mercoledì 20 settembre 2023

SANITOPOLI DI BASILICATA. LA PRIMA UDIENZA DEL PROCESSO D’APPELLO. IL QUOTIDIANO DEL SUD: “MARIA BENEDETTO SALVA MARCELLO PITTELLA”

IL PROCESSO VEDE IMPUTATI I 7 CONDANNATI A DICEMBRE DEL 2021 DAL TRIBUNALE DI MATERA, CHE HANNO PRESENTATO RICORSO PER L’ANNULLAMENTO DI QUELLA SENTENZA, PIÙ 8 DEI 13 ASSOLTI, PER I QUALI I PM DELLA CITTÀ DEI SASSI HANNO DECISO DI SOTTOPORRE LE ACCUSE AL VAGLIO DI UN SECONDO COLLEGIO GIUDICANTE. LA NOTIZIA È LEGGIBILE CLICCANDO SUL LINK


MARIA BENEDETTO (FOTO SASSILIVE.IT)

MARCELLO PITTELLA (FOTO PG FACEBOOK)

FONTE ILQUOTIDIANODELSUD.IT

SANITOPOLI, BENEDETTO SALVA PITTELLA

LEO AMATO  

POTENZA – L’ex governatore Marcello Pittella non dovrà più guardarsi le spalle dall’ex direttore amministrativo dell’Asm, Maria Benedetto, che i pm speravano di trasformare in un superteste dell’accusa contro di lui. E’ questo il dato più importante che è emerso, ieri, dalla prima udienza del processo d’appello per i concorsi truccati nella sanità.

Processo che vede imputati i 7 condannati a dicembre del 2021 dal Tribunale di Matera, che hanno presentato ricorso per l’annullamento di quella sentenza. Inclusa la stessa Benedetto, condannata a 5 anni di reclusione; l’ex commissario e direttore generale dell’Asm, Pietro Quinto; l’ex commissario dell’Asp (Azienda sanitaria di Potenza), Giovanni Berardino Chiarelli; e l’attuale capo dipartimento amministrativo del Crob di Rionero in Vulture, Giovanni Amendola. Tutti condannati a 2 anni e 6 mesi. Più 8 dei 13 assolti, per i quali i pm della città dei Sassi hanno deciso di sottoporre le accuse al vaglio di un secondo collegio giudicante. Tra i quali l’ex governatore Pd Pittella, più di recente transitato in Azione, e il direttore generale in carica del Dipartimento salute della Regione Puglia, Vito Montanaro.

Il tacito altolà agli inquirenti di Benedetto, storico dirigente della stessa Asm in pensione da metà dell’anno scorso, che è considerata l’esecutrice materiale delle manovre necessarie per pilotare l’esito dei concorsi in questione, a favore dei raccomandati segnalati da politici, alti prelati, e non solo, è arrivato prima ancora dell’inizio delle discussioni. Durante l’appello di imputati e legali presenti in aula da parte della presidente della Corte, Angela D’Amelio.

Al momento della chiamata del suo storico difensore, che è l’avvocato policorese Riccardo Laviola, infatti, è stato comunicato alla Corte un «affiancamento» col potentino Donatello Cimadomo oltremodo significativo per almeno due ordini di motivi. In primis: le precarie condizioni di salute di Laviola, che già alla prossima udienza dovrebbero costringere Cimadomo a farsi carico integralmente della difesa dell’ex dirigente Asm. E poi l’altro imputato illustre assistito da Cimadomo fin dall’esplosione mediatica dell’inchiesta, con gli arresti effettuati a luglio del 2018: vale a dire lo stesso ex governatore Pittella.

D’ora in avanti, in pratica, ex direttore amministrativo Asm ed ex presidente della giunta regionale dovrebbero condividere il difensore e, di conseguenza, i tratti fondamentali della loro linea difensiva. A partire dalla ricostruzione, in fatto, degli episodi di cui sarebbero stati coprotagonisti, come il famoso incontro nella villa di Lauria del governatore a maggio del 2017.
In quell’occasione, secondo Pittella, si sarebbe parlato dei problemi del 118. Mentre Benedetto, dopo 3 giorni di carcere, ha confermato ai pm che si era trattato di un faccia a faccia per parlare dei punteggi ottenuti da alcuni candidati raccomandati dal presidente nella prova scritta del concorso per l’assunzione di 8 assistenti amministrativi.

Così conquistando la benevolenza del gip che gli concesse gli arresti domiciliari. Salvo poi decidere, durante il processo di primo grado davanti al Tribunale di Matera, di non confermare in aula quelle dichiarazioni, diventate pertanto inutilizzabili.

La retromarcia dell’ex direttore amministrativo sulle dichiarazioni rese al gip le era costata una severa reprimenda del collegio giudicante, per cui il suo atteggiamento sarebbe stato la dimostrazione degli «stretti rapporti con i vertici della sanità regionale che avevano originato l’inquinamento di plurime procedure concorsuali».

Di qui la condanna, pesante, a 5 anni di reclusione, che l’ha resa l’unico imputato per cui rischiano di aprirsi le porte del carcere in caso di passaggio in giudicato. Condanna seguita alla richiesta dei pm materani alla Corte d’appello di concederle ancora una volta la possibilità di sedersi sul banco dei testimoni, e provare a meritarsi un significativo sconto di pena, confermando quelle dichiarazioni del gip. Un’eventualità, quest’ultima, che oggi appare evidentemente incompatibile con la scelta del nuovo difensore appena effettuata.

Subito dopo l’appello ha preso la parola per la sua discussione il sostituto procuratore generale Laura Triassi, che ha chiesto al collegio presieduto da D’Amelio, e completato dai giudici Amerigo Palma e Giovanni Paternoster, in particolare, di recuperare dal materiale investigativo alcune intercettazioni che il Tribunale di Matera aveva considerato inutilizzabili, in quanto effettuate indagando per reati “slegati” alla vicenda dei concorsi truccati.

A seguire sono intervenuti i legali delle parti civili costituite, quindi l’udienza è stata rinviata al 2 febbraio per la discussione dei difensori degli imputati e la decisione.

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