“Stellantis: la grande fuga”. Mai titolo è stato più azzeccato, per dimostrare il sostanziale disimpegno dell’ex Fiat dall’Italia in termini di occupazione, produzione e investimenti. A fornire cifre e quadro d’insieme è stata la Fiom Cgil nazionale che oggi ha presentato a Roma l’omonima ricerca, realizzata sulla base dell’analisi dei bilanci del gruppo, alla presenza di Michele De Palma (segretario generale Fiom Cgil) e Matteo Gaddi (Ufficio studi Fiom Cgil).
Qui condividiamo l’articolo di Marco Togna sulla iniziativa pubblicato dal sito collettiva.it.
"Abbiamo fatto una radiografia, attraverso l’analisi dei bilanci, della situazione di Stellantis - ha detto il leader Fiom Michele De Palma: C’è un numero che spiega, più di ogni altro, il tema della fuga dal nostro Paese, del disinvestimento e delle scelte fatte finora: 14 miliardi di dividendi nell'arco degli anni dal 2021 al 2024. Tutto questo mentre il 62 per cento dei lavoratori sono coinvolti da ammortizzatori sociali e circa 10 mila sono andati via dall’azienda con degli incentivi”.
IL CROLLO DELL’OCCUPAZIONE
Dal 2020 al 2024 si sono persi in Italia 9.656 posti di lavoro (per la precisione: erano 37.288, sono scesi a 27.632). A questi vanno aggiunti 6.294 addetti trasferiti da altre società del gruppo verso Stellantis (la maggior parte provenienti da Sevel nel 2022, che nel 2021 contava 5.448 addetti). Le uscite volontarie nel periodo 2024-2025 sono 6.052 (di cui 3.700 nel 2024 e 2.352 annunciate per l’anno in corso). Nel 2024 i costi delle ristrutturazioni occupazionali sono stati pari a 777.276.000 euro, realizzate attraverso accordi sindacali (non firmati dalla Fiom) nei plant e nelle aree di staff del gruppo con specifiche iniziative di uscita con accompagnamento alla pensione per i lavoratori più anziani e di voluntary leave mediante risoluzioni del rapporto di lavoro.
IL BOOM DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI
Il 61,68% dei dipendenti Stellantis dei 22 stabilimenti risulta coinvolto da ammortizzatori sociali: sono 20.233 su 32.803 complessivi. I numeri più alti si registrano negli impianti di Melfi (4.860 su 5.400), Atessa (4.784 su 4.850), Pomigliano d’Arco (3.750, ossia l’intero personale), Cassino (1.960 su 2.350) e Mirafiori Carrozzerie (1.907, ossia l’intero personale). Ma gli ammortizzatori sociali stanno dilagando anche tra i principali fornitori della componentistica. Su sette aziende campionate, gli addetti attualmente in cassa integrazione o contratti di solidarietà, attualmente impegnati su commesse Stellantis, sono 8.523 (su 13.865 complessivi). Le situazioni più preoccupanti sono quelle della Marelli (2.572 su 6.021), della Denso (2.449 su 2.852) e della Lear (1.138 su 1.155).
PRODUZIONE A PICCO
In Italia in 20 anni (dal 2004 al 2024) è stata persa una produzione di automobili pari a 515.944 unità (da 805.098 a 289.154). Considerando anche i veicoli commerciali, la perdita complessiva di volumi è stata di 520.798 unità. Da segnalare che delle nuove produzioni lanciate da Stellantis, molte mass market, nessuna si produce in Italia: la Topolino in Marocco, la Fiat 600 e Alfa Junior in Polonia, la Grande Panda in Serbia e la Nuova Lancia Y in Spagna.
In netta discesa è anche la quota di mercato. Nel periodo 2022-2024 il calo è stato del 6,1% in Italia (dal 35,2 al 29,1%) e del 3% in Europa (dal 18,2 al 15,2%). Un calo che non si arresta: nel primo semestre 2025 (rispetto al medesimo periodo del 2024) Stellantis ha perso il 2,9% in Italia e l’1,4% in Europa. “Il calo della produzione di autoveicoli Stellantis non può essere solamente imputato al calo della domanda”, precisa la Fiom, rilevando che “a prescindere dall’andamento delle vendite complessive del settore, Stellantis continua a perdere quote di mercato sia in Italia sia in Europa”.




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