CONFERENZA
STAMPA DOPO GLI ARRESTI E LE CONFISCHE PER CAPORALATO NEL CORSO
DELL’INCHIESTA CHE HA COINVOLTO NEI GIORNI SCORSI IL METAPONTINO E
LA PIANA DI SIBARI. FABBRIS (RETE PER LA TERRA): “E' INTERESSE
DELLE NOSTRE AZIENDE AGRICOLE CACCIARE I CAPORALI COME I MAFIOSI.
BASTA CON L'IMMAGINE DI UNA AGRICOLTURA STRACCIONA CON LE AZIENDE
RASSEGNATE ALLA CRISI”. “E' ARRIVATO IL MOMENTO DI CAMBIARE
MARCIA”, HANNO DETTO YVAN SAGNET (NO CAP) E FABBRIS. SUI TRASPORTI,
L’ACCOGLIENZA E I SERVIZI, “LE ISTITUZIONI DEVONO ASSUMERSI
PRECISE RESPONSABILITÀ ALTRIMENTI TUTTO CONTINUERÀ COME PRIMA”.
“I SOLDI, 70 MILIONI DI EURO PER LA LOTTA AI CAPORALI E ALLO
SFRUTTAMENTO, CI SONO – HA DETTO SAGNET. CHE FINE HANNO FATTO?”
LA CONFERENZA STAMPA È VISIBILE/RIASCOLTABILE CLICCANDO SUL LINK IN
CODA ALL'ARTICOLO COMPLETO SUL BLOG HTTPS://FILIPPOMELE.BLOGSPOT.COM/.
IL
COMUNICATO STAMPA INTEGRALE DIFFUSO DA RETE PER LA TERRA E NO CAP
Policoro
- Si è tenuta oggi on line la conferenza stampa
convocata
da “No Cap” e “Rete per la Terra” dopo gli arresti e le
confische
per caporalato nel corso dell’inchiesta che ha coinvolto nei giorni
scorsi il Metapontino e la piana di Sibari.
"E'
interesse delle nostre aziende agricole cacciare i caporali come
tutti
i mafiosi. Basta con l'immagine di una agricoltura stracciona con le
aziende rassegnate alla crisi ed al fatto che, siccome non ci pagano il
giusto i prodotti, dobbiamo rassegnarci”, ha sottolineato Gianni Fabbris
(Presidente della Rete PerlaTerra e di Altragricoltura e Presidente
regionale di Basilicata di LiberiAgricoltori) nel corso della conferenza
stampa.
Il
nodo del ragionamento è lo strapotere dell’industria
Agroalimentare e della stessa Gdo che costringendo gli agricoltori a
vendere i loro prodotti
molto al di sotto del costo di produzione di fatto creano le premesse
per l’affermarsi del caporalato.
Secondo
Fabbris, caporalato in agricoltura non è solo tratta delle
braccia,
con livelli di sfruttamento bestiali, è anche la “fornitura
chiavi
in mano” di tutta una serie di servizi alle imprese agricole. “Ma si
tratta di un nodo scorsoio perché piano piano quelle stesse imprese agricole
vengono di fatto assorbite dalla rete criminale che sta dietro ai
caporali”.
Il
fenomeno ha una vastità che va ben oltre il profilo che viene fuori dalle
stesse inchieste. “Ho conosciuto caporali – ha aggiunto Yvan
Sagnet, presidente dell'associazione NoCap – che
controllano tra i mille e i tremila braccianti”. “Basta
andare a controllare quanto lavoratori vengono avviati al lavoro nei
Centri per l’impiego e quanti invece partecipano alle varie
stagioni di raccolta. C’è una sproporzione enorme”, ha
sottolineato Sagnet. Fabbris e Sagnet hanno invocato l’intervento
delle istituzioni non solo per condurre inchieste che poi in realtà
non producono un danno mortale al caporalato, ma anche per provvedere
ad alcune necessità elementari proprio a partire dalla riforma dei
Centri per l’impiego che devono tornare a svolgere il ruolo per il
quale sono stati creati.
“Basta,
è arrivato il momento di cambiare marcia”, hanno detto Sagnet e
Fabbris. Sui trasporti, l’accoglienza e i servizi, “le
istituzioni devono
assumerci precise responsabilità altrimenti tutto continuerà come è
andato avanti fino ad ora”.
“I
soldi ci sono – ha detto Sagnet – e non si capisce perché non
vengono impiegati. Ci sono almeno 70 milioni di euro per la lotta ai
caporali e allo sfruttamento. Che fine hanno fatto?”
Parallelamente,
tra imprese agricole e braccianti è arrivato il momento di
tornare a stringere un patto di collaborazione, così come è stato
in altre
stagioni gloriose di questi territori. “Non sono un nemico degli agricoltori
– ha detto Sagnet – e come lavoratori ci sentiamo parte delle
imprese perché c’è una causa comune da portare avanti contro chi
sfrutta e ricatta l’agricoltura che vuole partire dai diritti di
chi lavora”.
Da mesi ormai le due associazioni (NoCap e Rete PerlaTerra) in
accordo con il Gruppo Megamark sono impegnate nella realizzazione di
"un cibo giusto, etico e garantito per il rispetto dei diritti"
che viene distribuito nei supermercati meridionali con il marchio
IAMME e per cui diversi braccianti immigrati sono stati inseriti al
lavoro secondo la più piena e trasparente integrazione.
"E'
la dimostrazione" sostengono "che si può fare e che,
grazie
all'alleanza
fra soggetti diversi a partire dai produttori, dai
lavoratori
e dai distributori fino a coinvolgere in scelte consapevoli i cittadini,
è possibile costruire percorsi su cui coinvolgere i soggetti proponendo
loro alternative all'unico destino della crisi.
Rete
Per la Terra e associazione NoCap hanno sottoscritto
un documento congiunto che chiama le aziende agricole e i lavoratori
alla mobilitazione.
La
conferenza stampa è stata diffusa in diretta streaming dalla
web/radio.tv di altragricoltura ed è ancora visibile/riascoltabile
alla pagina
http://iafue.perlaterra.net/fuori-i-caporali-dalle-nostre-terre/.
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