domenica 23 aprile 2023

BASILICATA. LA DIFFICILE VITA DA BLOGGER E DA FREELANCER IN UNA TERRA DI CONFINE TRA CAMORRA, ‘NDRANGETA, SACRA CORONA UNITA E PROFANATORI DELL’AMBIENTE. TRA MINACCE, CONTUMELIE, VERI E PROPRI ATTI DI INTIMIDAZIONE, QUERELE PER DIFFAMAZIONE IL PIÙ DELLE VOLTE TEMERARIE, CONDANNE E PAGAMENTI DI AVVOCATI AL POSTO DI EDITORI NEL FRATTEMPO FALLITI

GIORGIO SANTORIELLO E FILIPPO MELE DIFESI E SOSTENUTI DALL’OSSERVATORIO SUI CRONISTI MINACCIATI E SULLE NOTIZIE OSCURATE CON LA VIOLENZA OSSIGENO PER L’INFORMAZIONE. MA NON BASTA. COSA FARE? COME GARANTIRE LA LIBERTÀ DEI CITTADINI AD ESSERE RISPETTATI E INFORMATI? DI SEGUITO UNA MIA RIFLESSIONE SULL’ARGOMENTO, UN ARTICOLO DI SANTORIELLO PER OSSIGENO, UNA MIA LETTERA APERTA AL SEGRETARIO NAZIONALE DELLA FEDERAZIONE DELLA STAMPA 

 

LA MIA RIFLESSIONE: STOP ALLE QUERELE TEMERARIE ED ALLE MINACCE E VIOLENZE CONTRO BLOGGER E CRONISTI FREELANCER

Giorgio Santoriello e il sottoscritto, sono difesi e sostenuti dall’Osservatorio sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate con la violenza Ossigeno per l’informazione, Organizzazione non governativa che opera su scala nazionale. In questo quadro di proficua collaborazione il primo ha pubblicato su Ossigeno un articolo dal titolo “Aiuto! Le querele costano troppo anche se sei assicurato”. Il secondo è stato più volte ospite del sito e della pagina Facebook di Ossigeno dopo le minacce ricevute, una busta con un proiettile inesploso, una bomba carta (o un corpo contundente) che nottetempo ha sfondato la tettoia della sua casa, i pagamenti al posto della società editoriale per cui lavorava nel frattempo fallita. Intanto, ad oggi, chi scrive è l’unica parte lesa, con il sostegno della Federazione italiana della stampa (Fnsi) e dalla Associazione della stampa di Basilicata, nel processo contro alcuni esponenti di un clan accusati delle minacce nei suoi confronti. Intimidazioni, violenze querele temerarie, bavagli, che mettono a rischio la libertà di informazione. I cittadini e i lettori debbono rendersene conto. Come continuare ad impegnarsi in ambito giornalistico, in queste condizioni, senza tutele e garanzie, specialmente se freelencer e blogger? Che fare? In Parlamento è in discussione la riforma della stampa. Occorre porre rimedio a questa situazione di grande difficoltà operativa. Ma anche associazioni, gruppi, movimenti, facciano la loro parte. Sempre, sottointeso, il rispetto da parte di quanti scrivono delle norme deontologiche e legislative nei confronti della tutela e dignità della persona.  

FILIPPO MELE

 

Di seguito l’articolo di Giorgio e la mia lettera aperta a Raffele Lorusso

FONTE OSSIGENO PER L’INFORMAZIONE

AIUTO! LE QUERELE COSTANO TROPPO ANCHE SE SEI ASSICURATO

DI REDAZIONE WEB

14 APRILE 2023

GIORGIO SANTORIELLO, BLOGGER E AMBIENTALISTA, RACCONTA LA SUA ESPERIENZA: 60 MILA € DI AVVOCATI E HO ANCORA IN CORSO 10 PROCESSI PER DIFFAMAZIONE

Nel corso della mia attività di blogger, attivista, difensore dell’ambiente e rappresentante legale dell’associazione di volontariato Cova Contro, dal 2013 a oggi, ho documentato e denunciato pubblicamente vari reati ambientali commessi in Basilicata, la regione italiana in cui vivo. Ho anche indicato alcuni responsabili di omessi controlli in merito a questi reati. Per questo sono stato ripetutamente querelato per diffamazione a mezzo stampa. Imprenditori, politici, giornalisti mi hanno querelato senza avermi mai chiesto una rettifica o un confronto. La querela e la richiesta di danni è automatica ogni volta che affrontato alcune tematiche. Finora ho riportato solo una condanna a 4 mesi di reclusione. Per il resto sono stato sempre prosciolto.

Sono anche preoccupato per le spese a cui si va incontro per affrontare questi processi. Fino a oggi mi sono caricato di 60 mila euro di spese per la difesa legale. Le compagnie assicurative a cui mi sono rivolto coprono solo una parte delle spese. Io ho ancora dieci processi in corso e ho notato che da qualche anno le accuse di diffamazione contro di me vengono trattate più severamente.

Alcune delle dieci cause per diffamazione a mezzo stampa ancora in corso attendono la sentenza di primo grado. Altre attendono l’esito di indagini che sono state prorogate e sono ancora in corso.

Ossigeno per l’Informazione e Media Defence mi sono sempre stati accanto e li ringrazio per il sostegno.

Le cause per diffamazione a mezzo stampa comportano preoccupazioni e angosce. E anche notevoli spese. Per sostenerle, ho stipulato alcune polizze di assicurazione che mi hanno aiutato. Ma non sempre. In alcuni casi le compagnie si sono tirate indietro.

La prima compagnia assicurativa a cui mi ero rivolto, alla quale ho pagato il premio per sei anni, ha rescisso unilateralmente il contratto perché doveva sistematicamente spendere più di quanto pagavo di premio. Attualmente ho due polizze, sia per la responsabilità civile generale, sia per la tutela legale. Ma neppure queste risolvono il problema. Non coprono svariate situazioni. Provo a elencarle. Ad esempio:

1 – se mi arriva una richiesta danni solo in sede civile, non sono coperto, neanche per i costi di un’eventuale mediazione;

2 – se scatta la prescrizione e il processo finisce così, senza condanna, per me è una manna, perché mi evita ulteriori dibattimenti giudiziari per difendermi da accuse infondate. Ma le compagnie non considerano la prescrizione una formula di proscioglimento e pertanto non coprono le spese che ho sostenuto per la difesa legale. Magari il mio avvocato per 8 anni si è dovuto recare svariate volte in udienza, ha dovuto studiare gli atti e svolgere altre attività. Ebbene, quei costi l’assicurazione non li copre;

3 – invece se la causa termina con esito a me favorevole, con sentenza di archiviazione o assoluzione, il mio avvocato riceverà il suo onorario, entro 90 giorni dalla fine del procedimento. Poiché queste cause possono durare anche cinque anni e più, è ovvio che questo penalizza i nostri avvocati.

Insomma anche stipulando queste assicurazioni, restano vari problemi. Ho l’impressione che le assicurazioni tendano a non dare molta importanza alla tutela legale per i procedimenti per diffamazione a mezzo stampa. Mi pare che le trattino con approssimazione e superficialità.

Nel nostro paese non esistono sanzioni per chi usa la giustizia a scopo intimidatorio. Così neppure le assicurazioni hanno strumenti di rivalsa sulla controparte. Così, per assurdo, se tu sei un assicurato che ottiene sempre ragione in giudizio, prima o poi la tua assicurazione ti lascerà, perché la costringi a spendere migliaia di euro di spese legali a fronte di premi di poche centinaia di euro.

E’ veramente preoccupante. Noi blogger, attivisti, freelance, cronisti senza robusti editori alle spalle, rischiamo di non avere più assicurazioni disposte a coprirci.

Ossigeno fa bene a colmare alcuni di questi vuoti: mi ha già fornito due anni fa un primo bonus per le spese legali, e spero di averne altri. Ma non possiamo affidarci solo ad Ossigeno. Per difendere la libertà di stampa occorre modificare le leggi sulla diffamazione per affermare una più ampia libertà di espressione e sanzionare l’uso intimidatorio e ritorsivo delle querele. Dobbiamo pressare il nostro Parlamento ad agire in questo senso e a depenalizzare il reato di diffamazione.

GIORGIO SANTORIELLO

 

FONTE FILIPPOMELE.BLOGSPOT.COM

7.11.2021

CRISI DELL'EDITORIA. PER I GIORNALISTI IL DANNO E LA BEFFA

LETTERA APERTA AL SEGRETARIO NAZIONALE DELLA FNSI, RAFFAELE LORUSSO

APPELLO AI MIEI FOLLOWERS

Caro segretario Lorusso,

ti scrivo dopo aver firmato una nota con cui ho raggiunto un accordo con l'avvocato del foro di Bari che mi ha difeso in una causa per presunta diffamazione per un articolo da me redatto nel 2007 su La gazzetta del mezzogiorno. Con me sono imputati il direttore dell'epoca e l'editore, dichiarato fallito nel 2020. L'avvocato mi era stato indicato dalla Edisud per difendere la società, il direttore dell'epoca e il sottoscritto. Purtoppo, a causa del fallimento della Edisud non sono stati corrisposti i compensi dovuti al legale che, pertanto, ne ha fatto richiesta a me e al citato direttore. Inoltre, c'è da aggiungere, ed è questo l'aspetto più preoccupante, che La Gazzetta nemmeno ha corrisposto ai presunti danneggiati, appello pendente, le somme liquidate in loro favore in primo grado. Si tratta di10mila euro oltre 4mila di spese legali e oneri accessori.

Insomma, la crisi dell'editoria ricade sui giornalisti licenziati, messi in cassa integrazione, demansionati, con la beffa di dover pagare le parcelle degli avvocati ed anche le condanne “in solido” a carico del loro editore nel frattempo divenuto insolvente.

Caro Raffaele,

la situazione che ti ho esposto riguarda tantissimi giornalisti dei gruppi editoriali falliti o in crisi in Italia e non solo quelli della Gazzetta del Mezzogiorno. Quando ho chiamato i miei ultimi due direttori mi hanno risposto, disperati, che avevano numerosi casi pendenti come il mio. Ed io “guadagnavo” 5 euro lordi ad articolo e 3 a fotografia. Quanti articoli dovrò aver scritto e quante foto pubblicate per sanare integralmente il “mio” contenzioso legale?

Non sarebbe giusto inserire nei prossimi contratti clausole di manleva come per chi lavora in Rai e altre testate radio-tv?

Attendo le tue risposte.

Ed ora, se mi consenti, una domanda voglio rivolgerla anche ai miei affezionati followers che dal 13 agosto scorso non hanno letto un solo mio articolo. Ora, spero, avranno capito il perchè. Cosa farebbero loro al mio posto? Continuerebbero a scrivere per informare con notizie di “prima mano” e inchieste e non con i copia-incolla di comunicati stampa con rischi e paure di incolumità personale e familiare, accuse di “odiare” il proprio paese per il semplice fatto di narrare ciò che di losco vi accade, contenziosi legali al posto del proprio editore fallito? Attendo risposte e consigli anche da loro.

Tuo

FILIPPO MELE

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