ROTONDELLA (MT) - Il ЯOCKOÑDЁLLA 2025 torna con una nuova formula, proponendo un programma intenso e significativo incentrato sui temi della "Poesia della Speranza", un richiamo a riflettere sul passato per guardare al futuro.
È un festival delle arti e della musica per giovani, così gli organizzatori hanno scritto sulle locandine della prima edizione.
Il ЯOCKOÑDЁLLA persiste perché fa
compagnia, perché ha ancora molto da dire e perché, in un ciclo inevitabile di
morte e resurrezione, ci ricorda la ciclicità del tempo. È un invito a fare i
conti con il passato per poter avanzare, un continuo esercizio tra lo spingersi
oltre e il cadere, tra l'andare avanti e l'indietro.
Il ЯOCKOÑDЁLLA è lo specchio di
un paese, di una comunità, di una generazione che si è espansa in molteplici
generazioni. Racconta la felicità e la disperazione, la forza del vento e la
dolcezza della pioggia, la prosperità del grano e il calore del sole, la bellezza
della poesia e la saggezza dei libri, il coraggio delle rivolte e l'amarezza
delle sconfitte.
Questa non è solo la ripartenza di un festival, ma un invito a mettere al centro la poesia e la speranza.
La poesia per comprendere quello che accade ed è accaduto. Perché i poeti aprano, sempre la loro finestra anche se noi diciamo che è una finestra sbagliata, cantava Claudio Lolli in “Ho visto degli zingari felici”, la speranza per guardare avanti e superare le tristezze dell’attuale e reagire alla disumanità. Scrive nel suo ultimo libro il filosofo Byung-Chul Han” Senza idee, senza un orizzonte di senso, il vivere si atrofizza e degrada in un sopravvivere o, per parlare della forma contemporanea di atrofia, degrada al livello dell’immanenza del consumo. I consumatori non sperano nulla. Hanno solo desideri e bisogni. Non hanno bisogno di nessun futuro. Dove il consumo diventa totalizzante, il tempo si atrofizza e si blocca in un presente permanente fatto di bisogni e del loro soddisfacimento.
La speranza non appartiene al vocabolario capitalista. Chi spera non consuma”.





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