LA MAGALOPOLI DELLA TURCHIA,
23 MILIONI DI ABITANTI, FA IMPRESSIONE. PER I SUOI CONTRASTI.
La parte storica, vera, autentica con il palazzo di Topkapi, la chiesa-moschea di Santa Sofia, quella Blu, l’ippodromo, il bazar delle spezie e il Gran Bazar. E la parte della grande espansione urbanistica circostante ricca di grattacieli enormi, moderni, anonimi. Così è difficile districarsi tra il vero e il falso nei bazar. Quello delle spezie (o egiziano) è pieno di negozi specializzati in cannella e altri aromi e in dolciumi ma avanzano quelli delle false griffe. Che ormai dominano nel Gran bazar, ricco di oro a 14 carati, di silver placcato oro, di T-shirt, di borse e borselli e cinture, di orologi di gran marca, falsi. Ma richiesti a man bassa dai turisti occidentali ai quali non sembra vero tornare a casa con pezzi clonati di Louis Vuitton, Gucci, Fendi, Prada, Louis Vuitton, Rolex a poche decine di euro. Dopo aver mercanteggiato a lungo. Già. Il prezzo è spesso tutto da inventare tra richiesta ed offerta e contro richiesta e contro offerta. Ma il bello è proprio in questo tira e molla, a volte estenuante. Così, Istanbul si sta rivelando una delle capitali mondiali del fake. Tanto che c’è vi arriva solo per comprare copie più o meno d’autore. Turismo vero per acquistare prodotti falsi. E i contrasti continuano.
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