lunedì 12 giugno 2023

SILVIO BERLUSCONI E I 15 GIORNI DEL NOVEMBRE 2003 CHE SCONVOLSERO SCANZANO JONICO E LA BASILICATA

L’EX PREMIER E FONDATORE DI FORZA ITALIA SCOMPARSO OGGI ERA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO QUANDO IL 13 NOVEMBRE DI 20 ANNI FA IL SUO GOVERNO APPROVÒ IL DECRETO CHE UBICAVA IL CIMITERI DELLE SCORIE RADIOATTIVE D’ITALIA A SCANZANO JONICO. MA FU RIVOLTA STORICA E PACIFICA. ED IL PREMIER, CON IL SUO GOVERNO, FECE MARCIA INDIETRO. DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE

SILVIO BERLUSCONI A MATERA (FOTO SASSILIVE)

SCANZANO JONICO. LA PIAZZA DEI CENTOMILA

23 NOVEMBRE 2003: L MARCIA DEI CENTOMILA



SCANZANO JONICO – Tra il mare di ricordi che oggi sono stati diffusi, giustamente, trattandosi di un personaggio che ha fatto, per alcuni nel bene, per altri nel male, la storia d’Italia degli ultimi 30 anni, vogliamo anche riportare il nostro. Per rispetto ad una persona, più che ad uno statista, deceduta nella giornata odierna non esprimeremo giudizi. Vi diamo la pura cronaca di quanto accadde dopo quel “fatidico” 13 maggio del 2003, un evento che ha legato, indissolubilmente, il nome di Silvio Berlusconi a Scanzano Jonico e alla Basilicata. Ecco il nostro ricordo.

Il campo base della rivolta, a 500 metri dal mar Jonio, è ancora lì anche se non è per niente animato come in quei 15 giorni. Anzi, è alquanto maltrattato. Come non sono più visibili le scritte sui muri, cancellate dal tempo. Ma nel centro del Metapontino divenuto famoso nel mondo per la sua “battaglia antinucleare”, tutti, ancora, ricordano. Gli scanzanesi, si disse, avevano difeso per la seconda volta, dopo le lotte del dopoguerra per la riforma agraria, le loro terre. Aiutati da tutta la Basilicata, senza distinzione politico – ideologica. Ed anche dalle regioni vicine vennero a dar manforte a questa entità, il “cuore” dell’arco jonico appulo – calabro – lucano. Ma, cosa successe in quei giorni indimenticabili? 

Tutto iniziò il 13 novembre 2003. L’Italia era affranta per i morti di Nassirya. La Gazzetta del mezzogiorno pubblicò un mio articolo, “Scorie radioattive, nuovi timori”, su voci di incontri tra il sindaco di allora, Mario Altieri (centrodestra), ed il generale Carlo Jean, presidente della Sogin, la spa che, come in questi frangenti, era stata incaricata dal Governo, guidato nel 2003 proprio dall’on. Silvio Berlusconi, ad individuare il luogo dove ubicare il deposito unico delle scorie radioattive del Belpaese. Faceva paura il salgemma di Terzo Cavone. Il sindaco smentì. Alle 12.38 dello stesso giorno, però, la notizia tanto temuta: “Il cimitero del nucleare italiano sorgerà in Basilicata, a Scanzano Jonico, in provincia di Matera. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri con un decreto legge”. Fu una “frustata” per una pianura, quella del Metapontino, in Basilicata, che da “California del Sud” diveniva la “pattumiera nucleare” d’Italia.

Già dal pomeriggio di quello stesso 13 novembre, però, fu “mobilitazione generale”. Il paese si bloccò per primo, poi, in crescendo, furono bloccate la statale 106 Jonica, la stazione ferroviaria di Metaponto, l’autostrada Salerno – Reggio Calabria, il centro oli di Viggiano. E scoppiò la polemica politica. Molti amministratori di enti locali di Forza Italia si autosospesero dal partito. Il consigliere regionale Antonio Di Sanza puntò l’indice accusatore contro Altieri: “Era consenziente, si dimetta”. Ma tutto fu sopito: bisognava difendere la regione. Il “caso Scanzano” divenne il “caso Basilicata”. Questo piccolo comune, allora 6mila abitanti, diventò l’ombelico del Sud. Chiesa cattolica e Regione scesero in campo. Le forze dell’ordine controllarono una “sommossa” pacifica: non fu torto un capello, non fu bruciato un cassonetto dell’immondizia, non fu rotto un vetro.

Il “clou”, però, andò in “scena” il 24 novembre. In 100mila sfilarono da Policoro a Scanzano per chiedere il ritiro del decreto: la più grande manifestazione di popolo nella storia della Lucania. C’era la sensazione di poter vincere. Alle 14,45 del 27 novembre il Tg3 annunciò in diretta: “Il nome di Scanzano Jonico è stato tolto dal decreto legge sul sito unico delle scorie nucleari”. La Basilicata aveva vinto la sua battaglia. Un governo della Repubblica in carica, quello guidato, nel novembre 2003, da Silvio Berlusconi, per la prima volta nella storia, aveva fatto marcia indietro di fronte alla protesta di un popolo: quello di Scanzano Jonico, quello della Basilicata.

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