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| FOTO GIOVANNI D'AMATO |
L’Associazione Difendiamo il
Territorio da mesi sta manifestando civilmente il suo dissenso alla
realizzazione della centrale a biometano in agro di Policoro.
Lo scorso 12 ottobre è stato chiesto al presidente Bardi un incontro urgente
per manifestargli i timori e le preoccupazioni legate alla realizzazione di
tale opera. Lo hanno reso noto i dirigenti dell’organismo.
Nel comunicato stampa si legge: “L’incontro di cui si è fatto richiesta di pone l’obiettivo di avviare un confronto costruttivo con alcune importanti aziende agricole e OP del territorio per far capire al Presidente, numeri alla mano, quanto la filiera agricola valga e cosa si rischia in termini di perdita di fatturato e di livelli occupazionali se la centrale dovesse essere realizzata. Ad oggi, nonostante siano trascorse due settimane e sia stato inviato un sollecito formale, nessuna risposta è pervenuta da parte della Presidenza della Regione.
Un simile silenzio istituzionale, oltre a rappresentare una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini rappresentati dalla nostra associazione, mina il principio di partecipazione democratica e di trasparenza che dovrebbe contraddistinguere il rapporto tra istituzioni e società civile, così come garantito dalla nostra carta costituzionale.
Risulta alquanto anomalo il silenzio del Presidente Bardi.
Possibile che non abbia interesse a salvaguardare centinaia di operatori del settore agricolo dell’area metapontina che rappresentano il volano dell’economia della Regione?
Tante sono le domande che ci poniamo rispetto a questo silenzio:
- l’interesse verso questo territorio è solo in prossimità delle scadenze
elettorali?
- ci sono delle motivazioni di cui non possiamo prendere atto?
- forse siamo figli di un Dio minore? In mancanza di una risposta, l’Associazione si riserva di promuovere ulteriori
iniziative pubbliche per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e dei
media la questione”.
Prosegue, intanto, il presidio di protesta nella centralissima piazza Eraclea. Avviata una raccolta di firme in calce alla petizione “No alla centrale del biometano a Policoro”. Banchetto aperto dalle ore 17 alle 21.
L’ASSOCIAZIONE MEDITERRANEO NO TRIV, infine, ha invocato, con la sua portavoce, Giovanna Bellizzi, l'applicazione del principio di precauzione. ecco il testo integrale del relativo comunicato diffuso alla stampa
Leggendo la documentazione che la società Policoro Green ha depositato presso la Regione Basilicata, e relativa alla realizzazione di un impianto di biogas da costruire in zona a vocazione agricola e a ridosso del centro abitato, tra le altre cose due aspetti meritano di essere evidenziati e con particolare riferimento alle emissioni odorigene. In effetti, la società con un documento del 9.12.2024 denominato -Specificazioni circa lo studio delle emissioni odorigene- precisa, a pagina 2 che “ l'impianto non è dotato di sistemi di abbattimento degli odori, in quanto tutte le sezioni di impianto sono o ermeticamente chiuse (digestori) o coperte (serbatoi e trincee di stoccaggio biomasse, aree di stabilizzazione del digestato.....) in guisa da minimizzare le emissioni”.
Ebbene appare subito che se da una parte la società chiarisce, senza ombra di dubbio alcuno che l'impianto non è dotato di sistemi di abbattimento degli odori, e questo è un dato incontrovertibile perché ammesso chiaramente dalla Policoro Green, dall'altro ribadisce che non è certo necessario abbattere le eventuali emissioni di odori perché tutte le sezioni dell'impianto sono ermeticamente chiuse.
Tutto bene?
Pensiamo di no perché continuando a leggere, la società poi precisa che proprio tutto tutto chiuso ermeticamente non sarà perché le trincee di stoccaggio biomasse e le aree di stabilizzazione del digestato sono coperte in guisa, dice, da minimizzare le emissioni.
Pur volendo sorvolare sul fatto che la società Policoro Green quando elenca le parti della struttura non chiuse ermeticamente, poi però ne indica solo qualcuna salvo poi utilizzare i puntini.... per le altre (aspetto che a mio parere avrebbe dovuto far saltare sulla sedia più di qualcuno nei vari dipartimenti della Regione Basilicata), resta il dato di fatto che sappiamo così che una parte dell'impianto è semplicemente coperto.
La copertura, a rigor di logica, significa che c'è qualcosa che, appunto, copre ma non chiude le predette zone e anche perché è la stessa società che parla di teli, il che aiuta a comprendere agevolmente di cosa si tratta e non certo per eliminare gli odori, cosa oggettivamente impossibile se alcune parti non sono chiuse ma solo ( e qui i puntini ci stanno bene)..coperte.
In effetti, la Policoro Green parla di poter, per queste parti dell'impianto, solo minimizzare le emissioni, e questo significa per ridurne gli impatti e non certo per eliminarli.
A questo punto sorge legittima, e qualcuno direbbe spontanea, una domanda: ma allora se parte dell'impianto non è ermeticamente chiuso ma solo coperto, e se gli odori saranno minimizzati ma non eliminati, è possibile che le emissioni odorigene possano arrivare a lambire non solo le case agricole che, numerose, insistono in quella zona, ma anche avvolgere il centro abitato?
E se si, quali potrebbero essere le ricadute sulla salute dei cittadini e dei bambini che vi abitano?
Al riguardo, atteso che le emissioni odorigene sono considerate potenzialmente dannose per la salubrità dell'aria e quindi della salute dei cittadini, perché la Regione Basilicata non ha applicato, al riguardo, il principio di precauzione?
Altra questione è quella delle “campagne di misura delle sostanze chimiche traccianti e odori” e soprattutto, della loro tempistica, ma questa è un'altra storia che sarà di seguito approfondita con altro comunicato stampa.
Per il momento Mediterraneo no triv chiede alla Regione Basilicata, ma anche alle varie istituzioni preposte alla regolamentazione e al controllo del progetto, di applicare il Principio di Precauzione adottando ogni più utile provvedimento finalizzato a dare prioritaria tutela alla salute dei cittadini.
MEDITERRANEO NO TRIV

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