lunedì 29 maggio 2023

FESTA DELLA REPUBBLICA. LO STATO NON DIMENTICA. MEDAGLIA D’ORO ALLA MEMORIA A GIULIANO DIMILTA, IL SOLDATO DI ACCETTURA CHE SI RIFIUTÒ, NEL 1943, DI ADERIRE ALLA REPUBBLICA DI SALÒ. PER QUESTO FU ARRESTATO E DEPORTATO A BUCHENWALD, IN SASSONIA

IL RICONOSCIMENTO VERRÀ CONSEGNATO AL FIGLIO VINCENZO NEL CORSO DELLA SOLENNE CELEBRAZIONE DELLA 77ESIMA EDIZIONE DELLA FESTA IN PROGRAMMA A MATERA, IN PREFETTURA, IL 2 GIUGNO PROSSIMO. DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE

GIULIANO DIMILTA


Accettura sugli scudi dell’antifascismo e della passione repubblicana. E’ di questi giorni, infatti, la notizia che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito all’accetturese Giuliano Dimilta una medaglia d’oro alla memoria. Medaglia che sarà consegnata al figlio Vincenzo, componente del direttivo provinciale di Matera dell’Anpi, in occasione delle manifestazioni che si terranno a Matera proprio il 2 giugno in occasione della 77esima edizione della Festa della Repubblica. Dimilta, nato nel 1921 e deceduto nel 2015, militare nella seconda guerra mondiale, rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Per questo fu arrestato e deportato a Buchenwald in Sassonia. Nel 1945 la liberazione ed il ritorno ad Accettura. Ma ecco come Vincenzo tratteggia la figura di suo padre: “Pur essendo internato a Buchenwald, più volte rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò. Sopravvisse al campo di concentramento per venti mesi e nell’aprile del ‘45 fu liberato dagli alleati. Fece ritorno ad Accettura il 25 luglio. Dopo un anno trascorso nelle miniere belghe a oltre 1000 metri di profondità, rientrò definitivamente in Basilicata e costituì la sezione del PCI e si impegnò nella occupazione delle terre dei latifondisti per chiedere la Riforma agraria. Per questo fu condotto in carcere, a Matera, e rilasciato dopo alcuni giorni. Proprio lui fu il primo presidente della cooperativa agricola sorta con l’assegnazione dei terreni occupati. Successivamente per alcuni decenni si è alternato nella segreteria della sezione del PCI e della Camera del Lavoro. Una vicenda particolare fa capire quale fosse il clima politico e religioso a cavallo degli anni ’50. Nel 1951, Il parroco, fratello dell’ex sindaco e proprietario terriero De Luca, a cui aveva salvato la vita all’indomani delle occupazioni, non volle sposarlo perché era comunista! Mio padre si è ritirato dall’attività politico-sindacale negli anni ottanta”. Note biografiche che Vincenzo ha ampliato in un libro, “In una vita”, di prossima pubblicazione. Per Giuliano Dimilta, dunque, il riconoscimento, postumo, per le sue battaglie a favore della democrazia, del riscatto sociale per le classi più deboli, per la libertà. Lo Stato non dimentica.

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