sabato 29 febbraio 2020

CRISI GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO. “NON C'E' PIÙ TEMPO”. APPELLO DEL COMITATO DI REDAZIONE AI LETTORI




IO STO CON LA GAZZETTA. MI PIANGE IL CUORE VEDERE IL “MIO” GIORNALE A RISCHIO CHIUSURA


«Ci siamo opposti, finché abbiamo potuto, a tutte le scelte gestionali che si sono rivelate puntualmente scellerate. Alcune delle quali sono state anche segnalate alle autorità giudiziarie»

Il Comitato di Redazione
29 Febbraio 2020


Cari Lettori, non c'è più tempo. E lo abbiamo spiegato a coloro che in queste ore si stanno interessando e anche appassionando alle vicende che potrebbero portare la "Gazzetta" a una chiusura. Ipotesi contro la quale lotteremo con tutte le nostre forze e con quelle di chi vorrà condividere questa difficile prova.


Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo accettato responsabilmente (insieme ai poligrafici) di fare la nostra parte per contribuire all'equilibrio dei conti e alla sostenibilità dell' Edisud, la società editrice. Abbiamo accettato sacrifici economici importanti, anche se inspiegabilmente alcuni quadri amministrativi godevano di una condizione di miglior favore e alcuni manager e consulenti ritiravano lo stipendio pieno spostandosi in auto di lusso con rimborsi a pie' di lista, a spese di una azienda descritta come in difficoltà. Raccontiamo questi dettagli solo per offrire un quadro completo della situazione, non per vittimismo.
Ma nell'ultimo anno e mezzo abbiamo anche fatto altro, e lo rivendichiamo con orgoglio: ci siamo opposti, finché abbiamo potuto, a tutte le scelte gestionali che si sono rivelate puntualmente scellerate. Alcune delle quali sono state anche segnalate alle autorità giudiziarie.
Nell'ultimo anno e mezzo l'Edisud è stata affidata, dal Tribunale di Catania, in forma commissariale ai consulenti siciliani Angelo Bonomo e Luciano Modica che da subito hanno continuato ad avvalersi di Franco Capparelli, direttore generale nominato fin dal 2014 da Mario Ciancio Sanfilippo, il cui pacchetto azionario di maggioranza della società è sottoposto dal 24 settembre 2018 a sequestro-confisca per effetto di una imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa (inchiesta nella quale la "Gazzetta" è totalmente estranea).
Il peso dei debiti pregressi ha portato la società a chiedere un concordato prenotativo, poi ritirato il 19 febbraio scorso al Tribunale fallimentare di Bari. Per evitare il fallimento serve un impegno concreto del socio di minoranza Valter Mainetti: venuto meno il sostegno finanziario della Banca Popolare di Bari, Mainetti deve decidere nelle prossime settimane se garantire una nuova procedura con proprie sostanze o rinunciare definitivamente. L'alternativa sarebbe l'ingresso nella procedura di nuovi imprenditori, in sostegno o in concorrenza con Mainetti. Ma il tempo stringe. L'imprenditore ed editore Giampaolo Angelucci ha formulato una proposta di acquisto di ramo di azienda (vuole comprare con 5 milioni testata, sito web e archivio storico) che assorbe solo 30 giornalisti, proposta che scade il 17 marzo prossimo.
Se qualcuno è interessato, è il momento di farsi avanti: troverà una redazione viva, agguerrita e con una esperienza invidiabile, ancora protagonista e leader sul territorio.
Il quadro si completa con la complessa vicenda della raccolta pubblicitaria, linfa vitale per qualunque giornale. Ne è incaricata la società Mediterranea, controllata dalla Edisud. Inspiegabilmente la Mediterranea ha sempre promosso la raccolta pubblicitaria locale anche per i concorrenti del Corriere del Mezzogiorno. Ha deciso di chiudere lo sportello al pubblico per annunci, inserzioni e necrologie, notevoli fonti di guadagni certi in un settore commerciale dove la "Gazzetta" è monopolista sul territorio. Infine, ha stretto accordi con il gruppo editoriale Riffeser-Monti (di quell'Andrea Riffeser presidente della Federazione editori) per cedere l'incarico della raccolta pubblicitaria.
A condurre la Mediterranea è Franco Capparelli, lasciato alla presidenza della società da Bonomo e Modica anche dopo che il Tribunale di Catania, su insistenza dei giornalisti della "Gazzetta" ha rimosso Capparelli dai suoi incarichi in Edisud. Scelta incomprensibile, poiché gli ha consentito di continuare a gestire i flussi di cassa indispensabili alla vita del giornale.
Il futuro di Mediterranea è strategico per il futuro della "Gazzetta": detiene la proprietà del marchio "La Gazzetta Del Mezzogiorno" e del palazzo di via Scipione l'Africano, abbandonato dal 2014 per occupare due piani in affitto in piazza Moro a 200mila euro l'anno. Nel frattempo per la sede storica, sottoposta a due ipoteche, è stato firmato un contratto preliminare di vendita, concluso il quale, Edisud e Mediterranea potrebbero fondersi. Il futuro di queste due società sembra indissolubilmente legato alla sopravvivenza del giornale, che non può morire in un'aula di tribunale dopo 133 anni di storia.

venerdì 28 febbraio 2020

CORONAVIRUS, RIAMMISSIONE A SCUOLA DOPO MALATTIA E CARABINIERI. PRECISAZIONI






IL CERTIFICATO, SINO AL 15 MARZO, SERVE PER ASSENZE SUPERIORI AI 5 GIORNI (A PARTIRE DAL 25.2.2020) E RIGUARDA ALUNNI E PERSONALE. PROTESTE DEI SINDACATI FIMMG E FIMP

Coronavirus, riammissione a scuola dopo malattia e carabinieri. Occorrono precisazioni dopo il mio articolo precedente. Il certificato, infatti, sino al 15 marzo, serve per le assenze superiori ai 5 giorni e riguarda alunni e personale. Tanto è previsto nel Decreto del presidente del Consiglio dei ministri pubblicato il 25 febbraio scorso sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, Serie generale, n. 47, “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”. La disposizone, però, vale solo per le malattie intercorse dalla data di entrata in vigore del Decreto, 25.2.2020, e non per quelle iniziate precedentemente. In questo caso il rientro a scuola avviene secondo le misure precedenti in ogni Regione. Ed in Basilicata il "nulla osta" serviva per gli studenti ma non per docenti ed altro personale. Non abbiamo alcuna difficoltà, pertanto, a riportare tali precisazioni spiegando che l'assistito che mi ha telefonato oggi per il certificato è stato assente da scuola per malattia per 4 giorni e che atti simili sono stati chiesti anche a chi è stato assente per motivi di salute dall'inizio del mese.  Certificati, addirittura falsi, inoltre, sono stati chiesti anche a docenti in buona salute perchè a conoscenza dell'arrivo nel territorio provinciale di loro familiari provenienti da regioni del Nord. Nelle tre situazioni citate si configura il reato di abuso d'ufficio. Sulla norma in questione, infine, riportata al comma c) dell'articolo 1 del citato Decreto, si sono sollevate le vibranti proteste dei sindacati dei medici di medicina generale (Fimmg) e dei pediatri di libera scelta (Fimp) che riportiamo integralmente per opportuna informazione.



COMUNICATO STAMPA FIMMG 26.2.20
Follia certificato per rientro a scuola
"E' una follia la reintroduzione del certificato obbligatorio per bambini e ragazzi che rientrano a scuola, prevista tra le nuove misure per il contenimento del coronavirus", varate ieri sera dal presidente del Consiglio dei ministri. E' la reazione del segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, interpellato dall'Adnkronos Salute.
"Si tratta di una misura che non ha fondamento scientifico perché non è possibile certificare l'assoluta certezza di non contagiosità. Nel caso, quindi, lo studente dovesse incubare la malattia, si profilerebbe una responsabilità del medico?" si chiede Scotti.
"Sarebbe utile che, prima di prendere iniziative del genere - continua Scotti - venissero consultati i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta. Il rilascio del certificato prevede una visita, non può essere rilasciato per via telematica. Considerando che molti genitori preoccupati hanno tenuto i figli a casa in questi giorni il volume di richieste, immagino, sarà elevato. Avremo quindi ambulatori più affollati e, quindi, più pericolo di contagio. E tutto per un'inutile pratica burocratica".


COMUNICATO STAMPA FIMP 26.2.2020
L’allarme alla vigilia della riapertura delle scuole
CORONAVIRUS, PEDIATRI DI FAMIGLIA: “CON L’OBBLIGO DEL CERTIFICATO MEDICO
PER IL RIENTRO IN CLASSE, RISCHIO RESSA NEGLI STUDI PEDIATRICI”

Il Presidente FIMP Paolo Biasci: “Un adempimento burocratico già cancellato in molte Regioni, perché inutile alla prova dei fatti, torna nel decreto a complicare il lavoro dei medici e la vita delle famiglie. Chiediamo di limitare gli accessi per evitare il contagio e poi affolliamo gli studi per un documento che non garantisce nulla?”
Roma, 28 febbraio 2020 – “La reintroduzione dell’obbligo del certificato medico per il rientro a scuola rischia di far collassare la rete di cure primarie su cui già si sta poggiando largamente la gestione dell’emergenza Coronavirus. Il governo riveda una norma priva di fondamento scientifico e che contraddice le raccomandazioni sin qui promosse per contenere l’epidemia”. Questo l’appello del Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci sulla misura contenuta nel DPCM del 25 febbraio scorso, che prevede, dopo un’assenza superiore a 5 giorni, la presentazione del certificato medico per la riammissione a scuola.
“Da una parte chiediamo alle famiglie di limitare gli accessi non necessari in ambulatorio e prediligere un primo contatto telefonico, dall’altra le costringiamo ad affollare gli studi medici per un adempimento burocratico cancellato tempo fa proprio perché privo di valore scientifico. Come possiamo infatti – denuncia Biasci - certificare con certezza la non contagiosità di un paziente, come possiamo contenere il rischio della propagazione del virus in uno studio affollato, come non correre il rischio di essere contagiati noi stessi e diventare vettori del virus?” “Il quadro di questo nuovo Coronavirus è ancora assai incerto – spiega Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP –. Lo è per tutti i medici di cure primarie. Nessuno di noi ha gli strumenti per certificare con ragionevole certezza l’assenza del nuovo Coronavirus nelle vie respiratorie. Mentre è proprio questo che le disposizioni del DPCM sottendono. E poi, non è più “pericoloso” un bambino che torna a scuola dopo 4-5 giorni di assenza senza certificato (perché non previsto) rispetto a quello che torna guarito dopo 6-7 giorni? Inoltre, se è vero che i bambini sembrano meno colpiti, è altrettanto vero, come dicevamo in tempi non sospetti, che possono fungere da incubatori del nuovo Coronavirus, rimanere paucisintomatici e trasmetterlo a persone anziane o con una fragilità immunitaria importante”. “Se non proteggiamo il sistema della medicina territoriale è a rischio collasso l’intero sistema sanitario – conclude il Presidente Biasci -. Gli accessi ai Pronto Soccorso si sono ridotti di oltre il 30% negli ultimi giorni proprio grazie al lavoro capillare che facciamo con le famiglie. Dobbiamo restare in prima linea, ma dobbiamo essere messi in condizione di farlo e di farlo in sicurezza. In molte Regioni sono in distribuzione mascherine chirurgiche che, come è noto, non servono a nulla. Ci aspettiamo maggiore attenzione per un ambito, quelle delle cure territoriali, già sottoposto a grandi pressioni”.

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BUROCRAZIA DA CORONAVIRUS? BASTA! CHIAMATE I CARABINIERI


UN POSTER DI CITTADINANZATTIVA


 
ALCUNE SCUOLE CHIEDONO UN CERTIFICATO MEDICO A PERSONALE GUARITO DA MALATTIE VARIE PER IL RIENTRO AL LAVORO: E' ABUSO D'UFFICIO

Telefonata delle ore 12.45: “Dottore, sto bene. La tosse mi è passata. Lunedì posso tornare a scuola. Mi è stato chiesto, però, un certificato medico di buona salute per rientrare. Me lo fa?” Si trattava di un mio assistito, assente da alcuni giorni dalla sua scuola per patologie delle vie respiratorie che nulla avevano a che fare con il famigerato Coronavirus, che mi chiedeva l'ennesimo atto burocratico. Un atto non previsto da alcuna ordinanza sia del Governo centrale sia di quello regionale. Ed il certificato di rientro al lavoro Inps, come si sa, è stato abolito da anni. Insomma, trattasi di burocrazia da Covid-19. Ecco la mia risposta: “No. Io non le farò alcun certificato. Anzi, sa cosa le dico? Lei lunedì vada a scuola e, se nel caso qualcuno le impedirà di entrare senza il “pezzo di carta” che io mi rifiuto di redarle, chiami i carabinieri. Vedremo, allora, se ha ragione chi le ha chiesto quella certificazione od il suo medico di famiglia”. La persona in questione, credo, ha accettato il mio consiglio. In altri casi, però, molte richieste assurde come questa ingenerano conflitti con i pazienti. Questi ultimi, infatti, non sanno a chi credere e, si sa, il lavoro è il lavoro. “Cosa ci perde il mio medico a mettere quattro righe su un foglio bianco? Perchè deve farmi litigare sul posto di lavoro?”, è il pensiero di tanti. Io, però, sono uno di quelli a cui non piace che gli si metta “i piedi in testa”. Non mi piace fare il “medico zerbino” che dice si, chinando il capo, di fronte a tutte le richieste assurde e cervellotiche che gli vengono fatte. Quel certificato non è previsto da alcuna norma: perchè il paziente deve venire in ambulatorio ed attendere il suo turno per avere “un pezzo di carta” inutile ed illegittimo? Perchè io devo occupare parte del mio tempo a scrivere scartoffie inaudite invece che fare il mio lavoro da professionista nei confronti di chi sta male? Da qui il mio avviso: “Di fronte a burocrazia stupida, illecita, da coronarovirus e dintorni non esitate, chiamate i carabinieri”. L'argomento, centrale oggi nel mio diario di un medico di famiglia nei giorni del Covid-19, del resto, era stato già affrontato dal responsabile comunicazione della Fimmg (il sindacato dei medici di medicina generale) di Matera, il collega Erasmo Bitetti, che mercoledì scorso aveva segnalato: “Presidi e dirigenti scolastici vietano ingresso a docenti in buona salute perchè a conoscenza di familiari provenienti da regioni del Nord e pretendono certificati medici per patologie inesistenti. TRATTASI DI ABUSO D'UFFICIO”. In quei casi si faceva riferimento a regioni del Nord mentre in quello del mio paziente si tratta di una assistita della provincia che nulla ha avuto a che fare con zone rosse cinesi od italiane. Cosa accadrà lunedì mattina al suo rientro a scuola senza il mio certificato?

giovedì 27 febbraio 2020

COME NE “IL DESERTO DEI TARTARI”: TUTTI ALLERTA IN ATTESA DEL VIRUS CHE (SPERIAMO) NON ARRIVERA'





TERZA GIORNATA DEL MIO DIARIO NEI GIORNI DEL COVID-19. SODDISFAZIONE PERSONALE PER LA ORDINANZA BARDI DUE

Giornata faticosa, quella di oggi, in ambulatorio. Tanti i pazienti con bisogno di assistenza, cure, consigli. Con una recrudescenza di casi di influenza. Così, chiusura non alle 11, come da programma ma, addirittura, alle 12.30. Da registrate, intanto, anche un caso importante di polmonite diagnosticato al Pronto soccorso con una radiografia in un paziente, purtroppo per lui, fumatore. Niente a che vedere, tuttavia, con il famigerato coronavirus. Già. Io vedo in questa fase i medici di medicina generale lucani come i soldati nel forte del romanzo “Il deserto dei tartari”, di Dino Buzzati, sempre in attesa di un nemico che non arriverà mai. Sarà così in Basilicata per il Covid-19? Speriamo. Intanto studiamo linee guida, decreti regionali, triage, sperando che si riesca ad uscire quanto prima dall'emergenza. In tarda mattinata, poi, è stata accolta positivamente l'ordinanza bis del governatore Vito Bardi. Il sottoscritto, poi, nel caso, ha manifestato più che soddisfazione. Con più interventi, infatti, avevo invitato, da umile medico di famiglia di famiglia, https://filippomele.blogspot.com/2020/02/coronavirus-ordinanza-regione.html, e giornalista (in pensione), https://filippomele.blogspot.com/2020/02/la-babele-nella-psicosi-coronavirus-che.html, i nostri politici regionali a revocare la Bardi uno, assurda e dannosa, ed a modificarla proprio nel senso in cui è stato fatto. Da accogliere con sollievo, infine, la notizia arrivata attorno alle 17, via agenzia Ansa: “Sono "risultati tutti negativi i tamponi effettuati oggi sul paziente dell'ospedale San Carlo di Potenza e sugli altri casi sospetti di contagio da nuovo coronavirus a Rotonda e a Viggianello (Potenza)". Lo ha reso noto, attraverso l'ufficio stampa della Giunta regionale lucana, la task force regionale”. Domani sarà un altro giorno.

ESCLUSIVO! SCANZANO J. NO ALLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE PER MAFIA


L'EX SINDACO DI SCANZANO J. RAFFAELLO RIPOLI


IL RICORSO AL TAR DEL LAZIO DELL'EX SINDACO RAFFAELLO RIPOLI, DEGLI EX ASSESSORI E DELL'EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SILVIO DE MARCO

SCANZANO JONICO - Eccolo il ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio contro lo scioglimento del Consiglio comunale, il 21 dicembre scorso, per infiltrazione mafiosa. L'hanno presentato l'ex sindaco, Raffaello Ripoli; gli ex assessori Santolo Sabato, Donatella Puce, Sante Pantano, Rosanna Sisto; e l'ex presidente dell'assemblea, Silvio De Marco, tutti del Movimento civico scanzanese. Non ha apposto la sua firma al documento, elaborato per conto dei ricorrenti dall'avvocato Gianni Di Pierri, la Consigliera di maggioranza Louise Loscalzo, avvocato anche lei come lo stesso Ripoli. Non hanno firmato, altresì, tutti gli esponenti del disciolto Consiglio che facevano capo alla opposizione. Il ricorso è stato presentato contro la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno, la prefettura di Matera, il Comune jonico, e “ova occorra” contro i consiglieri non firmatari ed un cittadino. Con l'atto si chiede l'annullamento, previa adozione di idonee misure cautelari del Decreto, ed allegati, del presidente della Repubblica del 27 dicembre scorso in cui si scioglieva il Consiglio comunale di Scanzano Jonico e si nominavano tre commissarie reggenti. Per i ricorrenti tali provvedimenti, https://filippomele.blogspot.com/2020/01/scanzano-j-tutti-gli-atti-dello.html, sono “manifestamente illegittimi e resi in assenza dei presupposti di legge”. Nel ricorso, poi, lungo 58 pagine, sono riportate le premesse, e, ovviamente, le motivazioni alla base della richiesta. Motivazioni che tentano di confutare, punto per punto, quelle alla base del Decreto di scioglimento. La parola passa ora al Tar del Lazio.

CORONAVIRUS. ORDINANZA BARDI DUE. REVOCATA LA QUARANTENA PER GLI STUDENTI SI TORNA A QUELLA PER CHI PROVIENE DALLE ZONE ROSSE






MEDICI DI MEDICINA GENERALE E PEDIATRI DI LIBERA SCELTA IN PRIMA FILA. NEL DOCUMENTO MISURE DI INFORMAZIONE E PREVENZIONE E LINEE GUIDA PER LA PROFILASSI ED IL TRATTAMENTO DI CHI HA SOGGIORNATO NELLE AREE A RISCHIO







mercoledì 26 febbraio 2020

CORONAVIRUS. MEDICI DI FAMIGLIA A RISCHIO CONTAGIO. GIA' 13 IN QUARANTENA IN ITALIA





 
IL MIO DIARIO NELL'EMERGENZA COVID-19. PROBLEMI PER LE VISITE A DOMICILIO E PER I CERTIFICATI DI MALATTIA

I medici di famiglia sono la categoria di professionisti più a rischio di contagio da coronavirus essendo il primo riferimento del Servizio sanitario nazionale a cui fanno ricorso i pazienti. Al 24 febbraio scorso, come ha ricordato il presidente del sindacato Fimmg, Silvestro Scotti, erano 13 erano i medici in quarantena. I problemi più grossi sono le visite a domicilio di assistiti con sintomi di malattie respiratorie e quello connesso, per i lavoratori, dei certificati di malattia. Nella mattinata di oggi, periodo di chiusura del mio ambulatorio, io ho visitato quasi tutti i miei pazienti in assistenza domiciliare . Si tratta di otto ultrasettantacinquenni, allettati, con gravi patologie croniche neurologiche, cardiologiche, respiratorie. E mentre mi recavo da ognuno di loro facevo una sorta di triage per capire se la visita era sicura o meno. Per tutti è risultata sicura. Si tratta di pazienti che sono seguiti dalle figlie o da badanti che, praticamente, ricevono pochissime visite. Per loro il rischio di contagio da Covid-19 è praticamente zero. In tutti i casi, però, ho chiesto se avevano ricevuto visite di persone provenienti da aree rosse cinesi od italiane. Responso negativo. Visite domiciliari, quindi, effettuate. Non potevo lasciare al loro destino chi ha bisogno. Ma cosa accade per quanti, giovani e persone in età lavorativa, hanno problemi influenzali con febbre e sintomi respiratori? La cosa importante è che essi non entrino in ambulatorio ma che si mettano in contatto telefonico con noi. Il nostro compito è quello di effettuare domande per stilare una scheda di valutazione per infezioni suggestive di rischio coronavirus. Ovviamente, i quesiti più importanti sono quelli sul soggiorno o meno in località a rischio, se ci sia stata una esposizione a casi accertati o sospetti o probabili, se ci siano stati contatti anche con persone rientrate da aree a rischio e con familiari di casi sospetti. Se ci sono risposte positive allora contatteremo il 118 o procederemo a valutazione clinica telefonica al fine di attivare il numero di emergenza o di una rivalutazione disincentivando l'accesso al pronto soccorso, guardia medica, medico di famiglia. Ma nel caso le condizioni non siano critiche o tali da suggerire il ricovero il medico di medicina generale cosa deve fare? Occorre dare indicazioni di igiene e protezione dei conviventi, indicando idonee terapie ma evitando sia l'accesso in pronto soccorso sia la visita domiciliare in assenza di contatti con i numeri verdi regionali od il 1500 del ministero. E per i certificati medici? I sindacati di categoria hanno lanciato alcune proposte. La Fismu: “Serve l’autocertificazione da parte degli assistiti dei primi 3 giorni di malattia e la comunicazione per via telefonica, così da impedire possibili contagi ed evitare di decongestionare gli ambulatori”. La Fimmg, nell'evidenziare che l'Inps ha sospeso le sue attività di medicina legale nelle zone rosse, ho reso noto che niente è stato deciso per i medici di famiglia. Occorre, perciò, “autorizzare i medici operanti nei territori interessati a redigere telefonicamente i certificati di malattia senza la costatazione diretta ambulatoriale o domiciliare, bensì sulla base del solo dato anamnestico, esonerandoli da qualsiasi forma di responsabilità soprattutto in assenza o carenza di fornitura dei Dispositivi di protezione individuali (mascherine, occhiali, tute) previsti”.

LA BABELE NELLA PSICOSI CORONAVIRUS CHE TRAVOLGE ANCHE I LUCANI. IL MIO EDITORIALE DI OGGI SU LA GAZZETTA DI BASILICATA




LA REGIONE REVOCHI LA QUARANTENA PER GLI STUDENTI SCESI DAL NORD ED ORDINI DI SEGNALARE IL LORO ARRIVO IN REGIONE A COMUNI ED ASL


Invitiamo la Regione a modificare ancora la sua ordinanza sulla prevenzione dei casi di coronarovirus. Ordini agli studenti che tornano da Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria, di avvisare Comuni ed Asl del loro arrivo eliminando la “permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva”. Abbiamo rivolto l'invito all'assessore Rocco Leone ora lo rivolgiamo anche al governatore Vito Bardi. Dopo la “mattina orribile” di lunedì, con la “quarantena” per “tutti i cittadini” che rientravano dal Nord, anche ieri, primo giorno dell'ordinanza indirizzata agli studenti, ci sono stati tanti problemi. Quell'ordinanza è inutile, assurda, costosa. E' inutile perchè se un laureando lucano arriva da Bologna con la fidanzata residente in Emilia Romagna lui andrebbe in isolamento mentre lei andrebbe in giro dappertutto. Presunto “untore” lui e non lei? Assurda poiché parla di “studenti” mentre Bardi alla Gazzetta di ieri ha precisato trattarsi di universitari. Ma ci sono liceali in quarantena per aver fatto una gita nelle Regioni citate. Costosa: tanti genitori non sono andati al lavoro poiché in isolamento coi figli con deficit sui posti di lavoro ed esborsi per le sostituzioni. Segnalare il proprio arrivo, invece, a Comuni ed Asm risponderebbe al bisogno della Regione di censire gli studenti di ritorno cogliendo l'obiettivo senza il caos generato sinora. Infine, invitiamo Bardi e Leone a parlare la stessa lingua. Per il primo, sempre alla Gazzetta di ieri, “permanenza domiciliare fiduciaria” significa “facoltativa” mentre per Leone significa “coatta”. E la “babele” aumenta.

martedì 25 febbraio 2020

IL CORONAVIRUS E LA BASILICATA. L'ASSESSORE LEONE SPIEGA L'ORDINANZA BARDI. IL NOSTRO INVITO A REVOCARE LA QUARANTENA COATTA PER GLI STUDENTI CHE SONO SCESI DAL NORD NELL'OBBLIGO DI SEGNALARE IL LORO ARRIVO IN REGIONE A MEDICO DI FAMIGLIA ED ASM


ORDINANZA BARDI

TANTI I PROBLEMI CREATI DA UNA DECISIONE ASSURDA, DANNOSA, INUTILE, NONOSTANTE LA PRECISAZIONE IN CORSO D'OPERA DI IERI

Diario di un medico di famiglia alle prese con l'emergenza coronavirus e con le problematiche ad esso connesse. Da oggi prometto a chi segue il mio blog e la mia pagina Facebook un diario quotidiano della crisi come vissuto dal sottoscritto e dai suoi assistiti. Così, alle 8.15, la prima telefonata di una madre: “Dottore, mio figlio è rientrato stanotte da Bologna, dove frequenta l'università. Che deve fare? E cosa devo fare io che vivo con lui e che lavoro in ospedale?” Le mie risposte. Secondo l'ultima ordinanza del presidente della Regione, Vito Bardi, il ragazzo deve stare in quarantena per 14 giorni. E tu devi azzerare i contatti con lui. Deve dormire da solo nella sua stanza. Non può pranzare con te. Dovete usare ambienti e servizi igienici in maniera separata. Gli devi preparare il cibo e passarglielo con un portavivande su un carrello e ritirare stoviglie e resti allo stesso modo. Altrimenti, devi metterti in quarantana anche tu e non andare a lavorare. Devi, inoltre, comunicare al Comune l'arrivo e l'isolamento di tuo figlio. Comunque, ti richiamo appena avrò parlato, se ci riuscirò, con l'assessore regionale alla sanità, Rocco Leone, che ha il suo studio di pediatra di libera scelta proprio sopra al mio. Faccio il numero ed ecco il pediatra-politico in linea. Assessore, allora, cosa debbono fare lo studente mio assistito e la madre dipendente ospedaliera? “Ci vuole buon senso. Lui deve stare in isolamento, lei deve avere il minimo di contatto con lui. Diciamo che chi non proviene da zone dove non ci sono focolai la quarantena può essere un po' più libera, chi arriva da zone di focolaio allora deve farla un po' più rigida. Se la madre non avrà contati col figlio potrà lavorare altrimenti deve stare in quarantena anche lei”. Ma la dizione “fiduciaria” nell'ordinanza significa che è volontaria? “No. L'isolamento è coatto”. E cosa significa “sorveglianza attiva?” “Significa che il giovane deve rapportarsi con te se dovesse avere sintomi”. A chi va comunicata la quarantena? “Al Comune di residenza. Il medico di famiglia, invece, deve comunicare con gli uffici sanitari locali. Metteremo più numeri a disposizione”. Già. ieri a quello della Asm non rispondeva nessuno... “Oggi farò un incontro apposito con Asp ed Asm”. Ma, assessore, posso darvi un Consiglio? Questa vostra ordinanza è inutile e dannosa. Se il mio paziente arrivava con un suo collega residente a Bologna avremmo assistito all'assurdo che lui doveva restare in quarantena ed il suo amico poteva girare liberamente per Policoro. Come spiegarglielo? “Non esiste l'ordinanza perfetta. Il Governo nazionale col coronavirus ha fatto una figura di merda. La nostra ordinanza è derivata dal fatto che hanno chiuso le Università del Nord. E gli universitari sono più a rischio, si spostano, frequentano locali”. L'amico gira per Policoro, il nostro va in quarantena. Come risponde? “L'esigenza è derivata dal fatto che sono partiti numerosi pullman dal Nord”. Assessore, un Consiglio: modificate questo obbrobrio. Decidete che gli universitari che tornano da Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria, avvisino Comuni ed Asm del loro arrivo eliminando questa vostra incompresibile quarantena obbligatoria. “Ripeto, non esiste l'ordinanza perfetta”. Così, terminata la telefonata con Leone ho richiamato la mia paziente spiegandogli quanto avevo accertato. La signora ha deciso che andrà a lavorare. Infine, ho telefonato all'ufficio sanitario comunicando i dati del ragazzo sceso da Bologna in isolamento coatto nella sua “ospitale” Basilicata. A domani. 

lunedì 24 febbraio 2020

ORDINANZA BARDI CORONAVIRUS SOLO PER STUDENTI. LA PRECISAZIONE ALCUNI MINUTI FA

L'ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA', ROCCO LEONE


MA L'ASSURDITA' RIMANE

POTENZA, 24 FEB - E' "rivolta solo agli studenti lucani" l'ordinanza che dispone la quarantena per chi rientra in Basilicata dopo essere stato negli ultimi 14 giorni in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Liguria. Lo ha precisato poco fa, nel capoluogo lucano, il presidente della Regione, Vito Bardi, al termine di una riunione, presieduta dal prefetto di Potenza, Annunziato Vardè, del comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica sul coronavirus. (ANSA).

Sin qui la precisazione via Ansa della Regione dopo la mattinata orribile vissuta in Basilicata e dopo, evidentemente, le giustificate proteste. Ma l'assurdità dell'ordinanza Bardi rimane. Come spiegare all'universitario che sino a ieri mattina girava liberamente, ad esempio, a Bologna e che ora, arrivato nella notte, ad esempio, a Policoro deve stare per 14 giorni in quarantena? E come spiegargli, se dovesse farsi accompagnare da un collega residente in Emila Romagna, che lui dovrebbe restare in isolamento mentre il suo amico "forestiero" potrebbe andare tranquillamente al mare? E poi: solo gli studenti possono fare da possibili “untori”? Perchè non la professoressa o l'insegnante od altro professionista o lavoratore lucano che è sceso dal Nord? Infine: sino a quando varrà la decisione assunta per gli studenti? Assessore regionale alla sanità, Rocco Leone, sarebbero gradite risposte.

CORONAVIRUS. TUTTE LE ASSURDITA' DELL'ORDINANZA BARDI SUI LUCANI SCESI DAL NORD IN QUARANTENA


I CARTELLI INFORMATIVI AFFISSI ALL'INGRESSO DELL'AMBULATORIO


MENTRE IN LOMBARDIA, VENETO, EMILIA ROMAGNA E LIGURIA, AL DI FUORI DALLE ZONE FOCOLAIO, TUTTI GIRANO LIBERAMENTE

Il mio giorno orribile di medico di medicina generale. L'ordinanza della Regione con l'obbligo di quarantena di tutti i lucani che rientrano da qualsiasi città di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria, decisa nella notte dal Governatore con il consenso, si presume, dell'assessore regionale alla sanità, Rocco Leone, pediatra di libera scelta di professione, ha creato situazioni assurde. A Milano, Bologna, Genova, Venezia, tutti girano liberamente e possono andare, ad esempio, a Napoli, Palermo, Firenze e Roma mentre il cittadino lucano che è andato per un solo giorno in quelle quattro Regioni deve stare 14 giorni in quarantena quando torna a casa sua pur se non ha alcun sintomo. Assurdo. Ma dura lex sed lex. Così, la medicina di gruppo in cui lavoro ha affisso cartelli all'ingresso per spiegare ai cittadini il da farsi. Moltissimi hanno telefonato. In quarantena, intanto, sono andati anche medici. Poi, alcuni pazienti mi hanno telefonato per mettersi in isolamento. “A chi dobbiamo comunicarlo?” Ed io ho dato indicazioni di rivolgersi ai Comuni di residenza (per Policoro fare il numero 08359019260), agli ufficiali sanitari (aperti solo di mattino ed in qualche centro, come Scanzano Jonico, solo per qualche ora di pochi giorni alla settimana), al numero dell'Igiene e sanità pubblica di Matera 333/6582184. A quest'ultimo, però, nelle due volte che ho chiamato, alle 10 ed alle 13, mi ha risposto la segreteria telefonica. Ma lo sanno quanti non potranno recarsi al lavoro che non serve il certificato medico ma solo la comunicazione al sindaco di essere in isolamento? Ed i parenti di quelli che sono in quarantena sanno che non debbono avere contatti coi loro congiunti se vogliono farla seriamente? Infine, ho visto un'intervista su Emmenews, la web tv del Metapontino, all'assessore Leone che più volte ha ribadito che anche chi deve stare in quarantena deve chiamare il 118. Mi sembra un assurdo anche questo. Il 118 va chiamato in caso di patologie serie, anche nel caso del coronavirus, e non per la quarantena. Poi, non l'ho sentito invitare la gente a chiamare i medici di famiglia ed i pediatri del territorio come lui. Che sono il primo riferimento per la salute dei cittadini. Infine: l'ordinanza del presidente Vito Bardi rischia di distruggere l'economia agricola del Metapontino. I mercati di quelle quattro regioni, infatti, saranno off limits. A meno che le agenzia di trasporti non licenzino gli autisti lucani e facciano fare i viaggi Nord-Sud e ritorno a quelli di altre regioni. Assurdo.

LA COMMISSIONE ANTIMAFIA A SCANZANO J. LE PARTI LESE DAI RACKET ALZINO LA VOCE

IL COLPO DI PISTOLA INESPLOSO, LA PENNA BIC ED IL FOGLIO DI CARTA BIANCA RACAPITATIMI DAI CLAN IL 10 OTTOBRE 2018

  
IL MIO EDITORIALE SULLA PRIMA PAGINA DELLA GAZZETTA DI BASILICATA
Escano allo scoperto le parti lese della vicenda Scanzano Jonico. Si tratta del centro prima vittima di decine di attentati incendari, poi teatro di due operazioni della Direzione distrettuale antimafia (il 4 ottobre 2018, Rusca; il 4 febbraio 2019, Centouno, replicata il 26 settembre 2019), poi con il Comune sciolto il 21 dicembre scorso per infiltrazioni mafiose. L'occasione è la visita della Commissione parlamentare antimafia. Ma perchè questo appello? Perchè la Gomorra lucana attende ancora che molti dei taglieggiati parlino. Al contrario di altre parti lese. Come la stessa comunità abbandonata dallo Stato quando trasferì, mentre erano in corso gli attacchi dei clan, il Commissariato di Polizia a Policoro. Così la martoriata Scanzano J. non ha alcun presidio fisso delle forze dell'ordine con la promessa di una caserma dei carabinieri al di la da venire. E parte lesa è la società civile colpita dallo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità. Ma chi si è lasciato... infiltrare? Alla gente non servono gli omissis di cui è infarcito il decreto di scioglimento ma vuole nomi, cognomi, responsabilità civili e penali. Non omissis. A proposito il sindaco dimissionato, Raffaello Ripoli, ha annunciato un ricorso contro il provvedimento. E qui si sta col fiato sospeso. Niente è scontato. Se Ripoli avrà ragione allora lo Stato dovrà chiedere scusa a lui ed ai suoi Consiglieri. Se avrà torto allora lo stesso Stato dia precise responsabilità a chi è stato all'origine del provvedimento del presidente Mattarella. La terza parte lesa nota è il sottoscritto a cui ignoti, per aver scritto sulla Gazzetta dei racket di Scanzano, con nomi e cognomi non con gli omissis, è stato fatto oggetto nella notte del 10 ottobre 2018 del lancio di una bomba carta sul tetto della sua casa e nel recapito di una busta con un proiettile di pistola, un foglio di carta bianca ed una penna Bic rossa. Ed io ho già incaricaro un legale per costituirmi parte civile contro chi sarà ritenuto autore del vile attacco. Allora, quali altre parti lese debbono far sentire la loro voce? Quelle che non hanno mai parlato. Quelle degli imprenditori che hanno pagato il pizzo, che si sono prestati alle richieste indicibili dei clan, che hanno piegato la testa di fronte alla violenza, che hanno ubbidito per non subire ritorsioni. Basta! Nonostante tutto occorre avere fiducia nello Stato. No all'omertà. Così disse Paolo Borsellino: "Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola".

domenica 23 febbraio 2020

ULTIMORA. CORONAVIRUS. NOVA SIRI. IL SINDACO: “IN QUARANTENA UNA DONNA CINESE"

STIGLIANO: E LA FAMIGLIA DELL'UOMO IN ISOLAMENTO A FRANCAVILLA IN SINNI E' STATA GIA' IN QUARANTENA DA NOI COMPRESO IL CAPOFAMIGLIA”


NOVA SIRI - “E' in quarantena volontaria dal 15 febbraio scorso nel mio Comune una donna cinese che vive da sola. Non manifesta alcun sintomo. E proviene da una zona distante dalla Cina centinaia di chilometri da quella di Wuhan, epientro dell'epidemia da coronavirus nel Paese del Sol Levante. La famiglia dell'uomo in isolamento a Francavilla in Sinni, altresì, lo è stata già qui, compreso il capofamiglia”. Lo ha detto il sindaco Eugenio Stigliano, di professione medico chirurgo, dopo la diffusione della notizia da parte della Gazzetta del Mezzogiorno di oggi, “Coronavirus: Francavilla in Sinni, sindaco ordina a un cinese di restare in casa per cautela”, in cui si specificava che l'uomo prima di rientrare nel centro del Potentino aveva fatto “tappa a Nova Siri dove vive con la sua famiglia”. Una specificazione che ha creato un certo allarme nel centro jonico. Ora le rassicurazioni del primo cittadino secondo cui l'uomo in questione sarebbe rientrato in Italia l'8 e non il 9 febbraio e che lo stesso sarebbe rimasto in quarantena volontaria anche lui prima di trasferirsi a Francavilla. “Sia la famiglia sia l'uomo hanno osservato da noi il periodo previsto. Finito il quale il commerciante si è recato nel comune del potentino. Io ho mandato anche i vigili a controllare ed a dire che chiudessero addirittura le finestre di casa. Il loro negozio di Nova Siri è rimasto chiuso”. Ma eccoci la novità. Stigliano: “Da noi è arrivata il 15 febbraio una donna cinese proveniente dalla Cina. Vive da sola. Da appena arrivata è in quarantena volontaria. Ma io ho allertato i carabinieri ed i vigili per i dovuti controlli. Ho comunicato i dettagli della vicenda anche alle autorità sanitarie. La situazione è sotto controllo”.

sabato 22 febbraio 2020

CORONAVIRUS. “TELEFONATE PRIMA DI VENIRE IN AMBULATORIO OD ANDARE AL PRONTO SOCCORSO”

APPELLO DI MEDICI DI FAMIGLIA E PEDIATRI DI LIBERA SCELTA A CHI HA SINTOMI INFLUENZALI. 
L'OBIETTIVO E' QUELLO DI EVITARE CONTAGI


I COMUNCATI STAMPA DI OGGI DI FIMP, FIMMG E SIMMG

COVID-19: COVID-19, FIMMG E SIMG METTONO IN CAMPO PROTOCOLLO PREVENZIONE
22/02/2020
SCOTTI: «NESSUN ALLARMISMO, SOLO MISURE DI PREVENZIONE»
COVID-19, FIMMG E SIMG METTONO IN CAMPO UN PROTOCOLLO DI PREVENZIONE. INVIATE AI MEDICI DI MEDICINA GENERALE LE SCHEDE PER IL TRIAGE TELEFONICO DEI PAZIENTI CON SINTOMI SOSPETTI. SCOTTI: «NESSUN ALLARMISMO, SOLO MISURE DI PREVENZIONE»
«Per evitare che si possano moltiplicare le occasioni di contagio riteniamo sia doveroso per i colleghi della medicina generale aumentare la disponibilità telefonica ai pazienti che presentano sintomi influenzali così da evitare il più possibile che questi stessi pazienti debbano recarsi personalmente presso gli studi sul territorio o nei servizi sanitari come PS e Continuità Assistenziale». Pur nella consapevolezza di una rete di sorveglianza tra le migliori in Europa, FIMMG e SIMG (per voce rispettivamente del segretario generale Silvestro Scotti e del presidente Claudio Cricelli) mettono in campo un protocollo di sicurezza dettato da ragioni di prudenza. L’obiettivo è chiaramente quello di ridurre al minimo le occasioni di contatto tra pazienti che presentano sintomi compatibili con un sospetto di una affezione respiratoria di probabile origine virale suggestiva per Covid-19 da Coronavirus e altri pazienti.
«In questo periodo - precisano Scotti e Cricelli - è normale che i casi di influenza siano ancora molti, tuttavia visti i casi di contagio che si sono verificati sarebbe molto imprudente se non chiedessimo ai colleghi della medicina generale di ridurre al minimo le possibilità di contatto con pazienti a rischio potenziale. Covid-19 ha dimostrato di essere un coronavirus molto contagioso e lo dimostra il possibile coinvolgimento del medico di famiglia del paziente indice di Codogno ricoverato per polmonite e in corso di accertamento, ciascuno deve fare la propria parte per fare in modo che questi casi restino solo un allarme contenuto». Lo stesso appello alla prudenza e al buon senso Scotti e Cricelli lo rivolgono a tutti i cittadini/pazienti. «In caso di sintomi influenzali, anche di una febbre non troppo alta ma persistente, è bene che non ci si muova verso lo studio del medico di famiglia né verso l’ospedale se non dopo un contatto telefonico con i numeri di pubblica utilità creati a livello nazionale e regionale sulla infezione da coronavirus. In presenza di sintomi di affezioni respiratorie è bene restare a casa e chiamare il medico di famiglia, sarà lui a dirci come comportarci in assoluta sicurezza e a gestire il caso con le indicazioni migliori».

A tutti i medici della medicina generale verrà fornita in queste ore una scheda di triage telefonico da utilizzare per porre ai pazienti, sospetti di un contagio da Covid-19, domande con le quali fare una prima diagnosi. Sarà sempre il medico di famiglia a consigliare ogni ulteriore step da seguire. «Queste misure - concludono Scotti e Cricelli - non devono assolutamente generare allarme. Servono ad evitare che i pazienti e i medici possano essere esposti a rischi inutili. Mai come oggi frequentare in maniera inappropriata uno studio medico o un pronto soccorso o il servizio di continuità assistenziale o qualunque presidio sanitario potrebbe esporci ad un rischio inutile. Sarà fondamentale a questo punto un endorsement dei cittadini anche attraverso le loro rappresentanze utile a spiegare come vanno utilizzati i servizi sanitari durante una possibile diffusione pandemica, noi intanto lo iniziamo a fare come professionisti ma soprattutto forti del nostro rapporto fiduciario con i nostri assistiti. Perché in fondo, se tempo fa si diceva che una telefonata ti salva la vita, in questo caso una telefonata ci salva dalla diffusione pandemica».

22 Febbraio 2020
LA FIMP. CORONAVIRUS, I PEDIATRI DI FAMIGLIA: PER EVITARE CONTAGI TELEFONATECI PRIMA DI PORTARE I BAMBINI NEI NOSTRI STUDI
Roma, 22 febbraio 2020 – “Facciamo appello ai genitori affinché evitino di portare i bambini nello studio del proprio pediatra di famiglia o al pronto soccorso, per comuni sintomi respiratori come tosse, raffreddore e febbre. Per annullare il contagio dobbiamo limitare il contatto tra malati e sani. In prima istanza i sintomi posso essere gestiti con i consigli telefonici e i farmaci sintomatici suggeriti dal pediatra di famiglia”. Questo l’invito del Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci, sull’emergenza coronavirus.
Si tratta, di fatto, - interviene Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP - di attenersi alle raccomandazioni che da sempre forniamo in caso di tosse e raffreddore. Le abbiamo raccolte in un decalogo, da lunedì disponibile in tutti gli studi dei nostri associati. Occorre un grande senso di responsabilità da parte dei genitori, cui suggeriamo di non far frequentare asili e scuole ai figli che abbiano evidenti sintomi di infezione delle vie respiratorie”.
Purtroppo il nuovo Coronavirus si affaccia in Italia in un momento in cui ancora l’epidemia influenzale stagionale è in fase di massima diffusione – prosegue Doria - e gli studi dei pediatri di famiglia sono affollati di bambini con l’influenza o con le comuni infezioni delle vie respiratorie. I sintomi influenzali, del COVID-19 e di altre decine di altri virus respiratori, non sono al momento differenziabili. Sebbene al momento attuale sembra che il COVID-19 non colpisca in modo aggressivo l’età pediatrica, è altrettanto evidente che, come accade per l’epidemia influenzale stagionale, i bambini rappresentano il maggior serbatoio di diffusione del virus nei confronti degli adulti, genitori e nonni in primis, che potrebbero avere, invece, un’evoluzione più aggressiva dell’infezione”.
Adatteremo strategie informative e raccomandazioni a quella che è una situazione in continua evoluzione – sottolinea Biasci – in raccordo con le istituzioni sanitarie del nostro Paese, cui abbiamo già dato la nostra piena disponibilità nel sostenere azioni e interventi d’emergenza. Invitiamo le famiglie a seguire le indicazioni che forniremo anche sui social della Federazione. Basterà cercarci come FIMP su tutti i canali”.
Chiediamo inoltre a tutti i colleghi in Italia - concludono Biasci e Doria - di aumentare la già generosa disponibilità telefonica per i genitori dei bambini che presentano sintomi influenzali, così da evitare il più possibile che questi stessi debbano essere condotti presso gli studi sul territorio. Non dobbiamo generare ulteriore allarme, ma evitare che i pazienti e i medici possano essere esposti a rischi inutili. Mai come oggi frequentare in maniera inappropriata uno studio medico o un pronto soccorso potrebbe esporci esattamente ad un rischio inutile”.

venerdì 21 febbraio 2020

CORONAVIRUS. IL SINDACATO FIMMG: “PIANO PER EVITARE CONTAGIO MEDICO DI FAMIGLIA”



Il medico di famiglia che visita un paziente con sintomi sospetti da COVID-19 dovrà essere dotato di sistema di sicurezza: mascherine FPP2 e FPP3, tuta e occhiali (forniti dall'Asl) per evitare di diventare lui stesso soggetto contaminante. Nel caso in cui abbia visitato un paziente risultato poi positivo senza sistema di sicurezza, dovrà essere messo lui stesso il quarantena. A illustrare la dinamica da mettere in campo - già all'attenzione della task force del ministero - è Silvestro Scotti, segretario della Fimmg.
«Prima di fare una visita domiciliare o di ricevere in studio un paziente con sintomi sospetti da nuovo Coronavirus, i medici di famiglia faranno un triage telefonico. L'obiettivo è quello di evitare contatti a rischio» ha detto Scotti. Il triage prevede domande sui contatti, sulla capacità respiratoria del paziente, su eventuali episodi di dispnea. Tutti i medici di famiglia riceveranno entro oggi per e-mail una scheda con le modalità del triage telefonico.

Fonte Ansa. 21/02/2020

mercoledì 19 febbraio 2020

SANITA' BASILICATA IN ROSSO. PASSIVO 2018 A 38.371.819 EURO. SALDO NEGATIVO PER I RICOVERI FUORI REGIONE



Il “business” interregionale raggiunge i 4,6 miliardi. Lombardia in testa tra le più ricercate, soprattutto per l’alta specialità

QUOTIDIANOSANITA'.IT

27 GEN - Mobilità sanitaria: nel 2018 circa 736mila pazienti (una media di circa il 9% dei ricoveri) sono stati curati in Regioni diverse da quelle dove sono residenti. E questi “spostamenti” valgono economicamente più di 4,6 miliardi di dare/avere tra Regioni. In dodici Regioni i pazienti “usciti” sono più di quelli “entrati” per le cure (Piemonte, Valle d’Aosta, Trento, Liguria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna). Ma le Regioni che economicamente sono in debito con altre che hanno curato i loro pazienti sono quattordici: alle dodici precedenti si aggiungono Bolzano e Lazio. Questo per la caratteristica delle cure: quando entra in gioco l’alta specialità il costo si alza e la Regione va in rosso. 

Analizzando la mobilità dei pazienti, le Regioni più ricercate sono sempre Lombardia (con un saldo di mobilità positivo, la differenza cioè tra chi è uscito e chi è entrato nella Regione, di 100.641 pazienti), seguita dall’Emilia Romagna (64.967) e dalla Toscana (28.539). Al contrario i saldi maggiormente negativi li hanno registrati nel 2018 Campania (-55191), Calabria (-48.032) e Sicilia (-36104) con la Basilicata a – 6390. 

Classifiche che si riflettono anche sugli importi di dare/avere: la Lombardia incassa infatti 808,7 milioni circa, l’Emilia-Romagna 357,9. Al terzo posto però non c’è la Toscana – sempre per il livello di specializzazione delle cure - che è quarta con 148,3 milioni, ma il veneto con 161,4 milioni e una mobilità di pazienti attiva per 10.234 unità. E' in questa graduatoria che la Basilicata ha un saldo negativo di – 38.371.829 euro.

Osservando poi dove si sono diretti i pazienti curati al di fuori della Regione di residenza, si vede che praticamente in tutte le Regioni del Nord la mobilità è quella cosiddetta “di confine”, verso una Regione vicina cioè, che viene considerata abbastanza fisiologica.


Tra le Regioni del Centro invece uniche eccezioni sono alcuni ricoveri che dalla Toscana e dalle Marche sono registrati in Lombardia.

Al Sud invece, tranne Abruzzo (una delle tre Regioni di maggior esodo non confinante è l’Emilia-Romagna), Molise e Basilicata, per le altre tra le mete maggiori di ricovero c’è sempre la Lombardia, l’Emilia Romagna o la Toscana e, più vicino ad alcune, ma distante da altre, il Lazio. Le Regioni meno ricercate, a parte la Valle d’Aosta a Nord e il alcuni casi Bolzano, sono quasi sempre le Regioni del Sud.

La verifica che spesso la ricerca di Regioni specifiche per determinati ricoveri in casi di alta specialità viene dall’analisi possibile con le SDO 2018 dei ricoveri per tumore e per le terapie collegate.

In questo caso infatti (questo tipo di ricoveri sono circa il 10% del totale) la Lombardia (tranne per il Molise dove la mobilità per queste prestazioni è di confine) è una costante per tutte le Regioni tra le prime tre di ricovero e in parte per quelle del Sud lo è anche il Lazio.
Un dato questo che mette in risalto un ulteriore tipo di divisione Nord-Sud: quello sull’organizzazione dell’alta specialità.



Il ministero della Salute, nella relazione che accompagna le SDO 2018, sottolinea che l'andamento della mobilità interregionale negli anni 2010-2018 pur con qualche leggera variazione, la percentuale di ricoveri in mobilità per ciascun tipo di attività e regime di ricovero si mantiene costante: circa l’8% per l'attività per acuti in regime ordinario, 9% per l'attività per acuti in regime diurno, 16% per la riabilitazione in regime ordinario, 10% per la riabilitazione in regime diurno, e 6% per l'attività di lungodegenza.

Fonte: ministero della Salute SDO 2018

Giovedì 30 GENNNAIO 2020

domenica 16 febbraio 2020

QUANDO LA GAZZETTA E' PER SEMPRE

A mio padre, assiduo lettore de La gazzetta del mezzogiorno, mettemmo una copia, quella della data della sua morte, nella bara. Ed io ho dato ed avuto tanto dal quotidiano più importante di Puglia e Basilicata. Sono al fianco del Comitato di redazione per la lotta per la sopravvivenza del giornale.


LA VERTENZA «GAZZETTA» NON È ANCORA RISOLTA: «NON POSSIAMO PERDERE IL NOSTRO GIORNALE»
Il messaggio ai lettori: ecco cosa potrebbe accadere presto
Il Comitato di Redazione


Cari Lettori, dopo un lungo silenzio torniamo a parlarvi in prima persona della «Gazzetta» per dirvi che nei prossimi giorni, forse nelle prossime ore, si decide la sopravvivenza del vostro e nostro giornale. Negli ultimi mesi abbiamo scelto di dedicare ogni energia per garantire un'informazione sempre più completa e allo stesso tempo condurre in silenzio e con spirito di sacrificio una lunga e difficile trattativa per contribuire a costruire il futuro della testata. Ma neanche questo senso di responsabilità è bastato.
La «Gazzetta» è affidata a una gestione commissariale dall'ottobre del 2018, a seguito dell'inchiesta giudiziaria per presunto concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Mario Ciancio Sanfilippo, azionista di maggioranza dell'Edisud spa, società editrice del giornale.
Ricordiamo che la testata, in ogni sua articolazione, è totalmente estranea al merito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Catania, che ha chiesto e ottenuto il sequestro-confisca anche del pacchetto azionario della Edisud. In questi lunghi mesi abbiamo accettato il taglio delle nostre retribuzioni per consentire al nuovo consiglio di amministrazione di riequilibrare i conti. Analogo sforzo è stato compiuto dagli altri lavoratori del giornale. In questo modo il nuovo Cda, nominato dal Tribunale di Catania, ha potuto mettere a punto un concordato a garanzia dei creditori della Edisud spa.
Questo lungo e faticoso percorso rischia di fermarsi all'ultimo miglio: la Edisud potrebbe ritirare la procedura di concordato in assenza delle indispensabili garanzie finanziarie. Sarebbe una brusca frenata che interromperebbe il difficile percorso di risanamento dell'azienda e di rilancio dell'iniziativa editoriale.
A pagare il conto di questo stallo, alla fine, perdendo il giornale, saremmo noi lavoratori e le comunità di Puglia e Basilicata alle quali ogni giorno continuiamo a dedicare tutto il nostro impegno. Abbiamo sentito il dovere di informarvi, oggi, anche per evitare una beffa: prolungare il silenzio potrebbe far credere che la crisi del giornale sia risolta. In verità, in questi mesi abbiamo sempre ritenuto che il nostro lavoro fosse dar voce alle difficili storie del Mezzogiorno, non utilizzare queste pagine per parlare di noi.
Adesso conta una sola cosa: fare presto. Per anni le imprese e la società civile delle nostre regioni hanno potuto contare sulla «Gazzetta», ora è il giornale che ha bisogno di sostegno. E non è più tempo di tavoli politici perché i tempi della politica non sono più conciliabili con i nostri. In queste ore i giornalisti stanno dialogando con i consiglieri di amministrazione nominati dal Tribunale di Catania, con l'azionista di minoranza dell'Edisud, il prof. Valter Mainetti, nonché con tutti gli interlocutori in grado di scongiurare la scomparsa di una delle più autorevoli voci del panorama editoriale italiano e meridionale in modo particolare.
Vi diamo appuntamento a breve, cari Lettori. Non lasceremo nulla di intentato e siamo pronti a difendere con ogni mezzo a nostra disposizione il valore accumulato dalla «Gazzetta» in quasi 133 anni di storia.