lunedì 3 settembre 2018
POLICORO. “...IN QUALI ACQUE...” DOPO I CASI DEGLI SVERSAMENTI DI PETROLIO, DELL'ACQUA CONTAMINATA DELL'ITREC NELLO JONIO E DI QUELLA POTABILE AI TRIALOMETANI. ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE A CONVEGNO
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 3.9.18
POLICORO – C'erano una volta anche in Basilicata le chiare, fresche e dolci acque cantate da Francesco Petrarca. Ora, a parere di molti ambientalisti, la risorsa idrica lucana non è più così. Tanto da interrogare in un convegno dal titolo esplicativo “...in quali acque...? L'inquinamento di suolo, aria, acqua e gli impatti sulla salute”, svoltosi nella Biblioteca “Rinaldi”, con la partecipazione di Ferdinando Laghi, dei Medici per l’ambiente-ISDE Italia; Giorgio Santoriello, dell'associazione Cova Contro; Don Giuseppe Ditolve, vicario parrocchiale di Cristo Re di Pisticci; Mimmo Nardozza, autore del documentario “Mal d’Agri 2019”; e Giovanna Bellizzi, portavoce di Mediterraneo no triv. Ha moderato il dibattito la giornalista Mary Padula. Assunto che l'inquinamento provoca gravi danni alla salute, come ha dimostrato con rigore scientifico Laghi, ecco Santoriello: “Basta con la difesa di aria, acqua e suolo a chiacchiere. In vista delle “regionali” in tanti dicono, ad esempio, che occorre controllare meglio le estrazioni petrolifere. E' come se un nuovo presidente del Consiglio dica che debellerà la mafia in 7 giorni. Chimere. Intanto la Regione non ha ancora un Piano di tutela delle acque. Lo sta redigendo un Arpab (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata) a controllo politico, senza personale né apparecchiature. Arpab deve farsi aiutare da altre Agenzie regionali, da laboratori privati accreditati e dalle associazioni, che potrebbero collaborare gratuitamente”. E Bellizi ha aggiunto: “Non facciamo solo proteste, dopo i casi degli sversamenti di petrolio, dell'acqua contaminata dell'Itrec nello Jonio, dei trialometani nell'acqua potabile nel Metapontino, ma anche proposte. Il Comune di Policoro, ad esempio, utilizzi i fondi di compensazione per essere nuclearizzato esclusivamente per il monitoraggio epidemiologico. Poi, su scala regionale, chiediamo il Piano di tutela dei corpi idrici; l'inibizione delle estrazioni petrolifere; lo stop alle discariche nei pressi di fiumi e corsi d'acqua; la riconversione produttiva del territorio in agricoltura biologica, turismo senza trivelle, artigianato”. E Ditolve: “Vorrei essere chiamato semplicemente prete e non prete ambientalista anche se io dico no al petrolio e si alla tutela della salute. Invito tutti a partecipare alla marcia per la vita il 29 settembre prossimo a Pistici scalo”.
Nessun commento:
Posta un commento