E DON MARCELLO COZZI SU TWITTER: “PIETÀ NON SIGNIFICA AMNESIA. RISPETTO DELLA MORTE NON SIGNIFICA RACCONTO PARZIALE DELLA VITA”. DI SEGUITO LA PRESA DI POSIZIONE INTEGRALE DI LIBERA BASILICATA
FOTO LIBERA BASILICATA |
FONTE LIBERA BASILICATA
𝐋𝐔𝐓𝐓𝐎 𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐄 𝐅𝐔𝐍𝐄𝐑𝐀𝐋𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐓𝐀𝐓𝐎 𝐍𝐎𝐍 𝐍𝐄𝐋 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎 𝐍𝐎𝐌𝐄
Dal 23 maggio raccontiamo gli ultimi 57 giorni di Paolo Borsellino che, nell' assordante silenzio e assenza dello Stato lo portarono a morire insieme con i ragazzi della scorta quel 19 luglio 1992 in Via d'Amelio.
Era il Lunedi 08 giugno 1992
Dagli Usa arrivano in Italia i riconoscimenti al lavoro di Giovanni Falcone. Da Washington giunge a Roma il direttore dell'FBI William Session, che incontra il Ministro Martelli e poi visita l'ufficio al ministero che fu del direttore generale degli Affari Penali assassinato nella strage di Capaci.
Il direttore dell'FBI annuncia che l'amministrazione Bush senior ha deciso di dedicare a Falcone una lapide commemorativa che verrà sistemata nello stesso ufficio di Washington dove, proprio alla presenza di Falcone, fu istituito il gruppo di cooperazione italoamericano per la lotta alla criminalità mafiosa.
Il 25 maggio di 31 anni fa si svolsero a Palermo i funerali di Stato del giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani
Nella chiesa barocca di San Domenico affacciata sull'omonima piazza dove svetta una colonna marmorea con in cima la statua dell'Immacolata, riecheggiarono le parole strazianti della vedova di Vito Schifani: “Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio”.
Grande assente di quel terribile giorno per un intero paese è l'allora presidente del Consiglio 𝐆𝐢𝐮𝐥𝐢𝐨 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐞𝐨𝐭𝐭𝐢. A chi gli chiese perché non aveva partecipato alle esequie rispose che non riteneva opportuno partecipare ai funerali dei caduti della strage di Capaci.
Oggi per Silvio Berlusconi si ferma lo Stato, un intero paese (non tutto).
Funerali di Stato e lutto nazionale per chi, come scriveva il giudice Giovanni Falcone il 6 novembre 1989 «Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni ai Grado e anche a Vittorio Mangano».
Vittorio Mangano, era lo stalliere boss della villa di Arcore. Cinà è un altro mafioso che faceva da filo rosso tra la Mafia e Milano.
Questo appunto dovrebbe bastare per impedire lo scempio a cui stiamo assistendo da giorni nel nome e nella memoria delle tante, tantissime vittime innocenti di mafia.
Anche quello che si sta per consumare oggi fa parte di quel processo di normalizzazione della mafia che svilisce il sacrificio dei VERI UOMINI DI STATO.
Per questo noi oggi, piu che mai diciamo: 𝐋𝐔𝐓𝐓𝐎 𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐄 𝐅𝐔𝐍𝐄𝐑𝐀𝐋𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐓𝐀𝐓𝐎 𝐍𝐎𝐍 𝐍𝐄𝐋 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎 𝐍𝐎𝐌𝐄.
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