OLIMPIA FUINA ORIOLI, IL GIORNO DELLA RIESUMAZIONE DELLE SALME, 17 DICEMBRE 2010, CON LA CRIMINOLOGA ROBERTA BRUZZONE |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10.12.17
Il caso dei “fidanzatini di Policoro” ebbe inizio il 23 marzo 1988. Luca Orioli, 20 anni, e Marirosa Andreotta, 22, furono trovati senza vita nella stanza da bagno della casa di lei. Non fu fatta l’autopsia. Seguirono 4 perizie. La prima parlò di una scarica elettrica scoccata da un caldobagno. Ma un magistrato dimostrò che era errata. La seconda diede la colpa ad un filo elettrico snastrato. Ma fu dimostrato, dal papà di Luca divenuto “investigatore”, deceduto senza conoscere la verità sulla morte del figlio, che in altre foto del tragico evento il filo era correttamente rivestito. La terza: avvelenamento da monossido di carbonio (CO) dallo scaldacqua del bagno. La quarta: duplice omicidio. Il 27 gennaio 1996 furono riesumate le salme. Ma l’apparecchio dei raggi x era rotto. La conclusione del 1977: morte da elettrocuzione. Nel giugno 2007, però, una nuova inchiesta aperta come filone di quella “Toghe lucane” dal pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli. Nel dicembre 2010 la nuova autopsia in un cimitero di Policoro assediato da cronisti. Il caso era esploso a livello mediatico. Nel giugno 2011, tuttavia, il prof. Franco Introna, il medico legale del caso Elisa Claps di Potenza, nella sua perizia riparlò di avvelenamento da CO. Da qui la richiesta di archiviazione della Procura di Matera e l'opposizione della famiglia Orioli per il tramite di Nino Marazzita, notissimo legale e volto tv, coadiuvato dal collega Ivan Iurlo. Ma il gip Rosa Bia archiviò il procedimento. Marazzita sostenne: “Il caso non è chiuso. Impugnerò il provvedimento davanti alla Corte di Cassazione perchè c'è qualche violazione di legge nel dispositivo del magistrato”. Sul piano legale la vicenda finì nel 2013. Non sul piano dell'impegno della madre di Luca, Olimpia Fuina Orioli, divenuta ambasciatrice in Italia della ricerca di verità e giustizia sulla morte del figlio.
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