giovedì 19 settembre 2024

CRONACA GIUDIZIARIA. REGIONE BASILICATA. INCHIESTA MALASANITÀ E MALAPOLITICA. IL PM VINCENZO MONTEMURRO CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER LA PRIMA GIUNTA GUIDATA DA VITO BARDI CON IL SUO PRESIDENTE, GLI EX ASSESSORI FRANCESCO FANELLI E ROCCO LEONE, L’ALLORA ED ATTUALE FRANCESCO CUPPARO, L’EX ASSESSORE ORA SENATORE GIANNI ROSA, ED ALTRE 24 PERSONE

NON LUOGO A PROCEDERE, PER LA NUOVA LEGGE CHE HA ABOLITO IL REATO DI ABUSO DI UFFICIO, PER L’EX ASSESSORA DONATELLA MERRA. LEGGI LA NOTIZIA INTEGRALE




FONTE LANUOVA.NET

INCHIESTA SANITÀ, IL PM CHIEDE IL PROCESSO PER BARDI E (QUASI) TUTTA LA SUA PRIMA GIUNTA

POTENZA – Per la maxi-inchiesta sulla sanità lucana (culminata nell’ottobre 2022 con misure cautelari e perquisizioni) arriva il primo snodo cruciale: spetterà al gup Francesco Valente decidere se e quali accuse della procura di Potenza sulla defenestrazione a tavolino di Massimo Barresi dall’ospedale San Carlo di Potenza e sul presunto mercimonio politico-elettorale a Lagonegro in occasione delle elezioni del 2020, “meritano” di superare lo scoglio dell’udienza preliminare. Ieri mattina, il pubblico ministero Vincenzo Montemurro, nel corso della sua breve discussione, ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per quasi tutti gli imputati.

La recente abolizione del reato di abuso d’ufficio comporta, come peraltro evidenziato dallo stesso pm, l’uscita di scena del capo d’imputazione numero 15, l’unico contestato all’ex assessora regionale, Donatella Merra, la cui posizione è destinata al non luogo a procedere. Il governatore lucano, Vito Bardi, e gli altri quattro componenti della sua prima giunta dopo la storica affermazione del centrodestra alle Regionali del 2019, Francesco Fanelli, Gianni Rosa, Francesco Cupparo e Rocco Leone, sono, invece, tra i 24 imputati per i quali l’accusa ha chiesto il rinvio a giudizio. Le accuse alla giunta Bardi riguardano la gestione del “caso” Barresi, dal mancato sostegno all’ex dg del San Carlo davanti al Tar di Basilicata durante lo “scontro” con Giuseppe Spera per la guida dell’ospedale potentino al taglio dei fondi alla più importante azienda ospedaliera della Regione per costringere lo stesso Barresi al passo indietro. Tra gli imputati figura anche il nome dello stesso Spera, l’unico a scegliere il rito abbreviato. All’allora giunta regionale viene contestata l’ipotesi di concorso in induzione a dare o promettere utilità per aver compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere alle dimissioni Barresi”. Il riferimento è al taglio di circa 12 milioni di euro dei fondi inizialmente destinati al San Carlo. In poco più di venti capi di imputazione, la procura di Potenza ipotizza, a vario titolo, la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, l’istigazione alla corruzione, l’induzione indebita a dare o promettere utilità e la concussione. Per quanto riguarda il filone lagonegrese, il pm Montemurro ha chiesto il non luogo a procedere per un unico capo di imputazione a carico dell’ex consigliere regionale Francesco Piro, dell’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, e dell’imprenditore Claudio Simone: i primi due erano accusati di aver promesso a quest’ultimo un intervento presso il dg delle Fal di Lagonegro perchè il mercato rionale non venisse spostato dal piazzale Fal. Proprio sul filone lagonegrese il Riesame prima e la Cassazione dopo avevano espresso dubbi sull’impianto accusatorio e sui gravi indizi di colpevolezza (in particolare il Riesame aveva ricalibrato le accuse di corruzione in corruzione elettorale) ma la procura va avanti per la sua strada, ipotizzando l’esistenza di un sistema di promesse, favori, promozioni e assunzioni (il più delle volte in ambito sanitario) in cambio di un cospicuo bacino di voti. Filone che vede coinvolti, oltre a Piro e Di Lascio, anche il dg del San Carlo, Spera e per alcuni episodi anche gli ex assessori regionali Cupparo e Leone. Una delle sfere di influenza per le presunte promesse elettorali sarebbe stato l’ospedale di Lagonegro. Dopo la requisitoria del pm la parola è passata alle difese che hanno respinto gli addebiti della procura.

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