LA LAPIDE DI MARIO MILIONE SENZA LA DATA DELLA MORTE |
MARIO MILIONE |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10.12.17
Forse era ancora vivo Mario Milione, 37enne di Policoro, quando la Lancia Dedra nel cui bagagliaio era stato nascosto e dove fu ritrovato fu data alle fiamme tra il 15 ed il 19 ottobre 2004. Una morte atroce che grida giustizia contro i suoi carnefici ancora senza nomi e volti. L’auto con i poveri resti dell’uomo, marito e padre di due figli allora minori, fu rinvenuta in contrada Pantano, a Ginosa (TA), dopo il confine tra Basilicata e Puglia. Forse, un depistaggio. Sul posto intervennero i carabinieri di Castellaneta ed il pm Ida Perrone, della Procura di Taranto. Il prof. Luigi Strada, lo stesso del caso Sarah Scazzi, eseguì l’autopsia all’Istituto di medicina legale di Bari e scattò radiografie su quelle ossa annerite. L’unico dato certo è che non furono riscontrate lesioni da arma da fuoco. Solo l’analisi del dna confermò che quei resti erano di Milione. Ed il padre Salvatore rivelò di essersi recato dopo 7 giorni sul posto del ritrovamento e che raccolse alcune ossa del figlio lì abbandonate. La denuncia della scomparsa era stata effettuata dalla moglie, Angela Falcone, il 15 di quello stesso mese. Poi, il tragico ritrovamento. Gli inquirenti indagarono sulla via della droga tra Taranto ed il Metapontino. Ma Mario non era mai stato invischiato in storie di spaccio. E la sua lapide, nel cimitero di via Puglia, è ancora senza la data di morte. Sul marmo, la sua foto, una riproduzione della Pietà di Michelangelo, un riquadro con inciso “Amarti è stato facile dimenticarti impossibile”, la data di nascita, 18.11.1967. Perchè non c'è quella della morte? Perchè non è stato possibile stabilirla con esattezza. Salvatore dichiarò a più riprese “di avere forti sospetti su alcune persone come responsabili dell’omicidio di mio figlio. Sono disponibile a fornire il loro nomi alle forze dell’ordine ed ai magistrati”. Ma nessuno ha mai ritenuto di acquisire la sua testimonianza.
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