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LE BARRE DI ELK RIVER IN RAFFREDDAMENTO CONTINUO NELLA PISCINA DELL'ITREC |
LA GAZZETTA DEL
MEZZOGIORNO 2.6.17
ROTONDELLA - Sono le barre
nucleari del ciclo uranio-torio custodite in una piscina a
raffreddamento continuo “la madre” di tutti i problemi dell'Itrec
della Trisaia. Gli Usa, infatti, hanno sempre detto no al rientro
nei loro confini del fardello radioattivo. Anche se, forse, qualcosa
si muove. Ma andiamo con ordine. L'Itrec
fu realizzato
nel 1962. In Basilicata arrivarono 84
elementi da
Elk River (Minnesota). Il
Cnen avrebbe utilizzato tale materiale a Rotondella per
condurre ricerche al fine di scaricare della loro radioattività gli
elementi esauriti. Nel periodo 1975-1978 l’Enea ritrattò 20
elementi. Dopo
il referendum dell'8 e 9 novembre 1987, però, restarono 64
barre ed il “prodotto finito” derivante dalle operazioni
eseguite. Cosa farne? L'Italia ha tentato di restituire “il
malloppo” agli Usa dove ci sono altre 180 barre simili. Ma gli
americani hanno sempre detto no. Come
hanno rivelato i vertici della Sogin, la spa pubblica incaricata
della messa in sicurezza dei siti ex atomici, in audizione davanti
alla Commissione Industria del Senato il 16 novembre 2016 e nelle
successive risposte fornite ai commissari. Risposte da cui è venuto
fuori che gli
Stati Uniti hanno respinto il rientro delle 64 barre pur a fronte di
altri tre progetti di rientro di materiale nucleare Usa custodito in
Italia conclusisi positivamente. Di
una trattativa
tecnica tra Sogin e Dipartimento dell'energia americano (Doa) scrisse
la Gazzetta il 17 giugno 2015. “Il
Doe – scrisse il nostro giornale riportando frasi di Ivo
Velletrani, direttore della divisione regolatorio della Sogin
pronunciate al Tavolo della trasparenza di Policoro, mai più
riunitosi - sta elaborando uno studio tecnico per il trasferimento
delle 64 barre di Elk River custodite nell’Itrec della Trisaia
negli States”. Come sia finito il confronto Doa-Sogin lo hanno
rivelato poi i vertici della società in risposta al sen. Gianni
Girotto (M5s): “Gli
Stati Uniti hanno respinto il rientro dei 64 elementi di
combustibile”. Il
Governo italiano, però, pare non demordere. L'agognato
trasferimento, tra l'altro, ha avuto l'“onore” di finire nelle
carte di WikiLeaks che riportò documenti a firma dell'ambasciatore
Usa a Roma degli anni 2004-2006 Ronald Spogli. Così
Spogli
a
Letta: “L'Ufficio ha accuratamente esaminato la tua richiesta.
Purtroppo, non c'è stato alcun cambiamento nel Dipartimento di
Energy che non può accettare il materiale di Elk River”.
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