L'ATTIVITÀ
SVOLTA ED I RISULTATI CONSEGUITI DALLA DIREZIONE
INVESTIGATIVA ANTIMAFIA NELLA RELAZIONE SEMESTRALE (LUGLIO-DICEMBRE
2019) DEL MINISTRO DELL'INTERNO AL PARLAMENTO. RIPORTIAMO
INTEGRALMENTE LE PAGINE DEL TESTO, DALLA 372 ALLA 385, RELATIVE
ALL'“ANALISI DEL FENOMENO LUCANO E DEI PROFILI EVOLUTIVI” COME
ELABORATI DALLA DIA PIU' “LA PRESENZA CRIMINALE IN PROVINCIA DI
POTENZA E DI MATERA”. IN QUEST'ULTIMA “FOCUS” SULL'OPERAZIONE
“CENTOUNO”, IN CUI E' COMPRESO L'ATTENTATO CON UNA BOMBA CARTA
CONTRO L'ABITAZIONE DEL SOTTOSCRITTO, E SULLO SCIOGLIMENTO PER
INFILTRAZIONI MAFIOSE DEL COMUNE DI SCANZANO JONICO
ATTIVITÀ
SVOLTA E RISULTATI CONSEGUITI DALLA
DIREZIONE
INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
RELAZIONE
DEL MINISTRO DELL’INTERNO AL PARLAMENTO
LUGLIO
- DICEMBRE 2019
PGPAGINA
372
PAGINA
372
ANALISI
DEL FENOMENO LUCANO E PROFILI EVOLUTIVI
Come rilevato dal
Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza in
occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 (Potenza,
1 febbraio 2020), la Basilicata è caratterizzata “da una presenza
di organizzazioni criminali dedite alle più svariate tipologie di
delitti (dai furti alle truffe, fino al traffico anche internazionale
di sostanze stupefacenti, in collegamento con importanti
organizzazioni criminali pugliesi, campane e calabresi) ma anche da
strutturate organizzazioni di tipo mafioso operanti sia nel
circondario di Potenza che in quello di Matera”. Infatti, continua
il Procuratore “nessuna zona del Distretto è immune dalle
associazioni criminali di tipo mafioso: nel potentino operano gruppi
storicamente insediati tra il capoluogo ed i comuni limitrofi,
nell’agro Vulture-Melfese operano sodalizi impegnati fino a pochi
anni addietro in sanguinose guerre di mafia, nel lagonegrese, gruppi
legati alla camorra campana, alla ‘ndrangheta calabrese
(specialmente cosentina), alle mafie pugliesi”. Al riguardo appare
significativo il dato statistico riportato nella Relazione circa
l’andamento nella Regione delle diverse tipologie di reato, che
vede i delitti di associazione di tipo mafioso in crescita1089.
Gli esiti
info-investigativi confermano, quindi, il radicamento in entrambe le
province lucane di sodalizi prevalentemente di tipo clanico e a
connotazione familistica, in un equilibrio tutto sommato stabile,
tenuto conto della frammentarietà delle organizzazioni e
dell’assenza di un vertice condiviso.
Tale scenario, peraltro, è
complicato dalla presenza e cointeressenza nel territorio di gruppi
criminali di diversa provenienza geografica (sia extra-regionale, che
straniera1090), da parte dei quali non si escludono
perfino forme di coinvolgimento in condotte delittuose propedeutiche
alla realizzazione delle attività estorsive. Il maggior apporto nel
locale panorama criminale si manifesta, peraltro, nel narcotraffico,
poiché le cosche calabresi, la camorra e la mafia pugliese
(foggiana, andriese, barese e tarantina1091) continuano
a rappresentare per gli storici gruppi criminali locali i maggiori
mercati di riferimento per l’approvvigionamento degli stupefacenti
da destinare al successivo spaccio nella Regione. Tuttavia, essendo
chiaro l’interesse ad alimentare la ormai florida piazza
1089 Insieme
agli omicidi volontari, ai reati fallimentari e informatici.
1090
Indicativi al riguardo gli esiti delle attività investigative
condotte in provincia di Matera, tra fine novembre e inizio dicembre
2019 (meglio descritte nel paragrafo dedicato a quella provincia),
che hanno ricostruito un canale di approvvigionamento direttamente
presso narcotrafficanti albanesi, 2 dei quali tratti in arresto a
Bernalda (MT) il 6 e il 10 dicembre 2019 in esecuzione di
provvedimenti di fermo di indiziati di delitto.
1091 Ai
quali, in linea di massima, sono riconducibili anche le attività
predatorie più complesse e “specialistiche” perpetrate sul
territorio lucano (p.es.: assalti a furgoni portavalori e/o di
trasporto tabacchi).
PAGINA 373
lucana1092
con l’immissione della droga da più fronti, tali associazioni
sfruttano anche l’ambizione delle “giovani leve” criminali, che
proprio in tale ambito hanno la possibilità di crescere e
ritagliarsi spazi di operatività.
Nel semestre in esame
singolari riscontri investigativi hanno consentito di ricostruire
un’attività di produzione di sostanze stupefacenti, direttamente
nel territorio potentino, da parte di soggetti appartenenti ad un
importante locale calabrese. Il 14 ottobre 2019, a Venosa (PZ), i
Carabinieri hanno arrestato, in flagranza di reato, un calabrese e
due cittadini di origine marocchina, tutti domiciliati a Polistena
(RC), sorpresi all’interno di un capannone ubicato su un
appezzamento agricolo in località “Mattinelle-Santa Lucia”,
intenti nelle fasi di lavorazione e confezionamento di un ingente
quantitativo di marijuana. La successiva perquisizione del fabbricato
ha consentito di rinvenire e sequestrare, oltre alle attrezzature
meccaniche ed alle macchine per la lavorazione dello stupefacente,
circa complessivi 118 kg. di marijuana, mentre, sui terreni in
prossimità della citata struttura,
sono state individuate
sette serre, con 11.000 piante di cannabis indica. Le ulteriori
indagini hanno portato, il 15 ottobre 2019, al fermo di indiziato di
delitto di altri due soggetti di origine reggina, ritenuti
responsabili dell’illecita coltivazione, individuati a bordo di un
autobus di linea a Ripacandida (PZ), nel tentativo di darsi alla
fuga. L’anomala presenza dei predetti, risultati contigui al locale
di Cinquenfrondi (RC), confermerebbe un collegamento diretto tra la
criminalità calabrese e quella autoctona per l’adozione di una
politica comune nello specifico ambito criminale.
Un’altra interessante
inchiesta, per le relative implicazioni ultraregionali, è scaturita
dalle investigazioni conseguenti ad un ingente sequestro di hashish
operato a Lavello (PZ), il 22 febbraio 2018, a carico di tre
soggetti, un marocchino e due soggetti originari della cittadina
lucana. Questi, sottoposti a controllo mentre rientravano da Trento,
erano stati trovati in possesso di quasi una tonnellata di hashish,
occultato tra il carico di pellets da stufa nell’autocarro su cui
viaggiavano. Le ulteriori indagini hanno portato la Guardia di
finanza di Trento, nell’ambito dell’operazione denominata
“Carthago”, all’esecuzione, il 18 settembre 2019, di una misura
cautelare1093 nei confronti di sette soggetti, tra cui elementi della
malavita cerignolana e della camorra di Torre Annunziata (NA), nonché
diversi soggetti di origine marocchina, ritenuti responsabili di aver
importato ingenti quantitativi di hashish e cocaina dal Marocco,
dalla Spagna e dall’Olanda, da destinare alle piazze di spaccio
campane, pugliesi e lucane. L’inchiesta, come risulta dai reati
rubricati nel provvedimento cautelare, aveva individuato i luoghi di
1092
Considerato il trend di crescita esponenziale rilevato nell’ultimo
periodo.
1093 OCCC n.
2176/16 RGNR-1874/19 RGGIP, emessa dal Gip del Tribunale di Trento.
Tra gli indagati figura anche un soggetto originario di Potenza.
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“costituzione,
programmazione criminosa e gestione operativa della consorteria in
provincia di Trento, Foggia e Potenza (ove peraltro erano ubicate le
abitazioni nelle quali, nel corso delle indagini, i sodali hanno
stoccato le varie partite di stupefacente
ed il denaro necessario al
traffico)”.
In Basilicata continuano
anche i consistenti sequestri di T.L.E. di contrabbando e di merci
con marchi contraffatti, di diversa provenienza e destinazione
extraregionale1094.
In via generale è,
comunque, confermata una predilezione dei sodalizi per le attività
di riciclaggio e reinvestimento dei patrimoni illeciti. In
particolare, nella fascia costiera del materano, si evidenzia una
tendenza al controllo monopolistico delle attività imprenditoriali
anche attraverso sistematiche e pressanti attività d’intimidazione.
Il fenomeno, messo
emblematicamente in evidenza dagli esiti delle inchieste “Vladimir”
(settembre 2018) e “Centouno” (febbraio 2019), continua a trovare
un prepotente riscontro nei danneggiamenti, incendi e negli atti
intimidatori e di minaccia posti in essere, anche nel semestre in
esame, ai danni dei titolari di attività imprenditoriali e
commerciali, di aziende agricole e, in molti casi, anche di
rappresentanti delle Istituzioni e degli Enti pubblici locali. A tali
forme di pressione criminale si associano, inoltre, i frequenti furti
di strumenti e macchinari da lavoro, di mezzi agricoli o per
movimento terra, di macchine industriali (escavatori, autocarri,
ecc.), cui fanno seguito le consuete richieste estorsive (cd.
“cavallo di ritorno”). Inoltre, di recente, si stanno
diffondendo, in connessione con la particolare vocazione agricola
della Regione, i furti di gasolio agricolo. Come già rilevato per
altre realtà criminali, tali fenomeni delinquenziali costituiscono
per le mafie le porte d’accesso per infiltrare interi comparti
economici, indebolendo l’imprenditoria che opera legalmente,
sottraendole mercato e mettendo in definitiva a rischio la stessa
qualità dei prodotti e dei servizi. I settori più aggrediti in
Basilicata sono l’agroalimentare, le attività commerciali,
l’edilizia, gli appalti per le opere pubbliche o private (come nel
caso
dei cantieri per impianti
estrattivi ed eolici), il ciclo dei rifiuti, l’indotto del turismo,
tutti settori dell’economia regionale in fase di espansione.
In particolare, gli
interessi delle organizzazioni mafiose verso il comparto
agroalimentare hanno trovato un significativo riscontro
nell’operazione “Guerra della paglia” (meglio descritta nel
paragrafo dedicato alla provin-
1094 Il 23
ottobre 2019, a Nemoli (PZ), la Guardia di finanza ha tratto in
arresto, in flagranza di reato, un giovane siciliano nella cui auto,
fermata per un controllo lungo l’A/2 in direzione Sud, sono stati
rinvenuti e sequestrati kg. 129 circa di T.L.E., costituiti da 643
stecche, prive del contrassegno di Stato; il 29 ottobre 2019, a
Bernalda (MT) è stato tratto in arresto, in flagranza di reato, un
soggetto nella cui auto, fermata per un controllo di polizia lungo la
SS 106 Jonica in direzione di Taranto, sono stati rinvenuti e
sequestrati oltre 5.000 pacchetti di t.l.e. Di varie marche, privi
del contrassegno di Stato, pari a circa kg. 110; il 16 dicembre 2019,
a Montalbano Jonico (MT), due napoletani sono stati denunciati poiché
nell’auto sulla quale viaggiavano sono stati rinvenute e
sequestrate 83 confezioni di profumo con marchi contraffatti.
PAGINA 375
PAGINA 375
cia di Potenza),
nell’ambito della quale sono state ricostruite le condotte
criminali messe in atto da due fratelli pregiudicati, esponenti del
gruppo DELLI GATTI, nei confronti di altri imprenditori titolari di
aziende agricole e zootecniche nelle campagne di Melfi. I reati
contestati (estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza
e lesioni personali aggravate) erano finalizzati ad acquisire il
monopolio della raccolta, imballaggio e commercializzazione della
paglia, avendo gli indagati stretto accordi per la fornitura della
paglia utilizzata nella produzione di energia elettrica con
un’azienda operante nel settore delle biomasse, già attiva in
provincia di Foggia.
Altri elementi di
valutazione circa le presenze di criminalità organizzata nella
Regione possono essere estrapolati dalla lettura dei dati, riferiti
alla Basilicata, resi noti dall’Agenzia nazionale per
l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e
confiscati alla criminalità organizzata. Allo stato attuale, sono in
corso le procedure per la gestione di 21 immobili confiscati, mentre
altri 11 sono già stati destinati. Risultano, inoltre, già
destinate 3 aziende1095. Alberghi, pensioni, attività
operanti nelle costruzioni, terreni agricoli, appartamenti,
fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di
beni sottratti alle mafie, concentrati in misura prevalente nella
provincia di Potenza.
Rispetto al quadro
delineato, risultano significative anche le interdittive antimafia
emesse dal Prefetto di Potenza nei confronti di imprese operanti, in
particolare, nei settori dell’edilizia, dell’agroalimentare, dei
servizi, del commercio, delle infrastrutture e del turismo, in
diversi casi risultate a rischio di infiltrazioni mafiose oltre che
per i collegamenti con le cosche locali, anche con ambienti della
criminalità organizzata campana e calabrese.
Come sopra delineato, nel
semestre in esame, seppure in ambiti criminali diversi, le attività
di contrasto hanno posto in evidenza segnali di presenza nella
Regione di tutte le organizzazioni mafiose italiane, compresa Cosa
nostra. Infatti, l’8 ottobre 2019, la DIA di Caltanissetta ha dato
esecuzione a un decreto di sequestro1096 di due terreni
con impianti eolici ubicati in provincia di Potenza, rientranti nel
patrimonio di un soggetto contiguo al clan RINZIVILLO di Gela,
articolazione nissena di Cosa nostra. Lo spessore criminale del
pregiudicato era emerso nell’ambito dell’operazione “Extra
fines-Druso” che, nell’ottobre 2017, ne aveva determinato
l’arresto per l’attività estorsiva, aggravata dal metodo
mafioso, posta in essere a danno di imprenditori del settore
ortofrutticolo operanti nei mercati generali di Roma. I successivi
accertamenti effettuati sul patrimonio riconducile al pregiudicato
hanno messo in evidenza “l’anomalo” incremento finanziario ed
immobiliare rispetto alla posizione reddituale dichiarata.
1095 Dati
aggiornati al 3 aprile 2020.
1096 Decreto
n. 5/19 RS del 25 settembre 2019, emesso dal Tribunale di
Caltanissetta.
PAGINA 376
Per quanto attiene più
specificatamente a forme di infiltrazione nella pubblica
amministrazione1097, particolarmente significativo è
lo scioglimento del Consiglio comunale di Scanzano Jonico, i cui
presupposti sono meglio descritti nel paragrafo dedicato alla
provincia di Matera. Inoltre, il 19 agosto 2019, si è insediata
presso il Comune di Melfi la Commissione d’accesso nominata dal
Prefetto di Potenza per verificare la sussistenza di collegamenti
diretti o indiretti con la criminalità organizzata o di forme di
condizionamento di amministratori e/o dipendenti dell’Ente.
Nell’ambito, poi, di
un’indagine condotta tra i comuni di Venosa (PZ) e Melfi (PZ), il
13 novembre 2019, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad un
provvedimento cautelare1098 nei confronti di diciassette dei
cinquanta indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati
di corruzione, turbata libertà degli incanti e falsità materiale ed
ideologica. L’indagine, avviata nel marzo 2018, ha documentato le
condotte illecite di alcuni dipendenti del comune di Venosa (PZ) e
della Regione Basilicata con sede a Melfi (PZ), che al fine vedere
concluse con esito positivo pratiche edilizie, obbligavano i relativi
committenti ad affidarsi a tecnici da loro prescelti nonché a
sottostare ad indebite dazioni di denaro o utilità. Nel corso
dell’attività investigativa è, altresì, emerso che gli indagati,
abusando del proprio “status” e delle rispettive funzioni,
avevano anche stilato e pubblicato, in almeno tre circostanze, bandi
di gara per concessioni ed appalti pubblici, pilotandone
l’assegnazione in funzione di propri interessi personali e
privatistici verso società ed imprenditori vicini a
quell’amministrazione.
1097 Il 6
dicembre 2019, a Rionero in Vulture, nell’ambito dell’operazione
“Grido dell’Ade”, la Polizia di Stato ha indagato 7 persone
(alcune sottoposte a misura cautelare), tra cui dipendenti comunali e
imprenditori, ritenuti responsabili, a vario titolo, di turbata
libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta
del contraente, corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio,
falsità materiale ed ideologica, per fatti inerenti la gestione del
cimitero comunale.
1098 OCC n.
869/2018 RGNR - 870/2018 RG GIP emessa dal Gip presso il Tribunale di
Potenza il 4 novembre 2019.
PAGINA 377
CONTIENE DUE GRAFICI, UNO SU "BASILICATA. SOGGETTI DENUNCIATI/ARRESTATI. 2015/2019", L'ALTRO SU "BASILICATA. REATI DENUNCIATI. 2015/2019" CHE NON SIAMO RIUSCITI A RIPRODURRE PER MOTIVI TECNICI. PER GLI INTERESSATI SI RIMANDA ALLA RELAZIONE SEMESTRALE INTEGRALE, SECONDO SEMESTRE 2019, PUBBLICATA SUL SITO DELLA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
PAGINA 378
- PROVINCIA DI POTENZA
Nella città di Potenza permane l’operatività del clan MARTORANO-STEFANUTTI, storicamente capeggiato dall’elemento apicale della famiglia MARTORANO, scarcerato per fine pena il 27 giugno 2019, al quale peraltro contende una posizione paritaria l’esponente di vertice del clan STEFANUTTI, avendo assunto anche quest’ultimo
un ruolo di direzione del sodalizio e delle connesse attività illecite esercitate sul territorio1100. L’esponente del predetto clan è stato, peraltro, tratto in arresto il 20 novembre 2019 a Potenza per l’esecuzione di un ordine di carcerazione1101, dovendo espiare la pena di un anno e dieci mesi di reclusione, in conseguenza della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Potenza il 19 novembre 2019, per i reati di lesioni e minaccia, aggravati dal metodo mafioso, commessi a Potenza il 4 gennaio 2003.
Il clan RIVIEZZI, nonostante la parziale disarticolazione subita a seguito dell’inchiesta “Impero 2017” (conclusa nel 2018), continua ad operare nella zona di Pignola e Potenza e, rinvigorito anche dalla scarcerazione del figlio del capoclan1102, si ritiene abbia assunto un ruolo centrale nelle dinamiche criminali potentine, confermando
un’innata capacità di proselitismo e reclutamento.
Nell’area del Vulture-Melfese (comprendente i comuni di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla), lo scenario criminale appare frammentario e caratterizzato dalla presenza, accanto alle storiche formazioni criminali1103 (rappresentate, allo stato attuale, per lo più dagli eredi dei rispettivi elementi apicali), di nuovi gruppi protesi ad affermarsi sul territorio e ad acquisire maggiore autonomia operativa. In tale contesto sembra che, dopo anni di
1099 Di seguito la raffigurazione grafica delle principali componenti malavitose lucane, il cui posizionamento su mappa, derivante dall’analisi delle recenti attività di indagine, è meramente indicativo.
1100 La cui ascesa consegue all’omicidio di un altro esponente di rilievo del clan, commesso il 29 aprile 2013 per contrasti insorti nella gestione del settore del gioco d’azzardo e delle scommesse on-line, così come confermato, tra l’altro, dalle propalazioni del testimone di giustizia, figlio dello stesso boss. Le dichiarazioni del pentito avevano anche ulteriormente avvalorato le risultanze investigative dell’inchiesta “’Ndrangames”, eseguita il 23 marzo 2017, le cui conseguenti indagini hanno documentato, tra l’altro, i rapporti intessuti dal clan MARTORANOSTEFANUTTI con i GRANDE ARACRI di Cutro (KR).
1101 SIEP n. 45/2019 emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza - Ufficio esecuzioni penali.
1102 In particolare il 3 maggio 2019 è stato scarcerato il figlio del capoclan a seguito della sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato, con rinvio a nuovo giudizio, l’ordinanza di rigetto emessa dal Tribunale del Riesame di Potenza su ricorso del detenuto.
1103 Clan DI MURO e CASSOTTA, protagonisti di una storica conflittualità che, peraltro, nei periodi più recenti non ha fatto registrare nuovi scontri, verosimilmente in ragione della minore operatività di entrambi i sodalizi, dovuta tra l’altro al loro progressivo indebolimento, anche grazie ad un’efficace azione di contrasto sviluppata a seguito delle collaborazioni di pentiti.
PAGINA 379
LA MAPPA DEI CLAN LUCANI SECONDO LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA |
PAGINA 380
sanguinosa faida, vadano
consolidandosi i rapporti di collaborazione tra qualche elemento dei
clan CASSOTTA e DI MURO-DELLI GATTI, al fine di gestire
congiuntamente alcune attività illecite, tra le quali quelle
connesse al traffico di stupefacenti. Intanto, il capoclan dei DI
MURO è stato sottoposto alla misura di prevenzione della
sorveglianza speciale per 3 anni, con obbligo di soggiorno nel comune
di residenza.
Nell’area di influenza
del clan, il 2 luglio 2019, a Melfi, è stata conclusa l’inchiesta
“Regimental”1104, nell’ambito della quale sono
stati accertati diversi episodi di usura di cui sono risultati
vittime, tra gli altri, medici specialisti, un imprenditore edile ed
un operaio, che si
sarebbero rivolti ai citati usurari per ottenere soldi in prestito al
tasso del 50-60% annuo. Dagli esiti investigativi sarebbe emersa
anche la disponibilità di armi (probabilmente “messe a riposo”
terminata la guerra tra i clan CASSOTTA e DELLI GATTI), nonché la
“vicinanza” di alcuni degli arrestati al clan DI MURO.
Con riferimento al gruppo
DELLI GATTI, come sopra accennato, alcuni aspetti di rilievo sono
emersi nell’ambito dell’operazione “Guerra della paglia”1105,
condotta il 3 settembre 2019 dai Carabinieri, che ha portato
all’arresto dei due fratelli a capo del gruppo, ritenuti
responsabili, tra l’altro, di estorsione aggravata dal metodo
mafioso
finalizzata ad alterare la
raccolta, l’imballaggio e la commercializzazione della paglia, al
fine di acquisirne il monopolio.
In particolare, gli
arrestati, entrati in concorrenza con i titolari di un’altra
azienda agricola e zootecnica specializzata nella raccolta e vendita
della paglia, si sarebbero resi responsabili, in concorso tra loro,
dei reati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza
e lesioni personali aggravate. L’inchiesta avrebbe documentato come
gli indagati avessero stretto accordi commerciali con una società
operante in provincia di Foggia, attiva nel settore delle biomasse,
cui far confluire la paglia da utilizzare per la produzione di
energia elettrica.
A tale scopo, i componenti
del gruppo, avvalendosi della capacità di intimidazione e della
forza di assoggettamento derivante dalla fama criminale della
famiglia di appartenenza nel territorio di Melfi, avevano minacciato
gli agricoltori locali per costringerli ad affidare loro, per la
stagione 2019, l’attività di raccolta, imballaggio e
commercializzazione della paglia.
Nei comprensori di Rionero
in Vulture si conferma, in particolare, l’operatività del gruppo
BARBETTA, mentre in quello di Venosa, del gruppo MARTUCCI, entrambi
prevalentemente dediti al settore degli stupefacenti. Non si esclude,
peraltro, che i citati clan mettano in atto una comune strategia per
sottoporre ad estorsione le attività
1104 OCCC n.
474/2015 RGNR-4902/2016 RG GIP-82/19 RMC emessa il 27 giugno 2019 dal
Gip presso il Tribunale di Potenza, eseguita dalla Polizia di Stato
nei confronti di sette degli otto indagati, ritenuti responsabili di
associazione per delinquere finalizzata all’usura in dannodi
imprenditori e liberi professionisti e di detenzione e porto d’armi.
1105 In
esecuzione dell’OCCC n. 2341/2019 RGNR DDA-2284/2019 RGGIP, emessa
il 27 agosto 2019 dal GIP del Tribunale di Potenza.
PAGINA 381
economiche, commerciali e
imprenditoriali presenti sul territorio. Si ritiene, infatti, che
almeno una parte dei numerosi episodi di danneggiamento, incendio e
di intimidazione/minaccia, denunziati nel corso del 2019, possano in
qualche maniera ricondursi proprio alla strategia intimidatoria messa
in atto dai clan BARBETTA e
MARTUCCI.
In tutto il territorio
provinciale1106, inoltre, sono diffusi i reati connessi
allo spaccio di sostanze stupefacenti. A conferma di quanto descritto
nella parte introduttiva a proposito dei sequestri e degli arresti
che hanno accertato anche il coinvolgimento di soggetti di estrazione
extra-regionale (calabresi, campani e marocchini), si rileva che
sempre maggiore è l’incidenza, nella commissione di tale illecito,
anche di cittadini di nazionalità nigeriana e gambiana, alcuni dei
quali ospiti della locale CAS (Casa Accoglienza Stranieri), come
comprovato, in particolare, da una serie di arresti in flagranza di
reato operati tra i mesi di settembre e dicembre 2019.
Sempre con riferimento
alle presenze straniere sul territorio, si segnala l’operazione
“Casa Gialla” del 15 ottobre 2019, nell’ambito della quale a
Melfi è stata data esecuzione ad una misura cautelare personale e
reale1107 nei confronti di sei dei diciotto indagati,
ritenuti componenti di un’associazione per delinquere finalizzata
all’intermediazione
illecita e allo
sfruttamento del lavoro di cittadini extracomunitari di origine
africana. La grande quantità di migranti, perlopiù impiegati nella
raccolta dei pomodori e dell’uva, tutti con permesso di soggiorno e
con contratti regolari mai registrati, oltre ad essere sfruttata in
termini di prestazioni lavorative e correspettive retribuzioni, era
costretta a pagare un canone per alloggiare nella tendopoli allestita
nei pressi della c.d. “Casa Gialla”, di proprietà di uno degli
indagati, ritenuto l’ideatore, promotore ed organizzatore
dell’associazione criminale. Degli illeciti proventi derivanti dal
complesso indotto beneficiavano anche altri imprenditori agricoli
delle aree sub-provinciali del “Vulture-Melfese” e dell’“Alto
Bradano”.
1106 Dove
sembrano in decremento i furti di rame ed i reati predatori in
genere. Da menzionare il furto aggravato consumato la notte del 9
novembre 2019 in danno dello sportello Bancomat della Banca Popolare
di Bari, a Castelluccio Inferiore (PZ), a seguito del quale, nella
stessa notte a Policoro (MT), nel vano tentativo di forzare un posto
di controllo istituito per impedire la fuga, è deceduto uno dei
presunti responsabili.
1107 OCCC n.
3320/2017 RGNR-2716/2017 RGGIP-120/19 RMC, emessa il 24 settembre
2019 dal Gip del Tribunale di Potenza.
PAGINA 382
PROVINCIA DI MATERA
Quella del materano
appare, al momento, l’area potenzialmente più esposta a nuovi
fermenti, poiché, dopo lo scompaginamento dei clan e dei gruppi
criminali più operativi della fascia Jonico-metapontina, sembrano in
atto tentativi di scalata da parte di alcune figure che, per i legami
con gli storici sodalizi locali o comunque forti di un personale
carisma criminale, hanno intrapreso azioni mirate a colmare il vuoto
di potere e a conquistare il controllo delle attività illecite sul
territorio.
Nell’area continuano ad
operare i clan SCARCIA, MITIDIERI-LOPATRIELLO, SCHETTINO e RUSSO,
questi ultimi appunto ridimensionati dalle menzionate inchieste
antimafia “Vladimir” e “Centouno”1108. Ai
citati clan, si affiancano aggregazioni minori, come il gruppo
DONADIO.
Nel semestre in esame,
l’episodio più significativo e verosimilmente indicativo di
rimodulazioni criminali in atto, è il duplice tentato omicidio
perpetrato, il 10 ottobre 2019, da un soggetto vicino al clan
SCARCIA1109 ai danni dell’elemento apicale del clan
MITIDIERI e di un altro pregiudicato contiguo a quest’ultimo
gruppo. I mutamenti
negli assetti criminali
locali potrebbero, infatti, aver indotto il capoclan MITIDIERI a
recuperare il controllo del racket sul territorio e l’evento, nello
specifico, potrebbe rappresentare la violenta reazione a un tentativo
di estorsione messo in atto in danno di un esercizio commerciale
riconducibile, per i rapporti familiari dei titolari, al clan
SCARCIA. Le mire espansioniste dei MITIDIERI-LOPATRIELLO, rinvigoriti
dall’indebolimento degli SCHETTINO, sarebbero, quindi, frenate dai
reduci dello storico clan SCARCIA (che, nel tempo, erano divenuti
satelliti degli SCHETTINO) anch’essi interessati a recuperare
potere.
Nel frattempo, nuovi
sviluppi hanno riguardato l’operazione “Centouno”, con la
quale, nel mese di febbraio 2019, i Carabinieri avevano sottoposto a
misure cautelari 21 persone facenti capo al clan SCHETTINO,
ricostruendo una serie di reati, commessi tra il 2016 ed il mese di
gennaio 2019, nei comuni di Policoro e Scanzano Jonico (estorsioni ai
danni di imprese agricole ed edili, incendi, danneggiamenti, un
tentato omicidio ed episodi di spaccio di sostanze stupefacenti). Il
26 settembre 2019, è stata data esecuzione ad una nuova misura
cautelare (disposta dal GIP del Tribunale di Potenza) a conclusione
del procedimento di opposizione contro la decisione del Tribunale del
Riesame che, il 9 marzo 2019, aveva annullato le misure cautelari
eseguite nel febbraio prece-
1108 Che,
rispettivamente, nel settembre 2018 e nel febbraio 2019, hanno
duramente colpito il clan SCHETTINO.
1109 L’11
ottobre 2019 la Polizia di Stato lo ha sottoposto a fermo di
indiziato di delitto, cui ha fatto seguito il provvedimento cautelare
emesso il 26 ottobre 2019 dal G.I.P. del Tribunale di Potenza con cui
all’arrestato è stato contestato il reato di tentato omicidio
aggravato dall’art. 416 bis.1.
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dente. Il provvedimento
cautelare (di custodia in carcere, domiciliare e dell’obbligo di
dimora)1110 è stato eseguito nei confronti di dieci
indagati, tra cui il figlio del capoclan SCHETTINO e due cittadini
polacchi, tutti ritenuti componenti della predetta associazione
mafiosa.
Le attività illecite che
i sodalizi criminali continuano a prediligere restano, quindi, i
traffici di stupefacenti e le estorsioni1111.
Dopo l’omicidio di un
pluripregiudicato avvenuto nel maggio del 2019 e maturato proprio
negli ambienti del narcotraffico, sembra che altri personaggi
criminali si stiano “proponendo” per l’approvvigionamento della
droga, favoriti sia dal vuoto di potere venutosi a creare a seguito
delle menzionate attività di contrasto, ma soprattutto dai
collegamenti con elementi storici della criminalità lucana e da
collaborazioni dirette con i narcotrafficanti di origini albanesi. Il
riferimento, in particolare, è a un pregiudicato, collegabile a
esponenti della mafia lucana per i rapporti di parentela della
moglie1112, ripetutamente arrestato in flagranza di
reato (il 28 novembre e il 6 dicembre 2019), perché trovato in
possesso di considerevoli quantitativi di cocaina, hashish e
marijuana, nonché di armi e munizioni. Le conseguenti attività
investigative hanno portato all’esecuzione, il 6 ed il 10 dicembre
2019, di due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto a carico
di due cittadini albanesi, padre e figlio, ritenuti appunto i
fornitori degli stupefacenti.
Un’altra operazione,
condotta dai Carabinieri il 25 ottobre 2019, a Tursi (MT), ha portato
all’arresto di un esponente di spicco del clan RUSSO, fratello del
capoclan (entrambi coinvolti nella citata operazione “Vladimir”),
sorpreso all’interno di un capannone, nel quale sono stati
rinvenuti e sequestrati notevoli quantitativi di marijuana e arbusti
di canapa indica.
La pressione criminale ha
continuato a manifestarsi nel capoluogo e lungo la costa jonica, con
atti di intimida-
1110 OCC n.
1867/2018 RGNR-1608/2019 RGGIP-117/19 RMC, emessa il 19 settembre
2019 dal Gip del Tribunale di Potenza.
1111 Il 6
settembre 2019, a Policoro (MT), i Carabinieri hanno tratto in
arresto due siracusani ritenuti responsabili di lesioni dolose ed
estorsione, i quali nell’intento di recuperare un credito insoluto
relativo alla compravendita di prodotti ortofrutticoli, si erano
recati presso l’azienda agricola produttrice, dove hanno aggredito
la titolare della ditta e altri soggetti presenti, tra cui un
occasionale anziano cliente, che in conseguenza dell’aggressione
patita, è stato ricoverato presso l’ospedale di Potenza dove è
deceduto il successivo 16 settembre 2019; il 7 dicembre 2019, a
Stigliano (MT), sono stati denunziati, in stato di libertà, due
fratelli pregiudicati che, attraverso la manomissione del contatore
elettrico installato presso la propria azienda casearia, hanno
prelevato fraudolentemente energia per € 32.000,00. Per fornire un
quadro più completo del contesto criminale, si precisa che uno dei
due fratelli è stato poi tratto in arresto dai Carabinieri, il 24
febbraio 2020, per narcotraffico, sequestro di persona ed estorsione,
aggravati dal metodo mafioso.
1112 Sorella
di un pluripregiudicato, anche lei con pregiudizi di polizia e, in
passato, compagna di un noto boss, vertice del clan BOZZA-MODEO
attivo nell’area tra la fine degli anni ’80 e la prima metà
degli anni ’90.
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zione, danneggiamenti e
incendi1113, che hanno ingenerato un crescente allarme
sociale e potrebbero considerarsi indicativi di una preordinata
strategia a “marcare il territorio”, in modo da attestare il
proprio “potere” sia nei confronti della società civile che nei
confronti dei contesti istituzionali locali.
Simili meccanismi di
infiltrazione criminale sono alla base del provvedimento di
scioglimento del Consiglio comunale di Scanzano Jonico (MT), disposto
con DPR del 27 dicembre 2019. Dalle attività esperite dalla
Commissione di accesso, insediatasi nell’Ente nel mese di febbraio,
è stato confermato il radicamento di una criminalità di spessore,
nonché la presenza nell’apparato politico-amministrativo del
Comune di Scanzano Jonico di soggetti “vicini”, in vario modo, a
esponenti di spicco dei gruppi mafiosi locali. Tanto che la gestione
amministrativa, in diverse occasioni è stata rivolta a favorire gli
interessi di figure riconducibili alla cosca egemone nell’area.
Tra gli eventi ritenuti al
riguardo emblematici, la Commissione ha posto l’attenzione sullo
spettacolo svoltosi a Scanzano Jonico, la sera dell’11 agosto 2018,
organizzato da un’associazione nel cui ambito un ruolo di primo
piano era riservato ad un elemento di vertice del clan, destinatario
della misura cautelare eseguita nell’ambito dell’inchiesta
“Centouno”, coinvolto in altre indagini e attualmente detenuto ex
art. 41 bis O.P.. La vicenda è stata, pertanto, ritenuta sintomatica
di una silente adesione agli interessi del sodalizio e, al di là
delle gravi irregolarità amministrative riscontrate nel relativo
procedimento autorizzatorio, l’evento è stato considerato
l’occasione per la cosca di affermare, anche a livello mediatico,
la propria supremazia a livello locale1114.
Sono emersi, inoltre,
elementi indicativi in ordine alle modalità con cui l’organizzazione
criminale avrebbe cercato di inserirsi nel circuito dell’economia
legale attraverso la realizzazione di attività imprenditoriali e la
partecipazione ad appalti pubblici per mezzo di aziende riconducibili
a soggetti notoriamente vicini ai clan.
Un caso specifico ha
riguardato “il tentativo di far ottenere a … omissis… figlia
del capoclan l’autorizzazione per realizzare un impianto di
recupero, stoccaggio e riutilizzo di rifiuti non pericolosi
assimilabili agli urbani in un’area a vincolo”. Un ulteriore
aspetto di rilievo ricostruito dall’attività ispettiva riguarda le
relazioni personali (anche di parentela) e le cointeressenze
puntualmente accertate e documentate tra politici e figure
riconducibili al mondo della cri-
1113 Come
quello, particolarmente eclatante consumato a Policoro la sera del 27
dicembre 2019, con l’esplosione di 4 colpi di arma da fuoco contro
la vettura del titolare di un autolavaggio.
1114 Il
concerto ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, della
stampa e delle Forze dell’Ordine, oltre che per i personaggi che ne
hanno curato l’organizzazione, anche per il tenore dei messaggi
contenuti nei brani eseguiti dall’artista con messaggi ed
ammiccamenti alla “camorra”, evocativi del potere del gruppo e
del suo esponente di punta, con lo scorrimento di alcune immagini del
repertorio televisivo “camorristico” intervallate da fotografie
di Scanzano Jonico e del pregiudicato raffigurato in compagnia di
sodali e/o in pose tipicamente riconducibili alla sua condizione di
“uomo d’onore” (c o m e la fotografia che lo ritrae all’uscita
dal carcere di Foggia, il giorno della sua ultima liberazione,
risalente al 4 gennaio 2018).
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minalità organizzata
locale. Ciò avrebbe agevolato irregolarità procedurali,
illegittimità e, comunque, forme di condizionamento nelle scelte
amministrative che si sono tradotte, di fatto, in situazioni di
vantaggio per l’organizzazione criminale presente sul territorio di
Scanzano Jonico, come il rilascio di alcune licenze per l’esercizio
di stabilimenti balneari a favore di parenti stretti di esponenti
mafiosi
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