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| FOTO TG3 BASILICATA |
INTERVENTO RAPPRESENTANTE DELLA CONSULTA PROVINCIALE STUDENTESCA, SANYA BONELLI
Buongiorno a tutti e tutte,
da parte della consulta provinciale studentesca di Matera. Saluto l’ufficio
scolastico provinciale qui presente nella figura della dottoressa Cancelliere e
le autorità civili, religiose militari che oggi sono qui per celebrare una
delle commemorazioni più importanti del nostro Paese, la data che ha cambiato
le sorti del nostro Paese, di noi cittadini italiani. Saluto e ringrazio gli
studenti e le studentesse della provincia di Matera, è un onore poter essere
qui e portare come sempre la vostra voce. Oggi la vostra presenza testimonia
ciò che questa giornata rappresenta: la festa della repubblica, l’emblema della
democrazia.
Il 2 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale con il quale gli italiani
vennero chiamati alle urne per decidere la forma di Stato del proprio Paese.
Dopo anni di soprusi, monarchia, due guerre mondiali e dittatura, agli italiani
furono date su una scheda due opzioni: monarchia o repubblica. La seconda, una
parola nuova che sembrava poter rappresentare al meglio la libertà che gli
italiani si erano conquistati con il sangue nel corso dei secoli. E scelsero
proprio quella parola, quell’atteggiamento, con orgoglio, con cura, con
l’impegno di essere cittadini attivi. Il 2 giugno 1946 nasce l’Italia che
conosciamo oggi, nasce la Repubblica la forma di governo che diede all’Italia
una voce nuova, alimentata dall’impegno e dalla cura di ogni italiano .
Quel giorno il popolo italiano dimostrò a tutti il potere della scelta, del
proprio voto: gli italiani decisero di andare a votare, decisero per il proprio
presente, regalandoci il futuro di cui godiamo oggi .
L’Italia infatti, se ci pensiamo, prima del 1861 era stata unita solamente ai
tempi dell’impero romano e una repubblica che comprendesse tutto il territorio
italiano si può individuare solo ai tempi dell’antica Roma. Eppure già nell’
ottocento, ancor prima dell’unità nazionale, un intellettuale, Foscolo cercava
celebrando le neoclassiche Grazie, il massimo esempio di armonia e bellezza, di
stimolare nel lettore l’importanza dell’impegno civile, partecipazione attiva;
sperava già in un’Italia unita, libera in cui il cittadino potesse essere parte
integrante della comunità;
Alfieri scriveva nel Misogallo del 1799 della volontà di un’Italia “virtuosa,
magnanima, libera e una” e di come tutto ciò riguardasse non un individuo ma
una comunità, perché era una cosa pubblica. insomma prima ancora dell’unità d’Italia,
con il desiderio di un’unità nazionale nasce anche il desiderio di vederla
fiorire promuovendo la partecipazione dell’impegno civile, della cosa pubblica.
Non la monarchia, monos, il governo di uno, non l’oligarchia, oligos il governo
di pochi ma la repubblica, fondata sulla democrazia, dal greco antico: δῆμος,
“popolo” e κράτος”potere” “potere al popolo”, come è espresso nell’art.1 della
nostra costituzione, un posto in cui essere diversi non è un difetto ma una
ricchezza come ci ricorda l’art.3 .
La “res publica” la cosa pubblica, non è un’astrazione ma il modello più
pratico di politica, “cura della polis”; la repubblica donataci è fatta di
impegno, di voci, di ascolto, di partecipazione attiva, la cosa pubblica è
fatta di cittadini perché solo così può esistere. Cicerone celebrava la
repubblica scrivendo “est igitur res publica res populi”, letteralmente “
la cosa pubblica è cosa del popolo” analizzando chi è il popolo della res
publica, chi è la cellula madre che dà vita al suo corpo, defininendolo non una
semplice aggregazione di uomini ma una società organizzata che ha per
fondamento l’osservanza della giustizia, la comunanza d’interessi, il rispetto
verso l’altro.
In parole semplici, noi cittadini di questa repubblica, non siamo cittadini
comuni, siamo cittadini perché abbiamo dei valori.
Non scegliamo come ammette Hobbes di unirci per necessità, per l’utile, per
paura, noi cittadini di una res publica, siamo uniti da un’inclinazione al
vivere insieme, gli italiani che hanno votato per la repubblica hanno votato
per la comunità, per l’uguaglianza, non per essere oggetti passivi del governo
ma per esserne i soggetti pensanti
Ecco cosa significa ciò che siamo: significa avere la responsabilità della vita
dell’altro, della cura per la comunità e della partecipazione attiva,
dell’educazione alla cittadinanza, solo così possiamo dire di essere una
repubblica; siamo noi la linfa vitale di essa e gli italiani che andarono a
votare il 2 giugno del 1946 ne sono l’esempio più concreto. Proprio La
Basilicata fu consapevole di questo cambiamento, divenendo dopo l’Abruzzo, la
seconda regione republicana del meridione. Abbiamo quindi oggi una grande
responsabilità, come lucani, come italiani.
Res publica: di tutti e tutte. La nostra grande conquista: le donne andarono a
votare. Da quel due giugno non si parlò di uomini e donne, ma di cittadini
italiani, pronti e chiamati ad impegnarsi per costruire la cosa pubblica. Non
si parlò neanche di partiti ma sempre e solo di cittadini italiani
quando si scrisse la costituzione che avrebbe rappresentato la repubblica tanto
voluta
Ma allora arriviamo a noi: cosa significa celebrare oggi il due giugno, la
festa della repubblica italiana?
Spesso ci dimentichiamo l’importanza della nostra storia, di un voto, di una
scelta, del significato di cosa pubblica perché ormai sono abitudine, ma come
presentano le teorie filosofiche di Hume, vivere per abitudine non porta che a
uno scetticismo della realtà, a una conoscenza ed esperienza superficiale di
essa, e celebrare il due giugno ci permette di non cadere nella banalità
dell’abitudine, ma di celebrare sempre il valore per cui i nostri predecessori
hanno lottato. In un mondo di conflitti, di disuguaglianza sociale, di
disparità di genere, spetta a noi proteggere ciò che ci è stato donato di più
caro. In un mondo di astensionismo, in cui votare è ritenuto inutile, in cui
scegliere diventa un privilegio di pochi, dobbiamo saper proteggere la nostra
repubblica dalle tirannie della vita quotidiana. La più grande minaccia per la
repubblica è il disinteresse politico, è la nostra inerzia nei confronti di ciò
che accade intorno a noi, è l’indifferenza. Celebrare la festa della repubblica
allora è un invito a non rimanere indifferenti, inerti, è un invito alla
partecipazione attiva a costruire il nostro presente, un invito a scegliere, ad
andare a votare, un invito ad essere cittadini della repubblica, comunità di
valori. Significa tutelare la libertà, l’identità del nostro Paese, aver
cura del nostro essere cittadini, del nostro essere italiani, ma soprattutto
della nostra democrazia.
Cari miei coetanei, cari adulti, res publica res populi est: solo noi abbiamo
il potere di migliorare coltivando o distruggere disinteressandoci ciò che di
più prezioso abbiamo. Non abbiate paura di scegliere di essere la cosa
pubblica. E in un momento così cruciale della storia, vi posso garantire che
noi giovani non vogliamo rimanere inerti, ci impegneremo a vivere l’Italia, a
vivere la democrazia, a costruire un futuro di valori di libertà, uguaglianza, legalità
e forte partecipazione civica, con la guida di voi adulti, e siamo pronti ad
essere educati ed educare alla cosa pubblica perché sappiamo che solo la
consapevolezza, solo l’informazione può cessare qualsiasi dipendenza, qualsiasi
strumentalizzazione. Come i cittadini italiani del 2 giugno 1946, saremo
protagonisti della cosa pubblica, non lasciando sulla carta quelle parole che
sanciscono la repubblica nella costituzione. Alla repubblica italiana, a noi
cittadini italiani, liberi di scegliere, i migliori auguri per un’Italia viva e
democratica.

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