mercoledì 22 marzo 2023

BASILICATA. LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. PROCURA DISTRETTUALE ANTIMAFIA E GUARDIA DI FINANZA PER L’APPLICAZIONE DI MISURE DI SEQUESTRO E CONFISCA DEI PATRIMONI DEI CLAN

PROVVEDIMENTO DI SEQUESTRO PREVENTIVO DI UNA IMPRESA BOSCHIVA DI PIGNOLA E DI UN BUONO FRUTTIFERO, PER UN AMMONTARE DI 200MILA EURO. BENI CHE L’AUTORITÀ GIUDIZIARIA RITIENE ESSERE NELLA DISPONIBILITÀ DI SAVERIO RIVIEZZI, 59 ANNI, RITENUTO IL CAPO DELL’OMONIMO SODALIZIO OPERANTE NELLA PROVINCIA DI POTENZA. DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE  



FONTE PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI POTENZA

Su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, il Tribunale Distrettuale di Potenza, Sezione Misure di Prevenzione – allo stato del procedimento e fatte salve le future valutazioni nel merito – ha prima emesso in via d’urgenza e poi convalidato il sequestro finalizzato alla confisca di un’impresa boschiva di Pignola e di un buono fruttiferi, beni che l’Autorità Giudiziaria ha considerato essere nella effettiva disponibilità di Saverio Riviezzi, classe ’64, di Pignola, ritenuto il capo dell’omonimo sodalizio che, sulla base degli indizi raccolti, seppure operante nella provincia di Potenza sarebbe legato alla criminalità calabrese e campana.

Il sequestro, oggetto della attuale convalida, è stato disposto dal Tribunale nell’ambito di un procedimento di prevenzione all’esito di un’approfondita attività investigativa che questa DDA aveva delegato al G.I.C.O. della Guardia di Finanza. In tale indagine — su base indiziaria – erano stati ricostruiti i valori patrimoniali e finanziati nella effettiva disponibilità di Saverio Riviezzi e documentata la sua “pericolosità sociale qualificata, ai sensi del Codice Antimafia, in relazione ad arco di tempo di oltre 20 anni. Tale pericolosità era stata da ultimo confermata da una sentenza (ancora non definitiva) di condanna, in primo grado, alla pena di 30 anni di reclusione, emessa da Tribunale Collegiale di Potenza, sulla base dei plurimi elementi acquisiti, attestanti l’elevatissimo spessore miminale di Saverio Riviezzi quale vertice di una consorteria criminosa attiva nel settore del narcotraffico internazionale.

Le indagini di tipo economico-patrimoniale delegate alla GdF, venivano svolte non solo nei confronti del medesimo Riviezzi, ma come per legge, anche nei confronti di tutti i componenti del suo nucleo familiare.

Al fine di documentare l’origine del patrimonio accumulato è stata analizzata documentazione a partire dal 1997. I preliminari elementi informativi acquisiti sono stati, poi, oggetto di ulteriori riscontri, all’esito dei quali è stata rilevata una significativa sproporzione tra i modesti redditi ufficiali dichiarati ed il valore delle consistenze economiche e patrimoniali nella effettiva disponibilità di Saverio Riviezzi.

Il valore complessivo dell’impresa boschiva, situata a Pignola, costituita da mezzi da lavoro, macchine forestali e “soprassuoli boscati”, e del buono fruttifero, dei quali è stato convalidato il sequestro ammonta a circa 200mila euro.

Nel corso delle successive fasi del procedimento di prevenzione, come previsto dalla vigente normativa, il “prevenuto” Saverio Riviezzi potrà documentare l’origine lecita del patrimonio e la sua congruità rispetto ai redditi dichiarati, anche dai propri familiari.

Si sottolinea, infine, che questo Ufficio in pieno accordo con la GdF ritiene che l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali previste dalla normativa antimafia costituisca il più efficace strumento nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata, poiché, sul piano patrimoniale, incide — frustrandola — sulla finalità ultima dell’attività criminale: accumulare illecitamente ricchezza . E ciò senza contare che sequestro e confisca di patrimoni illecitamente accumulati impediscono che i proventi delle attività delittuose “inquinino” l’economia legale a danno della collettività e soprattutto in danno degli operatori economici onesti che non possono ricorrere a forme di finanziamento extra-legale.

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