Oggi, vi propongo una piccola, grande, bella storia di vita. A me è piaciuta. Tanto da pubblicarla. Ringraziando la mamma che me l’ha inviata. Spero piaccia anche a voi. Eccola, integrale.
“Buonasera dottor Filippo Mele, seguo e leggo i suoi articoli sulla pagina Facebook; non so se può essere di suo interesse questa breve storia nata casualmente su una pagina Facebook, tra empatia e solidarietà.
Mi chiamo Grazia Vittorino, sono una utente di Fb, faccio parte del gruppo “Te lo regalo se vieni a prenderlo Matera e dintorni”
Una signora, Maria Teresa Celis, scrive 3 giorni fa un post che recita: “Scusate se uso questo gruppo per questo tipo di comunicazione. Noi genitori abbiamo tanti giocattoli da regalare che i bimbi non usano più. C’è il reparto di neuropsichiatria infantile all’ospedale di Matera che ha una stanza giochi per i bambini ricoverati che fa davvero tristezza, non c’è un giocattolo che non sia rotto o inutile...neanche un pallone...ce n’era uno bucato che nessuno si prendeva la briga di buttare. Se non sapete come levarvi di torno i giocattoli...potreste fare un pensierino e portarli direttamente in reparto”.
Leggendo questo post mi si è stretto il cuore, perché la signora scrive: “Io me li portavo da casa quando è stata ricoverata mia figlia. Quel reparto è davvero tristissimo”.
So come madre cosa significa portare un figlio in ospedale e quanto i bambini amino i giochi e rispondo che stavo preparando un sacchetto di giochi che di solito lascio alla Caritas di Bernalda, ma che avrei volentieri donato al reparto di neuropsichiatria infantile.
Nel frattempo la signora prova a chiamare in ospedale per sapere le modalità di consegna. Il giorno dopo scrive su fb numero di telefono del reparto e indicazioni sulla consegna. Tempo 2 giorni e questa mattina, 18 settembre, consegno giochi nuovi, giochi interattivi in ottime condizioni e soprattutto funzionanti con pile nuove, puzzle, peluche e altro. Lo staff infermieristico è super entusiasta e un’infermiera curiosa, vedendo un tappetino in gomma lo prende subito perché serviva per la fisioterapia di un bambino.
Non nascondo che ero emozionata e compiaciuta perché lungo il tragitto fino al terzo piano, in ascensore e lungo i corridoi, il personale medico era incuriosito e felice di vedere un bustone pieno di giochi per i bambini.
Al mio ritorno a casa a Bernalda, scrivo su fb “missione compiuta… con relativa foto”.
La signora mi ha ringraziato di cuore per il bellissimo gesto, ma per me è stato un piacere perché il mio motto è fare quello che posso, al meglio! Solo dopo, scopro che anche la signora vive a Bernalda.
Altre persone hanno espresso il desiderio di contribuire, creando una catena di solidarietà che trasforma, una triste esperienza in un’opportunità per avvicinare le persone a realtà, che solo chi le vive davvero può capire.
Sono felice di aver contribuito nel mio piccolo e spero che questa storia “locale” possa avvicinare e sensibilizzare le persone verso le persone fragili. Lavoro in uno studio medico e sia per esperienza familiare che per lavoro, so quanto sia difficile affrontare momenti delicati che riguardano la salute. Aiutare è il minimo che ci può rendere persone sensibili in un mare di indifferenza!
Cordialmente
Grazia Vittorino”.
Piaciuta? Commentate!



Nessun commento:
Posta un commento