COSIMO VENA |
IL 14 NOVEMBRE UDIENZA DAVANTI AL GIP SULLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DELLA PROCURA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 16.9.17
SCANZANO JONICO - “Ti faccio una promessa: non mi arrenderò mai fino a quando non otterrò giustizia per te. In qualsiasi modo. Io so chi è il colpevole della tua morte, a 37 anni, ed ho fatto il suo nome agli investigatori. Ma la giustizia, sinora, ha coperto il responsabile”. Lo ha scritto su un foglio di quaderno consegnato alla Gazzetta e sulla sua pagina Facebook la sorella di Cosimo Vena, Maria Anna, in occasione della ricorrenza dei due anni dalla morte del fratello. Una morte senza colpevoli a cui la famiglia, difesa dall'avvocato Pietro Damiano Mazzoccoli, non si rassegna. Così, il 14 novembre prossimo si terrà l'udienza davanti al Giudice delle indagini preliminari del tribunale di Matera per discutere del caso di un decesso avvenuto nel pronto soccorso dell'ospedale di Policoro per un'overdose di droga e antidepressivi. L'uomo era ai domiciliari perché coinvolto nell'inchiesta “Neve tarantina”. Chi gli fornì la dose risultata letale? La sorella e la madre, Rosa Anna Diamante, da quel giorno si battono per l'accertamento della verità. Da qui l'opposizione alla richiesta della Procura di archiviazione affinchè si continui ad indagare. Maria Anna, così, ha scritto su Facebook: “Il colpevole della morte di mio fratello c'è ed ha sempre frequentato la sua casa anche durante i domiciliari. Anzi, è stata l'unica persona che ha avuto contatti con lui la mattina del giorno della morte ed è stata l'unica che è venuta a casa di Cosimo. Il suo nome è stato fatto a chi conduceva le indagini ma a loro non andava bene perché avrei dovuto fare quelli di altre persone che io non avevo mai visto a casa di mio fratello. Questa persona sapeva che Cosimo il pomeriggio del 15 settembre 2015 non stava bene e non ha fatto niente per salvargli la vita”. Ma non è ancora finita: “Le indagini sono state fatte su un numero di telefono che mio fratello usava pochissimo e non su quello che usava spesso. I tabulati presi in esame sono quelli che arrivano fino al 12 settembre ma Cosimo è morto tre giorni dopo. Perchè non sono stati studiati i tabulati del numero più usato? Perchè dal cellulare dell'indagato sono stati presi solo i numeri in uscita e non in entrata dalle 9 fino alle 12 del giorno della morte? Io sono stata presa in giro per un anno perché mi veniva detto che le indagini avrebbero portato al colpevole invece quest'ultimo veniva protetto. Questa non è giustizia”.
LETTERA
DI UNA SORELLA AD UN FRATELLO DECEDUTO PER OVERDOSE SENZA CHE LA
GIUSTIZIA RIESCA A SCOPRIRE CHI HA FORNITO LA DROGA MORTALE AD UN
UOMO AI DOMICILIARI
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