta di impantanamento dell’esecutivo lucano. Ma il sindacato cosa ha fatto per contribuire a cambiare rotta?
«Dalla Cgil al sindacato unitario abbiamo provato in tutti i modi ad avanzare proposte, come il piano per il lavoro e il patto sullo sviluppo, ma non c'è stato mai un reale confronto. Sono convinto che chi governa debba sempre prevedere una partecipazione democratica. L'idea di sviluppo del territorio va costruito con tutti i soggetti locali. Invece la politica si è chiusa nel fortino nell'occupazione degli enti».

A proposito di proposte, lei lo ha citato: che fine ha fatto il patto per il lavoro presentato dai sindacati il 19 luglio 2021?
«È un esempio della chiusura del governo regionale. Bardi ha più volte annunciato che avrebbe aperto a questo patto. Un impegno preso durante i congressi di Cisl e Uil e nel corso dell'assemblea di Confindustria. Ma non c’è mai stato un seguito. Il 18 febbraio 2020, insieme alle imprese, costruimmo una proposta operativa sulla scia di una storica intesa tra mondo imprenditoriale e sindacati. Servimmo su un piatto d’argento quell’accordo frutto di una larga condivisione, ma il governo regionale decise di non cogliere questa opportunità, confermando una deriva democratica e illiberale di concezione e di interpretazione della funzione politica e istituzionale».

La questione della programmazione condivisa si sta riproponendo anche in questo periodo con la partita dei fondi Pnrr?
«Sì, ed è molto preoccupante. Le sfide rispetto alle risorse che l'Europa ci ha messo a disposizione per superare i divari con il resto del Paese sono determinanti per il destino della Basilicata. Il futuro del nostro territorio va costruito con la partecipazione democratica. Sia chiaro, non avremo un'altra possibilità: da qui al 2026 occorrerà saper spendere bene questi fondi e intervenire sulle principali criticità».

Una di queste è rappresentata dalle infrastrutture. La Basilicata continua a scontare ritardi e carenze...
«Situazione cristallizzata per colpa di una politica che non ha il peso specifico giusto per costringere i player nazionali a dare la giusta dignità al nostro territorio. Siamo una regione che dentro i piani generali di sviluppo non ha alcun peso politico nonostante in Basilicata e a Roma ci siano governi dello stesso colore politico. Condizione che non porta alcun riconoscimento al nostro territorio».

Quando dice che non abbiamo il giusto peso nei confronti dei player nazionali cosa intende dire esattamente?
«Per esempio i tempi dell'Anas per quanto riguarda i lavori stradali sono quattro volte più lunghi rispetto ad altre realtà locali. Lo dimostra la Basentana, perennemente piena di cantieri, con i lavori che procedono a rilento. Trenitalia riceve dalla Regione 27 milioni di euro e continuiamo a non avere collegamenti degni di un Paese civile. Oltre a registrare disservizi come il recente caso del bus sostitutivo che non arriva alla stazione di Potenza o del dimezzamento dei Freccia Link».

Soffermiamoci sul tema ferroviario: l’alta velocità resterà una chimera per i lucani?
«Le scelte progettuali, purtroppo, vanno in questa direzione. Ci siamo battuti come Cgil affinché venisse cambiato il tracciato della Taranto-Salerno prevedendo il collegamento della bretella Tito-Auletta. Hanno preferito un’altra opzione che non incide sulle performance dei tempi di percorrenza».

Capitolo sanità. Lei è considerato un fustigatore delle distorsioni del sistema. È davvero così critica la situazione?
«Il comparto vive da troppo tempo in uno stato comatoso tra carenza di personale e una visione non programmatica. Oggi la sanità lucana è desertificata, condizione aggravata dal degrado politico e istituzionale emerso dalla recente inchiesta giudiziaria. Il settore ha bisogno di trasparenza e non dell’appartenenza politica che produce nomine illegittime, su cui abbiamo avuto ragione rispetto alle nostre varie denunce. La sanità lucana è dentro una stagione pericolosa di arretramento. E dire che negli anni ‘90 fino al 2000 era all’avanguardia, capace di riformare se stessa, dando vita, tra i primi in Italia, agli screening oncologici che, al di là dell’azione di prevenzione, sono diventati una forma di contrasto alle liste d’attesa. Negli ultimi quindici anni, invece, la sanità è scivolata nel baratro per l'assenza di programmazione da parte di una politica che ha scelto la strada dell'occupazione del comparto come elemento di ritorno elettorale, dimenticando che il fine è quello di garantire salute e benessere alle persone».

Parliamo di industrie. E non possiamo non far riferimento a Stellantis. La preoccupa il futuro dello stabilimento lucano?
«Non potrebbe essere altrimenti. Stiamo perdendo l’occasione di poter evitare un ridimensionamento pesante di uno dei settori strategici della nostra regione. In questi ultimi due anni abbiamo assistito alla riduzione di addetti, scesi sotto la soglia dei 6mila. La Regione si è fatta cogliere impreparata. Eppure c’erano tutti gli elementi di una crisi avviata da tempo rispetto ai volumi produttivi scesi da 350mila vetture del 2015 alle circa 180mila prodotte negli ultimi anni. Non c'è stato un piano industriale di rilancio e di potenziamento di questo grande settore dell'economia lucana. Bisognava mettere a valore il campus di ricerca a Melfi che è diventato un contenitore vuoto. Occorreva investire sulle nuove tecnologie, sulle scocche, sul design e non solo sui motori elettrici».

Parlando di Melfi non possiamo non far riferimento alla situazione dell’area industriale e ai problemi di illuminazione...
«Ma non è solo quella la zona in difficoltà. Tutte le aree industriali scontano i problemi legati al conflitto tra il consorzio industriale e Apibas che ancora oggi non ha trovato una sua collocazione operativa anche a causa di una legge regionale che ha profili di illegittimità».

Lascia la guida del sindacato, ma resterà nei vertici della Cgil. È stato appena eletto segretario regionale dello Spi, il sindacato pensionati. Qual è il suo primo impegno?
«Ricostruire il welfare in una regione, la Basilicata, che invecchia sempre di più. L'idea è provare a definire una rete di servizi utilizzando le risorse delle royalty per venire incontro alle esigenze della terza e quarta età e per creare occupazione».

Qualcuno pensa che lei si stia preparando il campo per una futura candidatura alle regionali. È così?
«Per adesso il mio impegno rimane nella Cgil. Vedremo cosa accadrà in futuro. In ogni caso la mia visione sarà sempre quella di una politica di servizio. Nel sindacato o fuori il sindacato».

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