domenica 17 febbraio 2019

GOMORRA LUCANA. UN'INTERCETTAZIONE INCASTRA IL CLAN PER L'ATTACCO A MELE. FU IL FIGLIO DI SCHETTINO AD ORDINARE: “A QUEL GIORNALISTA STANOTTE FACCIAMO IL SERVIZIO”. LA RICOSTRUZIONE NELL'ORDINANZA DEL GIP VERRASTRO

IL COLPO DI PISTOLA INESPLOSO, LA PENNA BIRO ROSSA, IL FOGLIO A4 BIANCO
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 12.2.19

SCANZANO JONICO“A quel giornalista stanotte facciamo il servizio”. Nell'ordinanza del gip del tribunale di Potenza, Rosa Maria Verrastro, sull'operazione antimafia del 4 ottobre scorso “Centouno”, è ricostruito l'attacco al cronista della Gazzetta, Filippo Mele. Indagati di minaccia aggravata sono Giuseppe Schettino (figlio di Gerardo, l'ex carabiniere che la Procura di Potenza ritiene a capo dell'omonimo clan), il polacco Mateusz Jakub Wilk, Leonardo Rocco Iannuzziello, Giuseppe Capece e Daniele Marone. “Il 18 settembre 2018 – si legge nel documento - il sindaco di Scanzano rilasciava un'intervista a Mele in cui questi auspicava l'individuazione dei responsabili degli episodi criminosi accaduti sottolineando il clima di omertà ingenerato nei cittadini. Le affermazioni di Mele suscitavano la reazione di Domenico Porcelli che pubblica un post sulla pagina Facebook “Sei di Scanzano se...”. Si apriva, così, un (apparentemente) civile scambio di opinioni tra il giornalista che affermava il proprio pensiero ed il Porcelli che, con riferimento alle indagini a carico di Gerardo Schettino, criticava il lavoro della Procura definendo le affermazioni del procuratore capo delle fake news”. Il 4 ottobre, ecco l'Operazione Rusca, con Gerardo Schettino e Porcelli finiti in carcere e con Giuseppe Schettino ai domiciliari. “Mele – continua il gip – aveva modo di dare risalto alla notizia su La Gazzetta”. Il 10 ottobre la minaccia nei suoi confronti con una penna bic rossa ed un proiettile inesploso ed uno squarcio nella tettoia della sua casa di campagna. “Il giornalista ricollegava l'episodio a quanto da lui descritto sul suo giornale e riferiva che un amico, il 9 ottobre, gli aveva segnalato che sul profilo di Marone (soggetto vicino a Porcelli) era comparsa la scritta: chi cammina a braccetto con gli infami carabinieri e i cornuti come loro? I giornalisti”. Ma chi sono, per gli inquirenti, i mandanti e gli esecutori? Nell'ordinanza si precisa che la loro individuazione è stata possibile grazie ad intercettazioni ambientali: “Dalle conversazioni è evidente che Giuseppe Schettino, Wilk e Iannuzziello, commentavano gli articoli di Mele e, dopo essersi espressi con commenti denigratori su di essi, Schettino impartiva a Wilk e Iannuzziello e per tramite di quest'ultimo a Capece, un ordine: Oh, ricordati poi...stanotte. Vai la... Facciamo sto servizio. Lo metteva a destra... lo vedi? Di fatto emergeva che gli autori dell'atto intimidatorio posizionavano un petardo sulla tettoia (lato destro) della casa di Mele facendolo esplodere”. Insomma per il gip Verrastro il mandante dell'attacco è stato Giuseppe Schettino mentre Wilk e Iannuzziello gli esecutori. La sua conclusione: “Si ritiene sussistere la gravità indiziaria per tutti gli indagati ad eccezione di Capece (non è consentito desumere che egli abbia preso parte all'episodio) e di Marone, la cui esternazione non pare sufficiente ad attribuirgli il dolo di concorrente nel reato, neanche nella forma della istigazione”. (ARTICOLO NON FIRMATO ATTRIBUIBILE A REDAZIONE MATERA)

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