lunedì 16 marzo 2020
ATTENZIONE, RISCHIO COVID-19! I PAZIENTI IN ASSISTENZA DOMICILIARE. QUANDO IL PERICOLO E' DIETRO L'ANGOLO
NON SI PUÒ INTERROMPERE UN SERVIZIO PER ASSISTITI ALLETTATI MA LE PRECAUZIONI, NEL CASO, DEBBONO ESSERE ECCEZIONALI PER TUTELARE MALATI ED OPERATORI
Oggi, nel mio “Diario di un medico di famiglia nel tempo del Coronavirus”, parlerò del problema dell'assistenza ai pazienti in Assistenza domiciliare integrata (Adi) e in Assistenza domiciliare programmata (Adp) con prestazioni o senza. Si tratta, nella grandissima parte dei casi, di persone allettate, di tutte le età ma soprattutto anziani, con gravi patologie tali da richiedere una particolare cura tra le mura della loro casa. Si possono abbandonare questi ammalati per paura di infettarsi o di infettarli? La risposta è no. Ma i rischi, per i soggetti coinvolti, medici, infermieri, terapisti, gli stessi pazienti, sono alti. Ci pensate a cosa potrebbe portare un infermiere domiciliare che risulti positivo? Ci pensate agli effetti, probabilmente anche mortali, per soggetti con gravi patologie, neoplastiche, cardio-vascolari, respiratorie, in atto, se infettati? Purtroppo, anche in questo caso, non ci sono linee guida ufficiali da parte di chi eroga il servizio, vale a dire le Asl, tramite i Distretti sanitari. Così, tutto ricade sulle spalle di chi esercita la sua professione col pericolo dietro l'angolo. Personalmente sto avvisando tutti i miei pazienti in Adi ed Adp a vivere solo con chi l'assiste od al massimo con il coinvolgimento di un unico parente per spesa e farmaci, senza far entrare altri nel proprio domicilio, mettendo in atto tutte le misure contro la diffusione del virus impartite dalle autorità sanitarie. Ho anche invitato infermieri e terapisti che erogano il servizio ad effettuare il triage telefonico (condizioni di salute, esposizione a casi sospetti o ad alto rischio, contatti con persone rientrate da località a rischio, contatti con familiari sospetti) prima di ogni accesso al domicilio ed a dotarsi di dispositivi di protezione individuale (mascherina come in uso negli ospedali, occhiali, guanti, camice monouso ed altro ancora). In mancanza di chiedere alla propria azienda di ottemperare o di rifiutarsi di lavorare in condizioni di pericolo. Così, il sottoscritto, quando si recherà per le sue visite periodiche a questi assistiti lo farà previo il citato triage telefonico ed utilizzando i dispositivi di cui sopra. Ovviamente, gli accessi potrebbero essere differiti se non strettamente necessari. Ad alcuni familiari di pazienti domiciliari, inoltre, in specie a quelli con problemi respiratori, alcuni in ossigenoterapia 24 ore su 24, ho consigliato di dotarsi, oltre che di termometro e di apparecchio per misurare la pressione, anche di un pulsossimetro per misurare la saturazione di ossigeno nel sangue in aria ambiente. E ciò al fine di effettuare da se stessi una prima valutazione delle proprie condizioni di compenso respiratorie.
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